• La Buona Parola - il blog di Alessandro Ginotta
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Meditazioni e preghiere
No, non è la fine

No, non è la fine

Quando tutto sembra finito… è proprio lì che il più bello inizia!

Se hai voglia di leggerlo insieme a me, ecco il mio (in)solito commento… con un finale ancora più inaspettato, a: «Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Giovanni 15,12-17)

Il tempo di Gesù su questa terra sta per finire. Ma il tempo di Dio con l’uomo? Quello è eterno. Lo ha promesso Lui stesso: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Quella promessa non è nata in una notte qualunque: 1250 anni prima, Dio aveva già detto a Mosè: «Io sarò con te» (Es 3,12). Poi Isaia, sette secoli prima della nascita di Gesù, aveva annunciato: «Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un Figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). E Matteo ci spiega cosa significa quel nome: Dio con noi.

Ecco, è proprio questo il cuore di tutto: Dio è con noi. Sempre.

Siamo nell’intimità dell’Ultima Cena. Gesù sa cosa sta per accadere. Il tradimento è vicino, la croce dietro l’angolo. Ma Lui non si tira indietro. Ama. E ci lascia un comandamento che non è una semplice regola… è un’eredità: amatevi.

Sì, tutto sembra crollare. Il sipario si chiude, le luci si spengono, cala il silenzio. E a mezzogiorno… si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio (Mc 15,33). Anche i suoi amici, uno dopo l’altro, fuggono. Quei pescatori, che per un attimo avevano imparato a gettare le reti nel cuore degli uomini, tornano al mare. Tornano a pescare… ma senza Lui non prendono nulla (cfr. Gv 15,4). I discepoli di Emmaus fanno la stessa cosa che forse a volte facciamo anche noi: tornano a casa, a capo chino, con la speranza che si spegne passo dopo passo (Lc 24,13-35). E invece… no. Non è la fine. È un nuovo inizio!

Là dove il buio sembrava aver vinto, esplode una luce che nessuna notte potrà più spegnere: la Risurrezione.

Gesù risorge. E torna. Cammina. Si fa vicino. È il Dio-con-noi che si mette accanto a chi è deluso, scoraggiato, stanco. Si avvicina in punta di piedi, spezza il pane, accende la speranza. Si presenta sulla riva del lago, dove gli apostoli stanno faticando invano, e li invita a gettare le reti… dall’altra parte. E le reti si riempiono. Di pesci. Di fiducia. Di futuro.

Ma non è finita nemmeno qui. Perché cammina ancora. Anche adesso. Anche in questo preciso istante. È qui, tra queste righe. Nascosto in queste parole che – proprio come il Pane – si lasciano spezzare per diventare nutrimento. È qui, che ti guarda mentre leggi. E sussurra: “Non aver paura. So che è difficile. La vita, il lavoro, le preoccupazioni… ma io sono con te. Sempre”. Ti prende per mano. Ti invita a non mollare. Ti dice: «Getta ancora le reti. Fidati. Torneranno piene».

Perché nessuno ama più di chi dà la vita per i propri amici (Gv 15,13). E Lui l’ha data. Per me. Per te. Per ciascuno di noi. Credo con tutto me stesso che quella croce non fu una sconfitta, ma una porta spalancata sul cielo. Gesù è sceso negli abissi più profondi per non lasciare indietro nessuno. Lo professiamo ogni volta nel Simbolo degli Apostoli: «Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte». San Pietro lo scrive con forza: «Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio» (1Pt 3,18).

E c’è un’antica narrazione che mi emoziona ogni volta. È il Vangelo di Nicodemo, un manoscritto del II secolo. Racconta di come Gesù, dopo la morte, sia sceso agli inferi, abbia spezzato le catene dell’oscurità e portato luce dove regnava la notte: «Calpestando la morte, afferrò il principe Satana… e attrasse Adamo al suo splendore». Ecco, questa è la salvezza. Questa è la vittoria!

Le porte del Paradiso, chiuse dal giorno della caduta, ora sono aperte. Aperte per me, per te, per chiunque voglia camminare con Lui. Sì, quando tutto sembra finito… è proprio lì che inizia. E se vuoi, possiamo camminare insieme. Anche adesso. Anche qui #Santanotte

Alessandro Ginotta

L’illustrazione di oggi è: “Anastasis“, icona ortodossa, collezione privata

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