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Carità e Media. La sorprendente attualità del pensiero di Ozanam. L’intervento di Maurizio Ceste

Carità e Media. La sorprendente attualità del pensiero di Ozanam. L’intervento di Maurizio Ceste

La carità non deve mai guardare dietro di sé, ma sempre avanti“. E’ quanto scriveva il Beato Federico Ozanam in una lettera del 1835. E sabato 11 novembre 2017 a guardare avanti c’erano quattordici tra le firme più autorevoli del giornalismo italiano, insieme ai volontari della Società di San Vincenzo De Paoli, riuniti attorno ad una tavola rotonda grande come il mondo intero.

Cinque città da un capo all’altro dell’oceano collegate tra di loro attraverso un sofisticato sistema di videoconferenza: Torino, Roma, Napoli, Milano e Brasilia. A Torino, in una grande sala che ha accolto 280 persone, erano presenti la giornalista RAI Alessandra Ferraro, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il vaticanista di La Stampa Andrea Tornielli, il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Rizzolo insieme al collega Alberto Chiara, il direttore della testata TGR RAI Vincenzo Morgante, Marina Lomunno e Luca Rolandi di La Voce e Il Tempo. A Roma, il Presidente della Federazione Nazionale Antonio Gianfico ha ospitato il direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”, il gesuita padre Antonio Spadaro SJ, consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e di quello delle Comunicazioni Sociali insieme al giornalista Carlo Climati, direttore del Laboratorio di comunicazione dell’Università Europea di Roma. Dalla sede del CSV di Napoli con Monica Galdo della Federazione Nazionale è intervenuto Francesco Gravetti di Il Mattino e Comunicare il Sociale. Dalla sede del Corriere della Sera di via Solferino a Milano ha risposto alle nostre domande il Direttore Luciano Fontana. Da Brasilia è intervenuto il Presidente Generale della Società di San Vincenzo De Paoli Renato Lima de Oliveira, giornalista, scrittore e docente universitario.

Carità e Media. La sorprendente attualità del pensiero di Ozanam. L’intervento di Maurizio Ceste

Tra gli ospiti riuniti a Torino era presente anche Maurizio Ceste, autore e curatore di opere sul Beato Federico Ozanam, fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli. Riportiamo di seguito il testo del suo discorso dal quale emerge la sorprendente attualità del pensiero di Ozanam:

Certamente dopo l’intervento sulla carità del 2030 (uno dei temi del Convegno n.d.r.), sono un po’ in imbarazzo; forse ci stiamo domandando perché inserire una relazione “storica” in mezzo a temi così attuali come il rapporto tra carità ed i nuovi mezzi di comunicazione.

Perché interrogare di Ozanam, personaggio vissuto oltre 150 anni fa, su temi così attuali?

Va bene, è stato il maggior ispiratore e uno dei fondatori della Società di San Vincenzo de Paoli, e visto che il convegno è stato organizzato proprio da questa associazione, non vogliamo rendergli un giusto tributo?

No, la scelta è un’altra. Ozanam ha sviluppato un concetto di carità che ancora oggi ci fa riflettere, che ancora oggi ci mette in discussione.

la carità urgente di Ozanam
Vorrei allora fare alcune brevi considerazioni su come intendeva la carità Federico Ozanam.


E, visto che parliamo di “media” e di comunicazione, vorrei sottolineare come le sue idee sulla carità non siano rimaste circoscritte alla stretta cerchia delle Conferenze di San Vincenzo, ma divulgate, dapprima in ambiente universitario: era docente alla Sorbona, (il più giovane docente alla Sorbona ad appena 27 anni), poi come giornalista, dapprima su Le Correspondant, poi sull’Ère nouvelle che lui stesso fondò nell’aprile del 1848 a pochi mesi dalla proclamazione della cosiddetta seconda Repubblica.


A metà Ottocento la circolazione ed anche quella delle idee era molto lenta, se pensiamo che per raggiungere Lione, dove abitavano i suoi famigliari, da Parigi, dove insegnava, impiegava in diligenza, dai 3 a 4 giorni per percorrere circa 450 chilometri. Ora con l’Alta Velocità bastano 2 ore. Pensiamo allora alla difficoltà, alla lentezza dell’informazione…


Dicevo di Ozanam giornalista,
dopo soli 6 mesi dall’uscita del giornale da lui fondato l’Ère nouvelle, decide di cambiarne la linea editoriale, perché, in un articolo annuncia, ancora sotto gli echi della rivoluzione francese:

“La libertà e l’uguaglianza hanno i loro giornali, la fraternità avrà il suo…”

Su questo giornale pubblica 5 articoli su temi sociali in poco meno di un mese. Già i titoli sono molto significativi:


– Le cause della miseria

– Dell’assistenza che umilia e di quella che onora
– I pericoli della carità
– La carità legale
– Dell’elemosina

Articoli nei quali sviluppa il suo concetto di povertà, di assistenza, di elemosina e di carità.

la carità urgente di Ozanam
Vi accenno solo alcuni stralci:

«L’assistenza umilia quando si rivolge all’uomo prendendolo dal basso, pensando solo ai bisogni terreni, quando si fa attenta solo alle sofferenze della carne, al grido della fame…
L’assistenza umilia se non ha nessuna reciprocità, se portate ai vostri fratelli solo un pezzo di pane, un abito, una manciata di paglia che mai probabilmente vi troverete a ridomandargli… se, nutrendo coloro che soffrono, sembrate come occupati a soffocare le erbacce che rattristano la vita di una grande città, o a scongiurare i pericoli che ne minacciano il riposo (quanto mai attuali queste parole…).
Ma l’assistenza onora quando si rivolge all’uomo prendendolo dall’alto, quando si preoccupa, in primo luogo, della sua anima, della sua educazione religiosa, morale, politica, di tutto ciò che lo rende libero…
L’assistenza onora quando aggiunge al pane che nutre la visita che consola…»

e qui, sul concetto di “visita che consola”, vorrei aprire una piccola parentesi: la visita domiciliare è propria dell’apostolato vincenziano: nata con San Vincenzo de Paoli nel 1600 è stata ripresa con forza da Ozanam, e tuttora contraddistingue l’opera della San Vincenzo e la differenzia dalle altre associazioni caritative.

dicevo allora:
L’assistenza onora quando aggiunge al pane che nutre la visita che consola, il consiglio che educa, la stretta di mano che ridona il coraggio perduto; quando tratta il povero con rispetto, non solo come un eguale, ma come un superiore, perché sopporta ciò che noi forse non sopporteremmo, perché è fra noi come un inviato di Dio per mettere alla prova la nostra giustizia e la nostra carità.

(Da I pericoli della carità, 1848)
«L’austerità del Vangelo scuote la delicatezza delle nostre consuetudini, con l’affermazione che l’elemosina non accompagnata da alcuna parola e priva di amore, è un’umiliazione per chi la riceve. Si deve dunque ricordare che l’uomo non vive di solo pane, che lo stesso Salvatore non chiede solamente di essere vestito e nutrito nella persona del povero, ma anche di essere visitato e consolato».

Infine, nell’articolo Dell’elemosina, ribalta il concetto di elemosina dove, chi riceve l’elemosina diventa debitore del suo benefattore, perché, scrive Ozanam:
«L’elemosina è la retribuzione dei servigi che non hanno prezzo… L’elemosina non obbliga solo chi riceve, obbliga anche chi dona, perché come si fa a ripagare la gioia di una povera madre o la stretta di mano di un uomo che ha ritrovato il lavoro?”. Forse la gioia più grande per chi opera la carità è ricevere la carità di un sorriso».

Maurizio Ceste
Società di San Vincenzo De Paoli

Alessandro Ginotta
Ufficio Stampa
Società di San Vincenzo De Paoli

Le fotografie della sala di Torino sono di Carlo Cretella (Il Videogiornale) e Renzo Bussio (La Voce e il Tempo)

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