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L’amore non guarda il calendario!

No, l'amore vero non guarda il calendario

Il sabato che segna l’inizio della fine. Gesù entra in sinagoga e si imbatte in un uomo con una mano paralizzata. Senza esitare, lo guarisce. I farisei restano sconvolti, chiedendosi come fermare quest’uomo. Ironia del destino: chi si crede Dio vuole bloccare Dio che si fa Uomo.

Il mio in(solito) commento su: “Osservavano se guariva di sabato” (Luca 6,6-11)

“Il Signore disse a Mosè: Sali da me sul monte e resta lì; ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritto per loro” (Esodo 24,12). Mosè riceve da Dio le tavole della legge. Dieci comandamenti. L’uomo, però, è complesso e, complice il serpente che sempre gli sussurra, ha creato una giungla di regole e precetti. Così, incapace di vivere i Dieci Comandamenti, ha preteso di rielaborarli. Oltre 600 precetti, nati nel caos, difficili da memorizzare, impossibili da seguire.

Il terzo comandamento del Decalogo ci invita a santificare il sabato: «Il settimo giorno è un riposo assoluto, sacro al Signore» (Es 31,15). In queste parole riecheggia la Creazione: «In sei giorni il Signore ha creato cielo, terra, mare e tutto ciò che vi è, ma il settimo giorno si è riposato. Perciò il sabato è benedetto e dichiarato sacro» (Es 20,11). Cosa ci chiede Dio? Come Lui si è fermato, anche l’uomo deve ritrovare un ritmo: lavoro e riposo. Il riposo non è solo fisico, ma spirituale. Un invito per liberarsi dalle catene del lavoro, per dar spazio a Dio nella nostra vita. È un dono, un’occasione per riscoprire l’amore, soprattutto quello per Dio.

Ecco perché Gesù dice: «Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato! Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2,27-28). Il riposo serve per riconnettersi con Dio, per sentirlo vicino. È un tempo sacro non solo per noi, ma per chi ci sta accanto. Un giorno in cui possiamo dedicarci agli affetti, ma soprattutto a Dio.

Gesù, in più occasioni, ha sfidato il sabato: ha raccolto spighe nei campi (Luca 5,33-39), ha guarito un uomo con la mano paralizzata (Luca 6,6-11), ha liberato una donna dal demonio (Luca 13,10-17), tutto nel giorno di sabato. Ogni volta ha suscitato l’ira dei farisei, ligi a una Legge tanto antica quanto mal interpretata, che sembra più schiacciare che liberare.

Pensiamoci un attimo: davvero Dio ci chiederebbe di soffrire la fame solo perché è sabato? Potrebbe volere che un uomo resti paralizzato solo perché l’incontro con Gesù avviene in un giorno “vietato”? Dio non può desiderare che un essere umano venga privato dell’amore, della guarigione, della grazia solo per una regola formale. È impensabile!

Dobbiamo diffidare da una fede che reprime, che punisce senza speranza, che impone senza proporre. Una fede simile non è pura. Dio non vuole sottrarci il benessere o le opportunità. Quando le regole superano l’importanza dell’essere umano, quelle regole non glorificano più Dio. E ogni volta che “il sabato” diventa più rilevante del dolore di una persona, quel giorno non sarà più sacro a Dio. Ricordiamoci, amici: il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato!

Perché il sabato è il trionfo dell’amore! E l’amore non si ferma mai. Dio non può fare a meno di compiere il bene. Non può evitare di aprirci le porte del cielo, e non troverà pace finché anche uno solo di noi si allontanerà. In quel caso, sarà Lui a venirci a cercare, ignorando tutto il resto. Perché ciò che conta per Dio è la voce di chi ha davvero bisogno. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo piange su Gerusalemme”, di Ary Scheffer, 1851, olio su tavola, 154.9 x 119.4 cm, Walters Art Museum, Baltimora, USA

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