
Tra rovine e rinascite: la fine che non è fine
Ci sono parole di Gesù che sembrano spaventare… e invece salvano. Parole che parlano di fine, ma nascondono un inizio. Parole che fanno tremare la terra, ma accendono la speranza
Il mio (in)solito commento a:
Non sarà lasciata pietra su pietra (Luca 21,5-11)
Immagina la scena: il Tempio di Gerusalemme si staglia maestoso contro il cielo. Le pietre bianche riflettono la luce del sole come specchi. È il simbolo della fede, della forza, della stabilità. Tutti lo ammirano, tutti lo credono eterno. Eppure Gesù, guardandolo, pronuncia parole che gelano il sangue: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta.”
Lo vedi? Anche ciò che sembra indistruttibile può crollare in un attimo. Quante volte succede anche a te, a me, a tutti noi. Costruiamo i nostri piccoli templi di certezze, di abitudini, di orgoglio. E poi basta un imprevisto, un dolore, una crisi… e tutto si sgretola. Ma attenzione: Gesù non parla per spaventarci. Parla per liberarci.
Quando Gesù annuncia la distruzione di Gerusalemme, non parla soltanto di una città, ma di un mondo che si sgretola: il mondo dell’uomo vecchio, quello che si illude di poter fare a meno di Dio. È la fine di un’epoca, ma anche l’inizio di un’altra: il preludio di quella che chiamiamo “fine dei tempi”. L’inizio dell’Apocalisse.
Gesù stesso ci mette in guardia: sorgeranno falsi profeti, “si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo”. Guerre dove prima c’era la pace, rivoluzioni, sconvolgimenti politici, segni nel cielo… non è forse quello che stiamo vivendo anche oggi? Ci stiamo forse avvicinando alla fine?
Eppure, Gesù ci rassicura: “Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine”. Non è subito la fine. Lo dice Lui. Non sappiamo e non possiamo sapere quando arriverà il giorno del Giudizio: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Matteo 24,36).
Già all’approssimarsi dell’anno Mille, la gente tremava pensando che l’apocalisse fosse imminente. Principi, monaci, contadini, tutti convinti che il mondo stesse per finire. E invece no: non accadde nulla. Anzi, proprio allora nacquero nuove città, nuove speranze, una fioritura inattesa. La fine temuta si trasformò in un inizio.
E così anche oggi non dobbiamo lasciarci travolgere dalla paura. Ma non possiamo neppure ignorare che tutto ciò che è materiale, prima o poi, finisce. È una verità dura da digerire, perché siamo abituati a dare valore solo a ciò che tocchiamo. Ma Gesù ci spinge oltre: una pietra, per quanto lucente, un giorno diventerà polvere. Un tempio, per quanto splendido, è destinato a cadere. Solo ciò che è spirituale dura per sempre.
Non aggrapparti a ciò che si vede. Guarda più in profondità. Una casa, un edificio, una sicurezza economica, persino un successo… sono solo cose. Ma l’anima, quella, è eterna. E se le apparenze crollano, è solo perché Dio vuole ricostruire in te qualcosa di più vero.
Il Regno dei Cieli non arriva all’improvviso, ma cresce dentro di noi, giorno dopo giorno, con la nostra collaborazione. Non lasciarti ingannare: la rinascita autentica richiede un cammino, spesso lungo e faticoso, fatto di ferite che si rimarginano, di paure che si sciolgono, di idoli che vengono smascherati. Se fosse tutto tranquillo e semplice, significherebbe che potremmo fare a meno di Dio. Ma non è così. Solo in Lui rinasciamo davvero. Gesù non ci lascia soli: ci prende per mano, ci accompagna, ci insegna a fidarci. Non ci racconta favole, ci racconta la verità. E la verità è che ogni crollo, ogni fine, ogni apocalisse personale… può diventare un nuovo inizio.
Perché quando tutto cade, Dio resta. E da quelle macerie, Lui sa sempre far fiorire la vita #Santanotte
Alessandro Ginotta

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