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Meditazioni e preghiere
Quanto è forte la tua debolezza?

Quanto è forte la tua debolezza?

Perché è proprio lì, nella tua ferita, nella tua stanchezza, nella tua solitudine… che può nascere qualcosa di nuovo. Di grande. Di eterno.

il mio in(solito) commento a:
Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo! (Giovanni 16,29-33)

Che mistero meraviglioso… l’Onnipotente, anziché usare tutta la sua potenza miracolosa, ha scelto la via più inaspettata: quella della Croce. La via della debolezza. La via dell’amore.

Ci pensi mai? All’inizio c’era armonia. Tutto era al suo posto: “Il sesto giorno è finito, e con l’uomo si è conclusa la creazione”: lo scriveva Sant’Ambrogio, meravigliato di fronte a quel capolavoro che siamo noi. Poi, l’uomo ha voltato le spalle al suo Creatore: ha preferito adorare le creature. Si è lasciato sedurre da luci più vicine agli occhi, ma infinitamente più lontane dal cuore.

Dal vitello d’oro ai piccoli idoli quotidiani, ancora oggi, a distanza di migliaia di anni, continuiamo a cercare il nostro tornaconto. E, mentre Dio ci ama senza misura – al punto da donare Sé stesso per salvarci – noi lo tradiamo. Ancora. E ancora. E ancora.

Perché? Perché ci sembra più “concreto” ciò che luccica tra le mani. Il potere, il prestigio, i soldi… sono lì, subito visibili. Il Regno di Dio, invece, ci chiede di alzare lo sguardo. Di fidarci. E noi, così fragili, così impauriti, preferiamo restare con i piedi nella polvere.

Anche quando il Figlio di Dio è venuto a camminare accanto a noi, abbiamo continuato a guardare altrove. Abbiamo accolto i miracoli – certo! – ci facevano comodo. Ma il cuore? Quello l’abbiamo lasciato chiuso.

Gesù ha guarito, ha sfamato, ha amato. Ma alla fine, è rimasto solo. Lo abbiamo lasciato solo. Proprio noi. Come Giuda. Come Pietro. Come gli apostoli, fuggiti via, lontano. Eppure… proprio in quel momento, in quella solitudine, Gesù ha scelto di amarci ancora. Di più. Fino alla fine.

Sognavamo un Messia potente, un re guerriero. Ci è arrivato un Dio mite, con gli occhi pieni di misericordia. Ma noi, incapaci di comprendere quel linguaggio così disarmante, abbiamo urlato: “Crocifiggilo!”.

Ecco il punto. Dio non ci ha salvati con la potenza, ma con l’amore. Ha vinto il mondo non con la spada, ma con l’abbraccio della Croce. E anche oggi, mentre inseguiamo idoli nuovi – lucidi e digitali – Lui resta. Accanto a noi. Silenzioso. Presente. Fedelissimo. E ci invita a sollevare lo sguardo. A smettere di cercare pagliuzze d’oro nella polvere della terra. Per tornare a guardare il cielo. Lì dove l’anima è davvero libera.

A Dio è piaciuto così. Salvarci non con la forza, ma con la debolezza. La Sua. Ma forse anche la tua. Perché è proprio lì, nella tua ferita, nella tua stanchezza, nella tua solitudine… che può nascere qualcosa di nuovo. Di grande. Di eterno.

Quanto è forte la tua debolezza?
Se vuoi, raccontamelo nei commenti.
#Santanotte

Alessandro Ginotta

L’illustrazione di oggi è: “Cristo pantocratore”, mosaico, 1260 ca, Basilica di Santa Sofia, Istanbul, Turchia

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