Cerchi Dio o cerchi il miracolo? Lo facciamo tutti, sai? Troppo spesso ci ricordiamo di Dio solo quando ne abbiamo bisogno. Quando qualcosa ci manca. Quando la fame, quella dell’anima o della vita, si fa sentire. Ma… aspetta un attimo: Gesù non è un distributore automatico di miracoli.
Il mio (in)solito commento a:
“Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” (Giovanni 6,22-29)
Chiudi gli occhi per un istante. Sei sulle rive del lago di Tiberiade. L’aria profuma di salsedine e pane appena sfornato. Laggiù, tra le acque increspate dal vento, alcune barche si avvicinano lentamente alla riva. Altre salpano, spinte dalla speranza. Sono in migliaia. Cinquemila, forse di più. Li riconosci? Sono quelli che appena ieri hanno condiviso con Gesù cinque pani d’orzo e due pesci. E si sono saziati.
Ma ora… ora lo cercano ancora. Non per ascoltare la sua Parola. Non per contemplare il mistero di Dio. Lo cercano perché… hanno fame di miracoli. Sì, è una folla affamata, ma non dello Spirito. È una folla ingorda di prodigi.
Hanno toccato quel pane, lo hanno visto moltiplicarsi, moltiplicarsi ancora, quasi all’infinito. E adesso? Lo vogliono ancora. Lo pretendono.E Gesù li guarda. Ci guarda. E dice: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (v. 26). Ah, quanto ci assomigliano…Anche noi, quante volte, cerchiamo Dio solo quando ci manca qualcosa? Quando abbiamo il cuore a pezzi o il portafoglio vuoto. Quando desideriamo un lieto fine o un colpo di fortuna. Ma Dio non è un mago, non è un jolly da giocare nelle emergenze. È amore. È presenza. È eternità. “Datevi da fare non per il cibo che non dura…” (v. 27), ci sussurra Gesù. E allora ti domando: per cosa ti stai dando da fare tu? Per che tipo di pane stai lavorando? Quello che sfama per un attimo o quello che nutre per sempre? Perché c’è un pane che sazia davvero. È il pane della Parola. È il pane dell’Amore. È il pane del cielo. E noi, davanti a questo invito, siamo liberi di scegliere: cercare Dio nella sua grandezza, nella sua misericordia che non si consuma, oppure accontentarci di un miracolo fugace.
San Paolo ci dà una dritta: “Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo… pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2). E allora sì, alziamo lo sguardo! Oltre la riva. Oltre il nostro bisogno. Oltre noi stessi.
Non ridurre Dio a un genio della lampada. Non aspettarlo solo quando hai bisogno. Amalo, semplicemente. Cercalo quando va tutto bene, e ancora di più quando va tutto storto. E ti accorgerai che Lui c’era… sempre #Santanotte
Alessandro Ginotta
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