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Quando la Vita ferma la Morte

Quando la Vita ferma la Morte

Quando tutto sembra perduto, quando la vita ci scaraventa addosso un dolore talmente grande da toglierci il fiato, quando il buio ci sembra definitivo… siamo ancora capaci di credere nel miracolo?

Ecco il mio (in)solito commento a:
«Ragazzo, dico a te, alzati!» (Luca 7,11-17)

Chiudi gli occhi un istante e vieni con me. È una giornata assolata in Galilea. La polvere sollevata dai sandali dei pellegrini danza nell’aria, mossa da un vento leggero. Gesù avanza lungo la strada, circondato dai discepoli e da una folla entusiasta: ci sono sorrisi, voci, volti illuminati dalla speranza. Ma all’improvviso, un brusio diverso rompe la scena: davanti a noi arriva un’altra folla. Non più canti, non più gioia. Solo lacrime e silenzio. È un corteo funebre.

Eccola, la madre. È sola. Vedova. Il volto scavato dal dolore, gli occhi gonfi di pianto, le mani strette una nell’altra. Davanti a lei, su una barella improvvisata, giace il corpo del figlio: il suo unico figlio. La vita sembra averle tolto tutto.

In quell’istante, la folla si ferma. Due mondi si guardano in faccia: la vita che cammina con Gesù e la morte che esce dalla città. E in mezzo a queste due folle, un silenzio improvviso. Poi uno sguardo. Quello di Gesù. Uno sguardo che non giudica, non analizza, ma ama. Un amore così grande che lo fa fremere dentro. «Non piangere», le dice. Non è un ordine, è una carezza.

Gesù avanza, posa la mano sulla bara. I portatori si fermano. Nessuno osa parlare. L’aria è sospesa. Poi una voce potente, che attraversa il cuore della madre e scuote il corpo del ragazzo: «Ragazzo, dico a te, alzati!»

E accade l’impossibile. Il giovane si solleva, apre gli occhi, inizia a parlare. E Gesù lo consegna, vivo, tra le braccia della madre. Puoi immaginare il pianto di gioia? Puoi sentire il mormorio della folla che diventa un grido di stupore? «Dio ha visitato il suo popolo!» sussurrano tutti.

Ecco chi è Gesù: Colui che cammina con noi nei nostri funerali interiori, che tocca i nostri dolori più profondi e li trasforma in vita. Quante volte, anche noi, ci sentiamo come quella madre: soli, svuotati, senza speranza. Quante volte ci convinciamo che non cambierà nulla, che la nostra croce è troppo pesante, che Dio è lontano. Eppure Lui è lì. A un passo da noi. Basta lasciarlo entrare.

La fede che ci chiede non è cieca, è rivoluzionaria. È credere che Dio possa scrivere vita dove noi vediamo solo morte. È riconoscere il Suo amore anche in un lenzuolo abbandonato nel sepolcro (Giovanni 20,7). È credere che la mano che ha creato le stelle possa rialzare anche noi.

Oggi ti invito a questa fede audace. Non lasciare che il dolore spenga la tua speranza. Perché Dio è vicino. Dio è qui. E nulla, davvero nulla, è impossibile a Lui #Santanotte!

Alessandro Ginotta

Gesù ridona la vita al figlio unico della vedova di Nain. Incisione di autore conosciuto realizzata a metà del XIX secolo, collezione privata

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