Renata Salvarani (nella foto qui sotto), professore di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma è intervenuta al convegno “La misericordia trasforma il mondo: Cristianesimo e società” organizzato alla Lumsa all’interno del Giubileo delle Università e dei Centri di ricerca.
Migrazioni, confronti con seguaci di fedi diverse, le relazioni fra religione e violenza, le forme della misericordia e dell’accoglienza, la capacità del Vangelo di rinnovare le comunità. Sono le grandi questioni che ci interrogano oggi.
“La loro complessità dimostra che le nostre categorie sono inadeguate per capire il tempo che viviamo, nel mezzo di un cambiamento d’epoca – ha spiegato Renata Salvarani – Ecco allora la necessità di indagare il passato con gli strumenti delle scienze umane e con metodologie rinnovate, non per trovarvi facili attualizzazioni, né per condannare applicando criteri contemporanei, ma per rilevare la ricchezza di un percorso plurimillenario che ci appartiene e dal quale derivano molti aspetti del nostro modo di essere”.
Da questo è nata l’idea di sviluppare all’interno del Simposio iniziative scientifiche dedicate alla storia del Cristianesimo (nello scorso mese di marzo alla Lateranense un convegno internazionale di due giorni aveva messo a fuoco la specificità della disciplina rispetto alle Scienze religiose e al dialogo interreligioso).
“Fin dai primi secoli i cristiani hanno avuto la capacità di guardare con lucidità alle loro origini e al loro essere nel mondo – ha detto Renata Salvarani – Anche oggi la Chiesa ha bisogno del lavoro degli storici per guardare a se stessa e al proprio cammino dentro il tempo dell’uomo, al rapporto con le religioni, all’incontro con i non credenti. Contraddizioni, inadeguatezze, errori sono parte dell’agire umano e, come tali, non possono essere negati. Al contempo, l’impatto di innovazione del Cristianesimo, la sua forza di trasformazione, la sua capacità di farsi carne viva dell’uomo si leggono proprio attraverso eventi e fenomeni che scandiscono la storia”.
Ecco perché studi come questi possono diventare un terreno fecondo per individuare motivi di interpretazione di fronte ai fenomeni che segnano i nostri giorni. Ci invitano a porci interrogativi nuovi e a guardare con occhi diversi il nostro passato e, soprattutto, il nostro futuro.
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