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Meditazioni e preghiere
Un uomo come te (e me)

Un uomo come te (e me)

Sai cosa mi colpisce ogni volta che rileggo questo Vangelo? Che Gesù abbia scelto proprio lui. Sì, proprio Pietro. Un tipo impulsivo, a volte goffo, spesso troppo entusiasta, e altre volte… totalmente fuori tempo. Uno che dice la cosa giusta e, un attimo dopo, inciampa nelle sue stesse parole. Ma è esattamente questo il punto: Gesù ha scelto un uomo vero. Fragile, testardo, capace di gesti eroici e di clamorose cadute. Un uomo come me. Come te.

Il mio in(solito) commento a:
Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli (Mt 16,13-19)

Quando Gesù lo chiama “pietra”, non sta premiando la perfezione. Sta riconoscendo una disponibilità: quella a lasciarsi trasformare. Dietro al “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” io sento un invito a fidarmi, anche quando sbaglio. Anche quando non sono all’altezza. Perché Dio non aspetta che siamo perfetti per amarci. Ci prende così come siamo. Ci accoglie, ci perdona, ci abbraccia. Sempre.

Qualche tempo fa scrissi un commento intitolato: Perché San Pietro ha cambiato nome? Parlavo di Simone, figlio di Giona. Di quell’uomo ruvido e spontaneo che Gesù ha scelto come primo Papa. In quei versetti, secondo me, si vive il primo vero “conclave” della storia. Ma stavolta non ci sono cardinali riuniti sotto la Cappella Sistina: c’è solo Gesù, che guarda Simone e vede già Pietro. Vede la Chiesa nascere sulle sue fragilità. E gli consegna le chiavi. Chiavi che ancora oggi, intrecciate d’oro e d’argento, raccontano il potere di legare e sciogliere. In terra… e in cielo.

E pensare che tutto è cominciato in riva al lago. Un sabato qualunque. Gesù entra in casa sua, guarisce la suocera. E poi sale proprio sulla sua barca per parlare alla folla. Quella stessa barca che diventerà pulpito, luogo di annuncio, e poi… simbolo della Chiesa stessa. Simone, davanti a Gesù, lascia parlare il cuore: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». (Lc 5,5). E quando le reti si riempiono, si sente piccolo, indegno. «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore».

Eppure… Gesù non si allontana. Anzi, gli si avvicina ancora di più: «D’ora in poi sarai pescatore di uomini».

Da quel giorno, Pietro sarà testimone dei momenti più intensi della vita del Maestro: la risurrezione della figlia di Giairo, la Trasfigurazione, il Getsemani. Eppure, quante volte ha inciampato anche lui. Quando rimprovera Gesù per aver parlato della croce, si sente rispondere addirittura: «Va’ via da me, satana!» (Mt 16,23). Quando promette di morire con Lui, e poi lo rinnega al canto del gallo. Quando sguaina la spada e agisce d’impulso, salvo poi scappare nella notte.

Ma è proprio questo che me lo fa sentire vicino. Pietro non è un eroe impeccabile. È uno che ha amato tanto, e tanto ha sbagliato. È uno che ha detto «sì», anche tremando. Uno che ha avuto paura, ma che ha saputo piangere e ricominciare.

E allora, oggi, questa Parola parla anche a me. E a te. Perché Dio non sceglie i perfetti. Sceglie chi si lascia amare. E ci affida, ancora, le chiavi del suo Regno. Non per tenerle in tasca… ma per aprire porte. Per far entrare luce dove ci sono ancora ombre.

E possiamo farlo anche noi, con le nostre mani fragili, con i nostri cuori pieni di dubbi e di speranze. Perché le potenze degli inferi non prevarranno (Mt 16,18). No. Non prevarranno mai #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La consegna delle Chiavi”, di Pietro Perugino, 1481–1482, affresco, 330 cm × 550 cm, Cappella Sistina, Città del Vaticano

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