
Perché la guerra?
Quante volte te lo sei chiesto? Perché la guerra? Perché una persona soffre? Perché si ammala? Perché un bambino nasce in una famiglia che non riesce a garantirgli neppure il necessario? Che colpa ha? Perché proprio lui?
Sono domande che spesso cadono nel vuoto. Eppure, in queste righe, voglio condividere con te un pensiero. Forse non spiegherà tutto, ma potrà essere un punto da cui partire, insieme.
Il mio in(solito) commento a:
«Vi do la mia pace» (Giovanni 14,27-31)
Dio è talmente perfetto… da aver creato anche l’imperfezione. Ha creato me. Ha creato te. E lo ha fatto per amore. Un amore che comincia fin dalle prime parole della Genesi: “Dio disse: «Sia…»” (Genesi 1,3). Basta una parola, e tutto prende forma. Dal nulla, ecco la luce, la vita, il creato. Tutto nasce da un atto d’amore.
E in quell’amore, Dio ci ha fatti liberi. Talmente liberi da poter scegliere anche il male.
Già nel primo giorno, secondo il Libro dei Giubilei – un testo che i cristiani copti considerano canonico – Dio creò gli angeli. E fu proprio allontanandosi da Lui che le creature hanno cominciato a inciampare, a scegliere male. A ferirsi. A ferire.
Vedi, Dio ci ama così tanto che ci ha dato il libero arbitrio. La possibilità di scegliere. Anche di sbagliare. Il male non è stato “creato”: è nato da una libertà mal gestita. È l’eccesso di bene – non accolto, non capito – che si storce, si spezza e diventa ferita.
Quando Dio dice: “Sia la luce!”, vede che “è cosa buona” (Genesi 1,3-4). E lo ripete per tutto ciò che crea. Alla fine, quando crea l’uomo, dice che è “cosa molto buona” (Genesi 1,27-31). Molto buona. Troppo amata per essere costretta. E così ci lascia liberi. Ci mette nelle nostre mani. E noi? Noi spesso scegliamo male.
La Genesi ci racconta di Adamo ed Eva, che ascoltano il serpente. Di Caino, che alza la mano su suo fratello. E poi una lunga, lunghissima catena di errori… fino alla Croce. Sì, anche la Croce è frutto di una nostra scelta sbagliata. È lì che abbiamo portato Gesù. È lì che l’amore ha subito la sua ferita più profonda. Eppure, proprio da quella Croce, Gesù ci guarda e ci perdona: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34).
Ecco il cuore di tutto: Dio non ci condanna. Non l’ha fatto con Giuda. Non l’ha fatto con Pietro, che lo ha rinnegato. Non l’ha fatto con Caino, e neppure con Adamo ed Eva. Ha cucito loro delle tuniche, prima di mandarli via dal Paradiso. Ha avuto compassione. Come fa con me. Come fa con te.
Dio non è un burattinaio. Non impone. Ama. E lascia liberi.
Siamo noi a scegliere. Siamo noi, oggi come allora, a decidere se ascoltare la sua voce… o il sibilo del serpente.
Allora non cerchiamo il male fuori di noi. Non diamo colpe a Dio per qualcosa che spesso nasce da una nostra libera decisione. Perché Lui ci ha dato la pace. Ma siamo noi a doverla accogliere. A doverla scegliere. Ogni giorno #Santanotte

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