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Perché Mosè aveva le corna?

Perché Mosè aveva le corna?

Ti sei mai chiesto perché Mosè, in molte statue e dipinti, viene raffigurato con le corna? Diciamo subito che ciò non ha nulla a che vedere con il demonio, anzi è vero l’esatto contrario. E se, perfino Michelangelo, scolpì due inequivocabili protuberanze sul capo del patriarca nella statua conservata nella Basilica di San Pietro in Vincoli, tutto è dovuto ad uno “scivolone” di San Girolamo: l’autore della Vulgata. L’errore fu commesso nel IV secolo d.C. quando, nel tradurre il termine “krn” (che stava per “keren”, vale a dire raggiante, luminoso), San Girolamo lesse “karan” (corna). Come mai nessuno si accorse di uno sbaglio che doveva essere evidente? Perché l’alfabeto ebraico, all’epoca, non conteneva le vocali, che venivano aggiunte soltanto durante la lettura. L’idea di rappresentarle con punti ed accenti sulle consonanti, risale al VII secolo (trecento anni dopo la Volgata). E così che, nell’arte, a Mosè crebbero le corna!

“Poi Mosè scese dal monte Sinai. Egli aveva in mano le due Tavole della Testimonianza quando scese dal monte. Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era diventata tutta raggiante mentre egli parlava con il Signore” (Esodo 34,29). Ogni volta che Mosè si avvicinava a Dio, il suo volto si illuminava: “Quando entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda (del Convegno, dove era custodita l’Arca dell’Alleanza, ndr). Allora il Signore parlava con Mosè” (Esodo 33,9). “Così il Signore dialogava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro” (Esodo 33,11). Ma “Aaronne e tutti i figli d’Israele guardarono Mosè, e videro che la pelle del suo viso era tutta raggiante. Perciò ebbero paura di avvicinarsi a lui” (Esodo 34,30). Per non spaventarli, uscendo dalla tenda, copriva il suo volto: “Mosè si rimetteva il velo sulla faccia, finché non entrava a parlare con il Signore” (Esodo 34,35). Un’abitudine che diede origine al termine “svelare”, inteso come spiegare, raccontare, proprio come Mosè, dopo aver conferito con Dio attraverso l’Arca dell’Alleanza, portava le sue parole al popolo d’Israele. Sorprendente, vero?

Quale forza emanava l’Arca, tanto da rendere il volto di chi le stava davanti luminoso? Quali misteri racchiudeva “Lo sgabello dei piedi di Dio” (Salmo 99,5; Salmo 132,7; 1Cronache 28,2), e perché permetteva di “udire” la voce “che gli parlava dall’alto del coperchio che è sull’Arca della Testimonianza fra i due cherubini”? (Numeri 7,89). Non perdere la prossima, entusiasmante puntata di “Sorprendersi con Dio”, perché lo “sveleremo” insieme!

Alessandro Ginotta

L’articolo è uscito su “Il Corriere della Valle”, n. 20, 19 maggio 2022

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