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Un cimitero infestato (sembra una favola, ma è Vangelo)

C’era una volta, in una terra lontana lambita dalle acque azzurre del Mare di Galilea, un villaggio ai margini del mondo. Le sue case sorgevano quiete tra campi verdi e cieli sereni. Ma non tutto era pace e armonia: oltre la città, tra le tombe di un antico cimitero, vagava un uomo tormentato

Il mio decisamente in(solito) commento a:
Esci, spirito impuro, da quest’uomo (Marco 5,1-20)

Gli abitanti del villaggio lo chiamavano “il pazzo delle tombe”. Nessuno osava avvicinarsi a lui. Di giorno e di notte, il vento portava i suoi lamenti agghiaccianti fino alle mura della città. Le sue vesti erano a brandelli, i capelli ispidi come un nido di rovi. Si colpiva con pietre e spezzava ogni catena che cercavano di mettergli addosso. “Non c’è nulla da fare,” mormoravano i villani scuotendo il capo. “Meglio lasciarlo lì, lontano, tra i morti.”

Ma una mattina diversa da tutte le altre, il mare si increspò dolcemente e una barca approdò sulla riva. Ne scese un viandante dal volto luminoso e lo sguardo profondo come l’oceano. Era Gesù, il Dio-con-noi, che aveva attraversato il mare per raggiungere anche quella terra straniera.

Mentre camminava tra le lapidi antiche, il pazzo delle tombe lo vide. Invece di fuggire o gridare, gli corse incontro e si gettò ai suoi piedi, tremando. Una voce cupa e sinistra uscì dalle sue labbra: “Che cosa vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo?”

Gesù lo guardò con infinita pietà. Non era l’uomo a parlare, ma qualcosa di oscuro che si era annidato nel suo cuore. “Come ti chiami?” domandò il Maestro.

“Legione,” rispose la voce. “Perché siamo in molti.”

Immagina per un attimo la scena: dentro quell’uomo abitava un intero esercito di demoni! Ma anche un esercito non può nulla davanti all’Amore di Dio. Sapevano di essere condannati, così supplicarono: “Mandaci almeno in quella mandria di porci laggiù!”

Gesù, nella sua infinita misericordia, acconsentì. I demoni lasciarono il corpo dell’uomo e si rifugiarono nei porci. Ma gli animali, impazziti, si precipitarono giù da una rupe e affogarono nel mare.

Il villaggio avrebbe finalmente dovuto gioire, giusto? Ma la storia, ahimè, non andò proprio così…

Il vero dramma non è l’uomo indemoniato, ma la scelta dei suoi concittadini. Anziché aiutarlo, lo hanno esiliato tra le tombe, trattandolo come un problema da eliminare.

Quando Gesù lo libera, quell’uomo torna sereno, vestito e sano di mente. Ma anziché gioire, i cittadini hanno paura. “Se ne vadano tutti, pure Gesù!”

Hai notato? Non solo non hanno amato il prossimo, ma hanno perfino rifiutato Dio.

Il liberato diventerà un evangelizzatore, pieno di gratitudine. Gli abitanti di Gerasa, invece, rimarranno prigionieri del loro egoismo.

Ecco il punto cruciale: quando nel nostro cuore non c’è Dio, il male si annida facilmente. Come liberarsene?

Inizia aprendo il cuore alla preghiera:

  • Una sola Ave Maria ben detta fa tremare l’inferno, diceva il Curato d’Ars.
  • La preghiera a San Michele Arcangelo è potente:

“San Michele Arcangelo, difendici nella lotta; sii nostro aiuto contro la cattiveria e le insidie del demonio… Amen.”

  • E vuoi un’arma semplice ma potente? Fai il segno della croce con acqua benedetta. Santa Teresa d’Avila garantiva che i demoni la temono più di ogni altra cosa.

Non aspettare: apri il cuore a Dio. Perché dove c’è Lui, il male non ha alcuna chance #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La tentazione di Cristo” di Ary Scheffer, 1854, olio su tela, 75.5 × 55.0 cm, National Gallery of Victoria, Melbourne

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