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Meditazioni e preghiere
Siamo posseduti dal demone dell’indifferenza

Siamo posseduti dal demone dell’indifferenza

Chiudi gli occhi un istante. Immagina di camminare vicino a un cimitero, quando, all’improvviso, due uomini fuori di sé ti corrono incontro. Gridano, gesticolano, hanno perso ogni contatto con la realtà. È una scena che ha il sapore del terrore. Eppure… anche in una pagina come questa, che pare uscita da un thriller, Dio ci parla. Forte. Chiaramente. E ci sfida.

Il mio (in)solito commento a:
«Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?» (Matteo 8,28-34)

Questo brano di Matteo ci sorprende. Ci scuote. Due indemoniati escono dai sepolcri, i demoni entrano in una mandria di porci, e i porci si gettano nel mare. Un’escalation drammatica che lascia senza fiato. Ma fermiamoci a guardare meglio:
Uscirono dai sepolcri” (cfr v. 28)…
I demoni uscirono e andarono nei porci” (cfr v. 32)…
“I mandriani fuggirono” (cfr v. 33)…
Tutta la città uscì incontro a Gesù” (cfr v. 34)…

Hai notato quante volte si parla di uscire, di andare incontro? C’è un dinamismo incredibile in queste righe. Eppure, non tutto va come ci aspetteremmo. Mancano le parole di ringraziamento, manca quel finale “felice” che troviamo invece in Marco e Luca, dove il liberato si fa annunciatore del Vangelo. Qui no. Qui la città, dopo aver visto il miracolo, cosa fa? Respinge Gesù. Gli chiede di andarsene. Fa paura, questa scena. Fa pensare.

Mi chiedo: e noi? Siamo davvero pronti a lasciar vincere il bene sul male? Siamo disposti a farci mettere in discussione, a cambiare, a lasciarci trasformare dalla luce del Vangelo? O forse, come quegli abitanti, abbiamo troppa paura della novità che Dio porta con sé?

Perché, diciamocelo, il male ha una sua “comodità”. Ci si abitua. Si mimetizza nella routine. Ci convince che è meglio non alzare troppo la testa, che è inutile intervenire, che tanto non cambierà nulla. E invece no. Il vero nemico non sono i demoni urlanti… ma l’indifferenza. Quella che ci anestetizza il cuore. Quella che ci fa passare davanti al dolore senza più sentirlo. Quella che ci fa scegliere il conosciuto, anche se sbagliato, piuttosto che rischiare una vita nuova.

E allora ho bisogno di una preghiera. Di quelle che mi riportano al centro. Che mi scuotono l’anima e mi aiutano a non chiudere gli occhi. Ce n’è una, in particolare, che porto nel cuore. La preghiera del Vincenziano. Una preghiera che diventa stile di vita, scelta, rivoluzione del cuore:

Signore, fammi buon amico di tutti.
Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce lontano da Te,
a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.

Signore, aiutami,
perché non passi davanti a nessuno
con il volto indifferente,
con il cuore chiuso,
con il passo affrettato.

Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.

Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.

Signore, liberami dall’egoismo,
perché Ti possa servire,
perché Ti possa amare,
perché Ti possa ascoltare
in ogni fratello che mi fai incontrare.

E tu? Sei pronto a lasciare che la luce ti venga incontro? Anche se ti scompiglia la vita? Anche se ti chiede di cambiare rotta? Io voglio provarci. Ogni giorno. Con passi imperfetti, ma con il cuore aperto. Ci stai? #Santanotte

Alessandro Ginotta

L’illustrazione di oggi è: “Gesù insegna ai discepoli”, icona ortodossa

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