La conversione vera accade dentro di te. È lì che cambia tutto. È lì che il vento dello Spirito comincia a soffiare forte. Convertirsi è riconoscere che, sì, ho sbagliato. È decidere di cambiare rotta. È avere il coraggio di migliorarmi, di mettermi in cammino. È come voltarsi e scegliere, finalmente, la direzione giusta
Il mio in(solito) commento a:
«Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Giovanni 3,1-8)
«Perché dovrei convertirmi? Io sono già cristiano!». Quante volte me lo sono sentito dire! E ogni volta, credimi, il mio cuore ha sobbalzato. Perché non c’è nulla di più sbagliato! E ora ti spiego il perché.
Quello che oggi la Liturgia ci regala è un Vangelo breve, brevissimo… ma capace di scuotere l’anima come un temporale d’estate. Ci sono due grandi protagonisti: Nicodemo, amico di Gesù (non preoccuparti, mercoledì 30 aprile te lo racconterò meglio, parola mia) e uno dei versetti più intensi di tutto il Nuovo Testamento: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (v.8). Questa frase la conosciamo a memoria, vero? «Lo Spirito soffia dove vuole». Sì… ma c’è anche un terzo protagonista, che troppo spesso ci sfugge: la conversione.
Ed è proprio in una notte piena di mistero che Gesù ne parla a Nicodemo, quello che si intrufola di nascosto per non farsi vedere dai colleghi farisei. È lì, nel silenzio della notte, che Cristo risponde alla domanda che anche tu, forse, ti sei fatto almeno una volta: “Perché devo convertirmi?”.
E sai qual è la risposta? Che convertirsi non significa, come molti pensano, cambiare religione. Oh no! La conversione vera accade dentro di te. È lì che cambia tutto. È lì che il vento dello Spirito comincia a soffiare forte. Convertirsi è riconoscere che, sì, ho sbagliato. È decidere di cambiare rotta. È avere il coraggio di migliorarmi, di mettermi in cammino. È come voltarsi e scegliere, finalmente, la direzione giusta.
Già, perché anche la parola stessa ce lo dice: “conversione” viene dal latino converti, che significa proprio cambiare direzione. Volgersi verso Qualcuno. E non è un cambiamento qualunque: è qualcosa di grande, di inaspettato, di rivoluzionario. Qualcosa che ti trasforma per sempre.
Gesù lo spiega benissimo a Nicodemo (e anche a me, a te, a tutti noi): «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). E io mi chiedo, e ti chiedo: Sono davvero nato dall’alto?
Perché convertirsi è come rinascere. È risorgere. È lasciare che una forza nuova ci invada, che una luce nuova ci apra gli occhi. È riscoprire una voglia di vivere che non ha più nulla a che vedere con i vecchi obiettivi di sempre: soldi, successo, apparenza, carriera… Quella non è vita. È una corsa senza meta. È una non-vita. È morte dell’anima.
E da lì, sì, da quella morte, siamo chiamati a risorgere. Siamo chiamati a convertirci. A trasformarci. A migliorarci. A spalancare il cuore a chi ci sta accanto, a chi soffre, a chi sbaglia.
Siamo chiamati a perdonare. Anche chi ci ha ferito più profondamente. Siamo chiamati a far spazio a quel Dio che, anche nella notte più buia della nostra vita, viene a conversare con noi, dolcemente, pazientemente, per offrirci il Suo perdono, la Sua consolazione, il Suo amore senza fine.
E allora… fermiamoci un istante. Guardiamoci dentro, senza paura: Sono davvero cristiano? Seguo davvero il Vangelo? Amo davvero chi mi fa del male? Perdono senza portare rancore? Mi dono senza calcolare il tornaconto?
Se la risposta, in fondo al cuore, è sì… allora, continua così. Ma se anche solo per un attimo avverti un piccolo, tenero dubbio… allora, lasciati sorprendere. È il vento dello Spirito che bussa. Che ti chiama.
Che ti invita a rinascere #Santanotte
Alessandro Ginotta
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