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Meditazioni e preghiere
Taglia via quel peccato

Taglia via quel peccato

Il Vangelo sembra duro? Forse. Ma ascoltami bene… non lo è mai. Il linguaggio di Gesù è amore puro. Sempre. Anche quando ci spiazza, ci scuote, ci lascia senza parole. Come in questo brano in cui ci chiede – udite udite – di cavarci un occhio o tagliarci una mano. Ma… ti sei mai chiesto perché, allora, le chiese non sono piene di monchi?

Il mio in(solito) commento a:
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio (Matteo 5,27-32)

«Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te… E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te…». Dure, durissime, queste parole. Eppure, Gesù non sta facendo minacce. Sta usando un trucco retorico. Sì, un’iperbole. Una di quelle esagerazioni che fanno sobbalzare e poi riflettere. Non vuole che tu ti faccia male. Vuole che tu apra gli occhi. Quelli dell’anima.

Gesù parlava per immagini, parabole, metafore. Lo faceva per essere capito dalla gente del suo tempo, che viveva in un contesto molto diverso dal nostro. E così, per farsi ascoltare, a volte doveva urlare… con l’anima. Non con la voce. E lo faceva anche con parole forti, come queste. Ma sempre, sempre con il cuore pieno d’amore.

No, Dio non vuole vederci mutilati. Vuole vederci salvi. Interi. Felici. E, ti dirò di più, ci ama proprio quando inciampiamo. Quando sbagliamo. Perché è lì che un padre si fa più vicino. È il figlio in difficoltà che attira le sue attenzioni. E noi… tutti, nessuno escluso, siamo figli suoi.

Ma torniamo all’iperbole. La Treccani ci dice che è una figura retorica usata per esagerare qualcosa, così da renderla più evidente, più potente. E questo è esattamente quello che fa Gesù: amplifica il messaggio per farci riflettere sul vero scandalo… che non è la mano o l’occhio, ma ciò che custodiamo nel cuore.

Poi, arriva il discorso sul ripudio. Una pratica accettata dalla legge ebraica, ma profondamente ingiusta. Sai perché? Perché era a senso unico. Bastava un nulla e la moglie veniva ripudiata. Cacciata. Esclusa. Senza diritti, senza voce. Un cuore spezzato che tornava nella casa dei genitori, tra critiche, vergogna e solitudine. Questo non era – e non è – il sogno di Dio.

Dio non ripudia. Dio unisce. E quando un uomo e una donna si amano davvero, lì accade qualcosa di divino. Uno più uno… fa tre. Tre come il frutto dell’amore: un figlio. Tre come la presenza viva di Dio che si fa casa in quella famiglia:

«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Matteo 18,20).

Allora sì, quel legame diventa sacro. Diventa dimora. Diventa rifugio.
Perché l’amore – quello vero – è l’unica cosa che non si taglia mai.
Si coltiva. Si custodisce. Si abbraccia. Sempre.

#Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La samaritana al pozzo”, di Oppenheim, Moritz Daniel, 1854, olio su tela, collezione privata

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