Qualche volta noi uomini pretendiamo troppo. Anche da Dio. Gli chiediamo di farsi annunciare con gesti e segni eclatanti, un po’ come farebbe un prestigiatore od un incantatore da baraccone…
Il mio in(solito) commento a:
Fa udire i sordi e fa parlare i muti (Marco 7,31-37)
Qualche volta siamo sordi. Ascoltare quello che ci dice il Signore, dobbiamo ammetterlo, non è facile perché Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore. Oggi riuscire a raccogliersi per ascoltare diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia e nel chiasso che dominano le nostre città e i nostri quartieri.
Altre volte siamo noi a fingere di non sentire. Udiamo la voce di Dio nel nostro cuore, ma ci sforziamo di ignorarla. Forse perché ci mette di fronte ad una realtà che noi proprio non vogliamo accettare. Leggiamo nel libro di Giobbe: “Dio infatti parla in un modo o nell’altro, ma l’uomo non ci bada” (Giobbe 33,14). Così ci capita di cavalcare la nostra libertà di scelta e, di decisione in decisione, scivoliamo un po’ più lontano da Dio.
E’ come se, per noi, Dio non ci fosse. Ma senza Dio non c’è un punto fermo. Manca un orizzonte, un luogo verso cui tendere. Senza Dio l’uomo vaga nel deserto della desolazione, in preda all’ansia ed alla paura.
Ma, nel cuore di Dio, arde il desiderio di parlare con noi, di mettersi in contatto con le sue creature. Anche quando non lo ascoltiamo, anche quando gli voltiamo le spalle, Dio non ci abbandona mai. Ce lo ha promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Lui cammina con noi e noi camminiamo insieme a Lui. E, per quanto le difficoltà ci possano far sentire come naufraghi su di una zattera che si perde tra i flutti del mare in tempesta, Dio è in mezzo a noi. Anche allora. Anche nel pericolo. Anche nella disperazione. Basta saperlo ascoltare.
No. Noi non siamo soli, ma abbiamo sempre accanto a noi Gesù! E’ bello sentire Gesù nella preghiera. Qualche volta ci parla a parole, ma, molto più spesso, Dio ci parla attraverso le sensazioni. Come quando ci approcciamo alla preghiera in preda alla disperazione e percepiamo, pian piano, la forte consolazione della presenza di Gesù. D’un tratto il nodo che chiude il nostro stomaco si scioglie e noi, attraverso la preghiera, troviamo proprio quelle forze che ci servivano per affrontare la difficoltà: Dio ci parla.
Qualche volta noi uomini pretendiamo troppo. Anche da Dio. Gli chiediamo di farsi annunciare con gesti e segni eclatanti, un po’ come farebbe un prestigiatore od un incantatore da baraccone… invece Dio manifesta la sua grandezza nella normalità. Nelle piccole cose. Nelle esperienze di ogni giorno. Mi piace soffermarmi su questo punto ricordando il passo dell’Antico Testamento in cui il profeta Elia incontra Dio sul monte Oreb: “Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?»” (1Re, 19, 9.11-13).
Dio non è colui che ci fa paura, ma colui che viene a salvarci; è quel soffio di brezza leggera che ci dà respiro quando ci sembra di soffocare. Lui è quella mano tesa che ti sorregge quando stai per affondare.
Accettiamo il suo aiuto ed iniziamo a rialzarci dal torpore in cui siamo precipitati negli ultimi anni. Togliamo il fango dai nostri occhi e rendiamoci conto degli sguardi disperati che ci seguono dagli angoli delle nostre strade. Effatà, apriamo le nostre orecchie ed ascoltiamo il lamento delle persone che chiedono il nostro aiuto. Alziamoci e camminiamo per le strade di questo mondo, e rispondiamo alla richiesta di Gesù che ci invita a proclamare il Vangelo ad ogni creatura. Vedete, amici cari, che facendo così avremo già iniziato a “risorgere”?
#Santanotte amici. Prepariamoci ad ascoltare la voce di Dio che sussurra al nostro cuore come un alito di brezza leggera e la fiammella di Dio, che brilla nel nostro cuore, rischiarerà sempre il nostro cammino e quello di chi ci sta accanto!
Alessandro Ginotta
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