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Un fuoco nuovo per incendiare la tua anima

Un fuoco nuovo per incendiare la tua anima

Fermati un attimo. Immagina il cielo che si apre e una scia di fiamme che attraversa l’orizzonte. Un carro infuocato, cavalli infuocati, e un uomo che non conoscerà mai la morte. No, non è una leggenda. È la storia di Elìa, il profeta che ha incendiato il cuore di Dio. Vuoi conoscerla? Leggi il mio in(solito) commento a:

Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto (Mt 17,10-13)

Hai mai pensato che ci siano vite che non finiscono mai davvero? Elìa è una di queste. Non solo moltiplicò la farina e risuscitò un bambino, ma soprattutto accese nel mondo un fuoco che nessuna pioggia potrà mai spegnere. Quel fuoco vive ancora oggi, e se ascolti bene… lo senti bruciare anche dentro di te.

Gesù lo cita con rispetto, quasi con ammirazione. Dice che “Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto”. È come se ci stesse avvertendo: anche quando Dio ci passa accanto, non sempre lo vediamo. Siamo talmente presi dalle nostre abitudini da non riconoscere la Sua presenza nei segni che ci mette davanti ogni giorno.

Ad Elìa piaceva… giocare con il fuoco. Devi sapere che ci fu un triste tempo in cui tutti i sacerdoti avevano abbandonato Dio, per convertirsi alla divinità fenicia Baal. Come vedi l’apostasia non è un’invenzione che appartiene soltanto ai nostri tempi… In quel frangente, Elìa, era rimasto l’unico sacerdote fedele a Dio. Armatosi di coraggio, salì sul monte Carmelo (un altro luogo carico di mille significati per la nostra fede) e sfidò, da solo, 450 profeti di Baal, chiedendo loro di invocare il loro dio per accendere, con la sola preghiera, una pira di legna bagnata: “invocate voi il nome del vostro dio, e io invocherò il nome del Signore; il dio che risponderà mediante il fuoco, lui è Dio». Tutto il popolo rispose dicendo: «Ben detto!» (1Re 18,24).

I sacerdoti invocarono per ore il loro Baal ed Elìa diede prova di grande ironia e spirito schernendoli davanti a tutto il popolo: «Gridate forte; poich’egli è dio, ma sta meditando, oppure è indaffarato, o è in viaggio; può anche darsi che si è addormentato, e si risveglierà». E quelli si misero a gridare più forte… Ma non si udì voce o risposta, e nessuno diede loro retta. (1Re 18,25-29). Fu una lunga sfida, iniziata di prima mattina, terminò solo nel tardo pomeriggio, quando i 450 sedicenti profeti del dio Baal cedettero la spugna. Fu proprio allora che Elìa invocò Dio con la sola preghiera e, dal cielo, scese un fuoco che consumò tutta la legna. Ecco come Dio, con la complicità di questo uomo solo, l’ultimo sacerdote rimastogli fedele, riportò un intero popolo alla fede.

Elìa fu anche colui che cercò Dio sul monte Oreb, tra tuoni e terremoti, e scoprì che il Signore non si manifesta nel fragore, ma nella brezza leggera (1Re 19). È lì, nel silenzio, che lo incontra davvero. Forse è proprio questo che vuole insegnarci: Dio non ha bisogno di effetti speciali per parlarci. Basta che ci fermiamo ad ascoltare.

E poi, un giorno, quel profeta infuocato fu rapito in cielo in un turbine di fuoco. Nessuna tomba, nessuna fine. Solo un volo verso l’infinito. Da allora, il popolo ebraico gli lascia una sedia vuota durante la cena pasquale, in attesa del suo ritorno. E anche noi, nel profondo, lo aspettiamo ancora. Perché Elìa non è solo un uomo del passato: è la voce che continua a richiamarci alla fedeltà, alla coerenza, al coraggio di credere.

La Bibbia ci racconta che un altro patriarca, Enoch, sesto discendente diretto di Adamo ed Eva, è stato rapito in cielo, proprio come Elia (cfr. Genesi 5, 21-23), (Giuda 14). Proprio come Maria, Assunta in cielo.

Gesù stesso collega il profeta Elia a Giovanni Battista: due anime forti, due fiamme che non si lasciano piegare, due vite consumate per accendere la luce del mondo. Entrambi ci insegnano che la fede vera non si custodisce: si brucia. S’incendia d’amore!

E allora oggi ti invito a fare come Elìa. Lascia che Dio accenda anche in te un fuoco che illumina, che riscalda, che purifica. Un fuoco che non si spegne #Santanotte

Alessandro Ginotta

La Trasfigurazione di Cristo è un affresco del pittore Perugino realizzato circa nel 1497-1500 e conservato nella Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia.
La Trasfigurazione di Cristo è un affresco del pittore Perugino realizzato circa nel 1497-1500 e conservato nella Sala delle Udienze del Collegio del Cambio a Perugia.

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