Mio Signore e mio Dio!
Ora, chissà… potrebbero arrivare da un momento all’altro. Sì, proprio loro. I soldati. Abbiamo chiuso la porta, messo il chiavistello, tirato il fiato. Ma il cuore? No, lui non lo puoi sprangare. Batte forte, scalpita. Ti sale in gola e quasi ti toglie il respiro. Poi, all’improvviso, come un lampo che squarcia la notte, un suono… un fruscio, un vento che irrompe. Qualcosa – o forse Qualcuno – prende forma davanti ai nostri occhi spalancati
Il mio in(solito) commento a:
Mio Signore e mio Dio! (Giovanni 20,24-29)
Un’ombra. All’inizio sembra nulla, poi piano si fa chiara, prende corpo, si fa presenza. Viva. Reale. E mentre il cuore sobbalza, la mente corre indietro. È successo di nuovo. Come otto giorni fa.
Siamo nello stesso posto. Nascosti. Impauriti. Quasi paralizzati. Eppure, questo è lo stesso luogo dove, pochi giorni prima, avevamo spezzato il pane con Lui. Ci tornano in mente quelle parole strane, quei gesti incomprensibili: il Maestro che si inginocchia e ci lava i piedi. Uno di noi che lo avrebbe tradito. Poi… la croce. Il silenzio del sepolcro. Le lacrime. Le donne che parlavano di angeli. La pietra rotolata, il lenzuolo piegato. E noi? Bloccati. Con la testa piena di domande e il cuore pieno di una speranza così fragile che avevamo paura perfino di nominarla.
Ma ora lo so. Senza Dio dentro, siamo vuoti. Ci illudiamo di bastare a noi stessi… ma basta un soffio, un imprevisto, e tutto crolla. E allora, sì, anche noi siamo un po’ come Tommaso: abbiamo bisogno di toccare, di vedere, di sentire. Abbiamo bisogno che lo Spirito Santo spalanchi le porte del cuore.
Tommaso, otto giorni fa, non c’era. Non aveva visto nulla. E quando gliene parlano… il dubbio lo consuma. Ma quando poi Gesù si presenta anche a lui, basta un istante. Non servono più prove. Non serve toccare. La fede esplode. Il cuore scoppia di vita: «Mio Signore e mio Dio!».
Ed è lì che Gesù parla anche a me. E a te. Dice due parole che sembrano semplici, ma sono capaci di rivoluzionare il mondo: “Venite e vedrete”. Venite. Non abbiate paura. Vedrete. Sì, vedrete davvero, se avrete il coraggio di cercare.
Ma non basta restare alla finestra. Non si può amare da lontano. Tocca avvicinarsi. Tocca sporcarsi le mani, toccare le piaghe del mondo. Solo lì, solo nel dolore condiviso, nasce una gioia nuova. Vera.
Perché Gesù non cerca spettatori. Chiama te. Chiama me. A stare al Suo fianco. A costruire un Regno che sa di accoglienza, di perdono, di mani che si tendono e cuori che si aprono.
Ora tocca a noi.
Abbiamo incontrato il Risorto. Non possiamo più restare fermi.
Siamo chiamati a camminare, a raccontare con la vita che l’Amore è più forte di ogni paura. Che la speranza è più potente del buio. Che sì, davvero, un altro mondo è possibile.
Dio si lascia trovare. Sempre. Basta cercarlo col cuore aperto.
E allora… che il nostro cuore sia pieno di Lui. Sempre #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità:
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Iscriviti alla newsletter di La buona Parola
Ricevi ogni giorno i commenti al Vangelo direttamente nella tua e-mail. È gratis e potrai cancellarti in ogni momento!