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La Riconciliazione secondo don Bosco

La Riconciliazione secondo don Bosco

Don Bosco riusciva sempre ad entrare nel cuore dei suoi ragazzi. Con le parole del santo educatore, una guida alla buona confessione.

Don Bosco è sempre stato molto abile nell’affrontare anche i temi più difficili con un tono semplice e colloquiale. Vediamo come spiegò ai suoi ragazzi l’importanza di riconciliarsi con Dio: «Sapete voi che cosa fa un viaggiatore appena ritorna da qualche viaggio? La prima cosa che fa è osservare il suo vestito, se ha qualche macchia o di polvere o di fango o di altro, e poi dà mano alla spazzola e toglie via ad una ad una queste macchie, finché i suoi vestiti siano tutti puliti; e se fosse caduto in una pozzanghera, bisogna che faccia il bucato. Così pure dovete fare voi adesso che ritornate dalle vacanze: osservate un po’ il vestito della vostra coscienza, se è tutto ben pulito, se non ha alcuna macchia. Se mai vi trovaste qualche piccola macchia, prendete subito la spazzola della confessione e toglietela via; e se vi trovaste qualche macchia delle più grosse, per carità, togliete via anche questa».

La Riconciliazione secondo don Bosco
Un buon esame di coscienza

Don Bosco rivolse questa buona notte ai suoi giovani il 28 ottobre del 1875: «Prima di ogni altra cosa bisogna accuratamente esaminare la vostra coscienza e cominciare a togliere da essa, se per caso vi fosse, qualche cosa di grave; perché se voi vi preoccupaste di tappezzare bene le pareti di una camera, anche arredata con ogni lusso, mentre nel bel mezzo vi fosse una pattumiera o della sporcizia, voi fareste ridere, e vi direbbero: “comincia a togliere quella sporcizia e poi arrederai la camera”. Lo stesso vale per la vostra anima: se alcuno avesse un peccato grave sulla coscienza ma volesse limitarsi a togliere solo i piccoli difettucci, costui non farebbe bene; per agire in modo intelligente bisogna togliere il peccato e poi si penserà ad abbellirla sempre meglio nei dettagli».

Il pentimento

Può capitare, osservava don Bosco, che si tenda a trascurare qualche peccato, anche veniale: «Si ruba, ad esempio, qualche pacchetto di caffè, si rompe qualche vetro, o si rompe qualche cosa e si dice: “nessuno mi ha visto” e non si confessa nulla. Ma vi ha visto Dio! È questo un danno! Ma se è vero che una goccia posta in un bicchiere quasi non si vede, aggiungendo goccia a goccia il bicchiere si riempie». Così pure se una persona si comporta male continuamente in queste piccole cose, ecco che «il peccato diventa grave e c’è bisogno assoluto di pentirsene e di confessarlo». In un’altra occasione san Giovanni Bosco osservò: «Alcuni vanno a confessarsi sempre con le medesime mancanze. Ciò che cosa indica? Che la confessione, per il fatto che non porta frutto, non è buona? Eh sì! Quando ci si va a confessare, se proprio non c’è miglioramento, c’è decisamente da temere che le confessioni non siano buone. Si direbbe qualche volta che si va a confessarsi per abitudine e che si vuole prendere in giro il Signore».

La Riconciliazione secondo don Bosco
Il proposito

«Alcuni credono che basti aprire interamente il cuore al direttore spirituale per incominciare una vita nuova e che sia confessione generale quando dicono tutto. È una gran cosa, ma qui non è tutto. Si tratta non solo di rimediare il passato, ma anche di provvedere all’avvenire con fermi propositi». Oltre all’esame di coscienza, ed al pentimento occorre quindi anche il fermo proposito di non peccare più.

Nessuna vergogna

«Per prima cosa – esortava don Bosco – vi raccomando di far quanto potete per non cadere in peccato: ma se per disgrazia vi accadesse di commetterne, non lasciatevi mai convincere dal demonio a tacerlo in confessione. Pensate che il confessore ha ottenuto da Dio il potere di rimettervi ogni tipo e ogni numero di peccati». Non bisogna provare vergogna perché il confessore «è un padre, il quale desidera ardentemente di farvi tutto il bene possibile, e cerca di allontanare da voi ogni sorta di male». Non bisogna temere di perdere la stima presso di lui confessandovi di cose gravi, oppure che egli venga a svelarle ad altri. Il confessore «non può servirsi di nessuna notizia avuta in confessione per nessun motivo al mondo. Dovesse perdere anche la propria vita, non dice, né può dire a chicchessia la minima cosa relativa a quanto ha udito in confessione. Anzi posso assicurarvi che quanto più sarete sinceri ed avrete confidenza con lui, tanto più egli accrescerà la sua confidenza in voi e sarà sempre più in grado di darvi quei consigli ed avvisi che gli sembreranno maggiormente necessari ed opportuni per le anime vostre». San Giovanni Bosco insisteva con i suoi ragazzi di non tacere per vergogna nessun peccato. A chi avesse omesso qualcosa raccomandava: «Amico, per amore di Gesù Cristo e per il Sangue prezioso che egli sparse per salvare l’anima tua, ti prego di aggiustare le cose della tua coscienza la prima volta che andrai a confessarti, esponendo sinceramente quanto ti dà pena, precisamente come se ti trovassi in punto di morte. Se non sai come esprimerti, di’ solamente al confessore che hai qualche cosa che ti dà pena nella vita passata. Al confessore basterà questo, tu poi segui quanto egli ti dice, e poi sta’ sicuro che ogni cosa sarà aggiustata».

Alessandro Ginotta

Questo articolo è stato pubblicato anche su: RIVISTA MARIA AUSILIATRICE

 

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