Seguimi
Li vedi gli occhi magnetici di Gesù, in questo dipinto di Heinrich Hofmann? Guarda bene. Sembra che stia pronunciando una parola: “Seguimi”. Solo otto lettere. Ma dentro ci trovi un mondo. Credi che questa parola pronunciata da Gesù sia rivolta soltanto allo scriba o al discepolo che troviamo in questi versetti dell’evangelista San Matteo? Sbagli!
Il mio in(solito) commento a:
Seguimi (Matteo 8,18-22)
L’invito è rivolto anche a te che, in questo momento, leggi queste righe. E, lasciamelo dire, il solo fatto che tu sia qui a leggere adesso significa che anche tu senti la “sete di Dio” e sei pronto a seguire Cristo.
Abbiamo dentro di noi una sete che… non si spegne bevendo! È un sentimento atavico, qualcosa di potente che ci spinge a cercare, cercare e cercare ancora. Un’inquietudine che non trova riposo se non nell’assoluto: la sete di infinito.
Che cos’è che spinge un astronomo a scrutare lo spazio sterminato? O un fisico ad indagare l’infinitamente piccolo? Lo scienziato che guarda nei telescopi o nei microscopi, in realtà non cerca soltanto informazioni, ma tenta di darsi risposte. Sta provando a spegnere quella sete di infinito che prova dentro.
La sete di infinito ci spinge a cercare e cercare ancora. Un’inquietudine che non trova riposo se non nell’assoluto. Dentro di noi arde un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che ci spinge ad inseguire Dio.
La sete di Dio ha spinto i discepoli ad abbandonare ogni cosa senza esitazione per seguire Gesù. Fino a pochi istanti prima era uno sconosciuto per loro. Ma, da quando lo hanno incontrato, essi sentono l’incontenibile desiderio di incamminarsi dietro a Lui, incuranti di percorrere strade polverose: «Le volpi hanno una tana e gli uccelli hanno un nido, ma il Figlio dell’uomo non ha un posto dove poter riposare» (cfr. v. 20). Risponde Gesù allo scriba che gli annuncia: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada» (cfr. v. 19). Non importa. La sete di Gesù è più forte e, dopo aver incrociato il suo cammino, i discepoli non vogliono più staccarsi dal Maestro.
Che cosa accade a te? L’uomo può essere veramente felice soltanto nella serenità e nella pienezza dell’amore di Dio. Ed è lì che può trovare se stesso. Perché noi uomini siamo delle piccole scintille di Dio che anelano di tornare ad unirsi alla fiamma dell’eterno amore.
Questo è quello che i discepoli hanno compreso. Hanno incontrato Gesù ed hanno capito. Ma noi, uomini della strada, persone comuni, qualche volta non riusciamo a sperimentare un incontro completo con Dio. Sempre distratti da mille pensieri e da troppi impegni, non riusciamo a prestare la necessaria attenzione a quella sete che proviamo dentro di noi.
La verità è che siamo scintille d’eternità. E finché non torneremo alla fiamma che ci ha generati, ci sentiremo incompleti. Potremo anche allontanarci, provare a ignorarlo, persino rinnegarlo. Ma la Sua luce, anche da lontano, continuerà a illuminarci.
Finché un giorno capiremo. E ci rimetteremo in cammino. Stanchi, confusi, magari, ma di nuovo sui suoi passi. Perché nessun altro potrà mai darci quello che solo Gesù sa offrire: la pienezza dell’amore.
E allora, ora tocca a te. Sì, proprio a te che stai leggendo queste righe. Gesù ti guarda e ti sussurra: “Seguimi”. Che cosa risponderai? Se vuoi, puoi scriverlo nei commenti.
Ci vediamo sulla strada! #Santanotte
Alessandro Ginotta
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