
Non lo giurerei
Hai mai notato che ogni tanto Gesù si arrabbia? Non urla, non sbraita, ma lo senti… si infiamma. E come dargli torto? Siamo testardi. Duri di comprendonio. E gonfi d’orgoglio.
Il mio in(solito) commento a:
Io vi dico: non giurate affatto (Matteo 5,33-37)
A proposito di testa, hai mai letto questo versetto?:
“Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello” (v.36).
Colpito e affondato. Perché è vero: oggi possiamo tingere, mascherare, coprire. Ma cambiare l’essenza… quella no.
Un capello può sembrare nero o bianco, ma non diventarlo davvero, se non lo decide il tempo… o Dio.
Noi possiamo solo illuderci. Mettere filtri, cipria, Photoshop. Ma non possediamo la sostanza delle cose.
E allora lasciami accompagnarti su una spiaggia, dove un giorno camminava pensieroso Sant’Agostino. Abbiamo già incontrato fugacemente questo aneddoto alcuni giorni fa, oggi entriamo un po’ più in profondità:
Agostino era immerso nelle sue riflessioni sul Mistero della Trinità, quando inciampò in un bambino.
Il piccolo, servendosi di una conchiglia, stava raccogliendo acqua dal mare per versarla in una buca scavata nella sabbia.
“Che fai?”, gli chiese Agostino.
“Travaso il mare”, rispose il bimbo, senza scomporsi. Agostino sorrise, bonario: “Ma non capisci che è impossibile?”. E il bambino, fissandolo negli occhi, replicò: “Nemmeno tu potrai mai spiegare il Mistero della Trinità con la sola ragione”. E scomparve.
Sai, ogni volta che rileggo questa storia, sento un brivido. Perché è lì che capiamo quanto siamo piccoli… e quanto è grande Dio.
Eppure – ed è questo il bello – proprio Lui, l’infinito, ci ama. Così come siamo. Piccoli, testardi, fragili, imperfetti: siamo minuscoli puntini in un universo sterminato, eppure amati con l’intensità di un cuore che batte per noi fin dall’eternità. Siamo un soffio nel vento, eppure abbiamo valore eterno agli occhi di chi ci ha creati.
Le parole del Vangelo oggi ci chiedono di fare un passo indietro. O meglio, un passo di lato. Di uscire dal centro del mondo che ci siamo costruiti su misura. Perché no, non è tutto centrato su di noi. Siamo noi che navighiamo in un cosmo immenso, e a volte lo facciamo anche un po’ alla cieca. Crediamo di avere il controllo, ma non possiamo nemmeno decidere il colore dei nostri capelli.
E allora perché giurare? Perché proclamare solennemente verità che non possiamo garantire? Quante volte giuriamo “sul cielo”, “sulla vita di qualcuno”, “su Dio stesso”. Gesù ci esorta chiaramente a non farlo.
Non servono grandi giuramenti se non siamo disposti a riconoscere la nostra piccolezza. Solo in Dio possiamo smettere di fingere. Solo in Lui possiamo guardarci allo specchio senza trucchi né filtri, e accettarci. Con le nostre debolezze. Con le nostre contraddizioni. Solo in Lui possiamo essere veramente noi. C’è poco da fare: la nostra casa è in Dio, lì dove cadranno tutte le barriere.
E proprio per questo, concludo con le parole di un salmo che oggi mi consola. Che racconta il mio stupore. La mia meraviglia. La mia gratitudine:
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra…
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi,
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato…
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
(Salmo 8)
Nella nostra piccolezza siamo poco meno di un angelo. Piccoli ma grandi agli occhi del Signore, che ci ama smisuratamente #Santanotte
Alessandro Ginotta

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