
Prigionieri di un recinto senza sbarre
Ci sono recinti che non si vedono. Non hanno sbarre, ma ci tengono prigionieri lo stesso. Sono quelli costruiti dalle nostre convinzioni, dalle certezze che ci illudono di essere salde… e invece ci impediscono di spiccare il volo
Il mio in(solito) commento a:
«Io e il Padre siamo una cosa sola» (Giovanni 10,22-30)
Un giovane sacerdote un giorno durante l’omelia pronunciò una frase che mi colpì molto: “voi siete creature eterne, non dimenticatelo!” . Sebbene il mio concetto di eternità fosse chiaro, non avevo mai pensato alla mia esistenza come a quella di una creatura eterna. Da quel giorno non ho più dimenticato questa frase, che mi ripeto mentalmente quando percepisco il bisogno di sperimentare l’assoluto. E tu? Hai mai pensato che potresti avere la vita eterna proprio lì, a un soffio da te, e non accorgertene? Sì, proprio tu.
Quante volte preferiamo il surrogato alla sostanza, l’apparenza alla verità, il “subito” all’eterno? Siamo così attaccati alla nostra piccola esistenza materiale da non riuscire nemmeno a sbirciare oltre il muro dell’immanente. “Fissi” sulle cose che passano… mentre “ci sfugge” ciò che resta.
Anche ai tempi di Gesù era così. Da una parte, i Giudei, bloccati dall’incredulità. Dall’altra, Cristo, la Verità in carne e ossa. Ma loro, testardi e impazienti, gli dissero: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se sei il Cristo, dillo apertamente!». E Gesù, con la pazienza che solo l’Amore può avere, rispose: «Ve l’ho detto. Ma voi non credete». Il problema non era l’informazione: era l’ascolto. Era il cuore. Il loro, murato di orgoglio. Il nostro… spesso troppo pieno di noi stessi per lasciar entrare Dio.
Eppure, la voce del Buon Pastore risuona ancora, anche alle nostre orecchie: «Le mie pecore ascoltano la mia voce… Io do loro la vita eterna… Nessuno le strapperà dalla mia mano». Parole limpide, dolci, rassicuranti. Parole che ti accarezzano l’anima, se solo glielo permetti.
Ma devi volerlo. Devi scegliere. Perché Dio non si impone. Si propone. Si dona. Hai mai pensato che potresti essere proprio tu a rifiutare la salvezza? Ad allontanarti da quell’eternità che ci è promessa, solo perché pensi troppo alle cose materiali? (E, bada bene, non mi riferisco solo al denaro. Anche le preoccupazioni, le mille ansie della vita moderna, ci anestetizzano e ci distraggono dal vero obiettivo della nostra anima).
Lo so, non è facile da digerire. Ma quante volte siamo così preoccupati di “vivere” che dimentichiamo di “essere”? Ci accontentiamo di una vita al minimo, anestetizzata, tutta centrata sul possesso, sull’oggi, sul mio… e intanto perdiamo di vista l’eternità. Che è lì. Ci guarda. Ci chiama.
Ma noi? Niente. Sempre troppo presi dal prossimo traguardo, dalla prossima scadenza, dal prossimo like. La nostra anima? Dimenticata in un cassetto. Ci ricordiamo della carne, ma dimentichiamo lo spirito. E così l’equilibrio si rompe. Come diceva qualcuno: soffriamo di un disordine dell’anima.
E invece Dio è ordine. Dio è armonia. Dio è unità. «Io e il Padre siamo una cosa sola». È il cuore pulsante della Trinità: un solo Dio in tre Persone. Mistero? Sì. Ma anche meraviglia. Basta guardarsi attorno. Dio è ovunque. Nelle stelle che danzano nel cielo, nei petali di un fiore, in un battito d’ali. L’universo è una sinfonia. E Dio… è il Direttore. Ti fermi mai ad ascoltare? (Se vuoi approfondire questo punto ti suggerisco altri due articoli: qui potrai ascoltare con le tue orecchie l’armonia di Dio che si trova nell’universo e qui l’incredibile musica che si “nasconde” nel mantello della Madonna di Guadalupe come puoi non sorprenderti davanti a queste due manifestazioni del mistero di Dio?)
Perché se non riesci più a stupirti per una margherita, se un tramonto non ti commuove più, allora… allora è il momento di fermarti. Di rialzare lo sguardo. Di riscoprire la bellezza. Quella vera. Quella che sa di Dio.
Una salvezza che non si conquista con le imprese. Si accoglie. Si lascia entrare. Si coltiva come un seme. Un piccolo seme donato che, piano piano, cresce. Diventa vita. Diventa testimonianza. Diventa Amore. Perché la fede non è tanto un “fare”, ma un “lasciar fare a Dio”. Fidarsi. Lasciarsi guidare. Diventare trasparenza del Suo amore.
Allora sì, che saremo salvi. E non da soli… ma insieme a chi, vedendoci, vorrà seguirlo #Santanotte
Alessandro Ginotta

Sostieni labuonaparola.it
La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità:
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Iscriviti alla newsletter di La buona Parola
Ricevi ogni giorno i commenti al Vangelo direttamente nella tua e-mail. È gratis e potrai cancellarti in ogni momento!