La Verità non può venire messa a tacere. Quando accade qualcosa di così grande, di così importante, di così evidente da non poter essere ignorato da nessuno, allora l’intero Creato vibra all’unisono e riverbera l’eco di quella Verità che sta cambiando il mondo
Il mio in(solito) commento a:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Luca 19,28-40)
Tu sai che spesso nei miei commenti quotidiani mi faccio guidare da una sensazione, da una parte del testo che mi colpisce di più. Oggi la mia attenzione è stata rapita dalla risposta di Gesù che, ai farisei che lo esortano a rimproverare i discepoli che esultano durante l’ingresso trionfale a Gerusalemme, replica: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
Ed è proprio così. Certe Verità sono talmente assolute da non poter essere taciute. Pare quasi che non solo la mente delle persone, ma addirittura la natura stessa le gridi. E questo accade nel bene, come nel male. Uccelli, cani e perfino formiche si comportano in modo anomalo nei minuti che precedono una forte scossa di terremoto. Prima di una tempesta si percepisce l’aria carica di elettricità e strani fenomeni possono accadere. Davanti a tragedie come le scene di attentati terroristici, stragi di guerra, molte persone percepiscono un malessere fisico che non può essere ignorato. La Creazione è indiscutibilmente interconnessa. E tu sei parte di essa. Sei parte di questa rete, di questo organismo, di questa opera di Dio che possiede una propria coscienza condivisa. Una coscienza che si attiva solo quando qualcosa di veramente grande ed importante sta accadendo. Qualcosa che non si può ignorare. Qualcosa che, quando accade, cambia la storia. Tu sei parte del Creato. Tu sei una creatura di Dio. Tu sei immagine del Creatore. Quando il Creato geme, davanti ad una tragedia o un’ingiustizia, tu gemi all’unisono. Quando la natura gioisce per un evento felice, tu non puoi non prendere parte alla stessa gioia.
Pensando alle pietre che “grideranno” non posso non ricordare come l’evangelista San Matteo ricorda i fatti accaduti alla morte di Gesù: “Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono” (Matteo 27,51-52). Qui le pietre hanno gridato davvero, mentre: “Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio” (Luca 23,44). La natura partecipa al dolore per la morte di Gesù.
La Domenica delle Palme abbiamo invece una gioia collettiva e incontenibile: “Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!»” (Luca 19,35-38).
Una gran festa, impossibile non venire coinvolti da questo sventolare di palme e stendere di mantelli. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada dove doveva passare Gesù come gesto di intronizzazione, proprio della dinastia davidica (cfr. 2 Re 9, 13). Gli davano il benvenuto anche con rami di alberi, mentre lo acclamavano con le parole del Salmo 118 che lo proclamavano Messia: “Benedetto colui che viene nel Nome del Signore” (Sal 118, 26), alle quali aggiungevano un grido – “Osanna” –, che significa: “salvaci!” “aiutaci!”. La sua acclamazione suona come una lode di giubilo e una esplosione di speranza di una immediata restaurazione del regno di Davide. Il grido di una nazione, di un popolo, dell’umanità intera che chiede aiuto al proprio Dio e lo riconosce Re. In quel momento, in quella processione, eravamo tutti sinceri: stavamo aprendo il nostro cuore per chiedere a Dio di venirci ad abitare dentro. Stavamo accogliendo il Messia implorandolo di salvarci.
E oggi? Oh, come vorrei che accadesse di nuovo. Che ognuno di noi, leggendo questo Vangelo, sentisse quel brivido. Che da dentro di noi partisse un grido vero, profondo, autentico: «Signore, salvaci!».
Salvaci dalla guerra.
Dalla sete di potere.
Dalla violenza cieca.
Mostraci che siamo tutti tuoi figli, tua immagine, tuoi frammenti.
Specie della tua specie.
Come possiamo combatterci? Come possiamo distruggerci?
Quando feriamo un altro, stiamo ferendo anche noi stessi.
Siamo un unico corpo. Il corpo dell’umanità. Il corpo dei figli di Dio.
E se continuiamo a ignorarlo…
Se continuiamo a tacere…
Finirà che grideranno anche le pietre.
#Santanotte
Alessandro Ginotta
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