
Qual è la preghiera che ci viene più spontanea?
Che cos’è la preghiera, se non un sussurro che parte dal cuore e si arrampica fino al cielo? È un sentimento, un’energia invisibile ma potentissima, che nasce in noi e arriva dritta al cuore di Dio. Qualcosa che ci trasforma: a volte cambia le cose, altre volte ci cambia lo sguardo, così che anche le cose più difficili diventano sopportabili.
Il mio in(solito) commento a:
«Voi dunque pregate così» (Matteo 6,7-15)
Perché la verità è questa: non siamo mai soli. Anche quando ci sentiamo lontani, smarriti o in disaccordo con il Cielo… Dio continua ad essere lì. Presente. Vicino. Pronto. Perché Lui, senza di noi, proprio non ci sa stare. È il Dio con l’uomo, mai senza.
E allora, come si fa a commentare il Padre Nostro? La preghiera che tutti conosciamo. Quella che impariamo da bambini, che ci accompagna nei momenti più difficili e che, anche chi non crede più, non riesce a dimenticare. È la prima preghiera che affiora alle labbra quando il mondo ci crolla addosso. Quando abbiamo bisogno di aiuto.
Ed è proprio lì che Gesù ci sorprende. Non ci dice: “chiudetevi nel silenzio della rassegnazione”, ma ci insegna a parlare. A chiedere. A bussare. A rivolgerci al Padre, come farebbe un figlio: con fiducia. Con speranza. Con amore. Sì, perché tutto quello che ci manca – il pane, la salute, la forza per affrontare il giorno – non è un segno della nostra solitudine… ma l’occasione per riscoprire che abbiamo un Padre che ci ascolta sempre.
Hai mai visto un bambino spaventato? Non resta fermo. Non resta lì. Si gira di scatto, cerca la mamma (Ave Maria) o il papà (Padre Nostro). Lo fa senza pensarci. È istintivo. È fiducia allo stato puro. E noi, nel nostro cammino a volte tortuoso, non facciamo altro: cerchiamo un rifugio, una voce che ci rassicuri, un abbraccio che ci stringa. E Dio, te lo assicuro, è lì. Non appena sente anche solo un’eco del nostro cuore… corre da noi.
Ma allora — potresti chiedermi — perché a volte il miracolo non arriva? In realtà arriva. Sempre. Solo che, spesso, lo fa a modo suo. Dio ci ascolta, eccome. Ma non è un distributore automatico di desideri. È un Padre. E, come ogni padre, a volte ci dice sì, a volte aspetta, a volte ci dice no… per amore.
Nel Padre Nostro diciamo: “sia fatta la tua volontà”. E non la nostra. È difficile da accettare, lo so. Ma è proprio lì che si nasconde la fiducia. A volte il dolore stesso diventa una forma d’amore. Uno strumento che ci rende più forti, più veri. San Paolo lo sapeva bene: aveva una “spina nella carne”, una sofferenza che non riusciva a togliersi. Pregò Dio per liberarsene, ma la risposta fu diversa: “Ti basta la mia grazia; la mia forza si manifesta nella debolezza” (2Cor 12,9). E così Paolo imparò ad amare perfino le sue fragilità. Perché in quelle, Cristo brillava di più.
Sì, Dio è Amore (1Gv 4,8). Non un amore qualsiasi: è un amore smisurato. Un amore che ha creato l’universo. Che si è fatto uomo. Che ha dato la vita. E tu credi davvero che un amore così possa farti del male? No. Anche quando la strada è in salita, anche quando si attraversa il dolore… è sempre per condurci a qualcosa di più grande. A una pienezza. A una croce, sì. Ma una croce che salva.
Gesù ci insegna che non servono parole complicate. Non serve recitare a memoria lunghe formule. Perché la preghiera più potente è quella che nasce dal cuore. È come voler bene: puoi raccontarlo, descriverlo, cercare le parole… ma alla fine basta uno sguardo, un gesto, un silenzio. Basta un battito del cuore. Quello è già preghiera.
Una preghiera vera attraversa tutto: lo spazio, il tempo, le ferite, le distanze. Si alza dalla nostra anima e si fa ponte. Un ponte tra noi e Dio. A volte è minuscola, come un seme di senape. Eppure, proprio come quel seme, sa crescere, spalancare speranze, persino compiere miracoli. Perché la vera preghiera non si misura in decibel, ma in sincerità.
San Paolo lo scrive chiaramente: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza… intercede con gemiti inesprimibili” (Romani 8,26). Anche quando non sappiamo come pregare, anche quando le parole non escono, lo Spirito prega in noi. Prega per noi.
E allora sai cosa ti dico? Non preoccuparti se non trovi le parole. Non forzarti. Non agitarti. Siediti. Fai silenzio. E lascia parlare il cuore. Perché con il cuore non si può mentire. E Dio quel linguaggio lo capisce benissimo #Santanotte
Alessandro Ginotta

Sostieni labuonaparola.it
La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità:
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Iscriviti alla newsletter di La buona Parola
Ricevi ogni giorno i commenti al Vangelo direttamente nella tua e-mail. È gratis e potrai cancellarti in ogni momento!