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Lo Spirito è anche sopra di te

Lo Spirito è anche sopra di te

Siamo nella sinagoga di Nazaret, è sabato e Gesù legge pubblicamente un brano tratto dal libro del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore» (vv. 18-19). Lo potremmo definire il discorso programmatico di Gesù: vedi come questi versetti descrivono efficacemente l’operato di Gesù sulla terra? Attraverso le parole del profeta Isaia, Cristo dichiara esattamente quello che avrebbe fatto di lì a poco e che stava già facendo. Già, hai letto bene: attraverso le parole di Isaia. Un profeta che nacque 765 anni prima di Cristo, scrive esattamente quello che il Figlio di Dio avrebbe fatto. Non solo, perché lo stesso Gesù afferma: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (v. 21).

Il mio in(solito) commento a:
Lo Spirito del Signore è sopra di me (Luca 4,16-21)

Leggere queste parole ed attribuirsi miracoli e guarigioni fece salire un moto di invidia travestito da indignazione. Proseguendo la lettura dei versetti successivi scopriamo che gli stessi fedeli che un istante prima lo stavano ascoltando si alzarono per rincorrere Gesù: “All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino” (vv. 28-30). Addirittura un tentato omicidio. Ma non era ancora arrivata l’ora di Gesù, così passò indenne in mezzo a due ali di assalitori.

I contemporanei di Gesù sono indignati perché conoscevano bene quest’uomo che stava parlando davanti a loro: era il figlio del falegname. Proprio a Nazaret Gesù abitò durante la sua infanzia e giovinezza. Alcuni dei farisei riuniti nella sinagoga probabilmente lo avevano visto crescere tra le strade del villaggio. Come poteva oggi dichiarare pubblicamente di essere proprio il Messia di cui parla Isaia?

Il libro di Isaia lascia sbalorditi anche noi (ma per un altro motivo). Le sue profezie sulla nascita, le opere e addirittura la morte in croce del Messia sono a dir poco sorprendenti. Ma vorrei un istante soffermarmi su alcune delle “pagine” più sorprendenti scritte dalla mano di Isaia: i quattro canti del servo di Javeh (42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12). Il primo canto preannuncia l’arrivo di un Messia che agirà in maniera umile e preoccupandosi degli ultimi:

“Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento” (Isaia 42,2-4). Nel secondo canto troviamo Dio che preannuncia al servo: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra” (Isaia 49,6). Il terzo anticipa addirittura la Passione di Cristo: “Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso” (Isaia 50, 6-7). Il quarto predice la crocifissione: “Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori“, la ferita del centurione: “Egli è stato trafitto per le nostre colpe”, la salvezza che scaturisce dalla sua morte: “per le sue piaghe noi siamo stati guariti”. Il nostro essere gregge senza pastore: “Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada”, la mitezza di Cristo: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”, la sepoltura nella tomba di San Giovanni d’Arimatea: “Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca”, la Risurrezione: “Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità” (cfr. Isaia 52,4-11).

Isaia predisse addirittura la figura del precursore, San Giovanni Battista: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (cfr. Isaia 40,3-5). E che dire di Isaia 11,1? : “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici”.

Come restare indifferenti davanti a tante profezie che in seguito si sono tutte avverate? Evidentemente quello stesso Spirito del Signore che Cristo afferma essere sopra di Lui (io aggiungerei: “dentro di Lui”), aveva ispirato più di 700 anni prima il profeta che le scrisse.

E adesso vorrei coinvolgerti in un ultimo passaggio di astrazione: quello Spirito è anche sopra di te. Ora. Sì, lo hai ricevuto con il Battesimo e riconfermato con la Cresima. Non ti comportare come quei farisei alla sinagoga, non rifiutare lo Spirito Santo, ma lascia che ti guidi alla Verità e all’amore. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Lo Spirito è anche sopra di te
Il dipinto di oggi é: “L’intercessione di Gesù e della Vergine”, di Lorenzo Monaco (Piero di Giovanni), 1402, tempera su tela, 239×153 cm, The Met, New York

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