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La ricetta per un’anima in fermento

La ricetta per un'anima in fermento

Ingredienti:

  • 500g di farina della vita, impastata con esperienze e scelte quotidiane
  • 300ml di acqua del tempo, che scorre senza fermarsi mai
  • 2 cucchiai di olio delle relazioni umane, per dare sapore e calore al cuore
  • Lievito qb… ma attenzione: quale lievito stai usando?

Perché basta un pizzico di quello sbagliato per rovinare tutto. E se fosse proprio questo il motivo per cui ci siamo lasciati rubare Gesù?

Il mio in(solito) commento a:
“Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode” (Marco 8,14-21)

Hai mai avuto la sensazione che qualcosa—o meglio, qualcuno—ti abbia portato via Gesù? Ti svegli la mattina, corri tutto il giorno tra impegni, preoccupazioni, scadenze, notifiche che esplodono sul telefono come fuochi d’artificio… e Lui? Lui sembra svanito nel nulla. La vita frenetica ci avvolge, ci distrae, ci lega mani e cuore. E senza nemmeno accorgercene, il mondo ci ha rubato Gesù. Non pensiamo più a Lui. E sai perché? Perché il lievito di questo mondo ha fermentato dentro di noi.

Un pizzico di lievito avariato può guastare un’intera pagnotta, lo sai bene. Così come un frutto marcio può contaminare tutto il cestino. Ed è così che funziona anche nella nostra vita spirituale. Basta poco -un’influenza sbagliata, una distrazione, una priorità invertita—e il cuore si lascia invadere da un fermento che non è quello di Dio.

E allora, ti chiedo: che tipo di lievito stai mettendo nell’impasto della tua vita?

Troppa ansia per il futuro? Fermenteranno solo paure e preoccupazioni.
Troppa ipocrisia? Ecco diffondersi ambiguità, doppiezza, falsità.
Troppi compromessi con la verità? E il cuore si indurisce, si chiude.

Ma attento, perché il lievito dei farisei—quello da cui Gesù ci mette in guardia—potrebbe già essere dentro di noi. Sì, proprio dentro di noi. Ogni volta che usiamo la fede per tornaconto personale, ogni volta che mascheriamo un capriccio con una “buona intenzione”, ci lasciamo corrompere da quel veleno.

Gesù ci vuole diversi. Ci vuole limpidi, autentici, capaci di alzare lo sguardo oltre le miserie di questo mondo. Ci invita a liberare il cuore da ogni zavorra, ad accogliere Dio nelle pieghe più ordinarie della nostra giornata.

San Paolo lo dice chiaro e tondo:

“Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova” (1Corinzi 5,6-7).

È tempo di cambiare lievito.
Di lasciar andare tutto ciò che appesantisce l’anima.
Di liberarci dalle catene invisibili che ci tengono ancorati alla terra.

Perché il rischio è quello dei discepoli di Marco 8: stare accanto a Gesù senza accorgersi di Lui. Camminare con Lui, ascoltarlo, vedere miracoli eppure restare ciechi, sordi, distratti. Non voglio essere così. E tu?

E allora, apriamo gli occhi! Impariamo a gioire per un fiore che sboccia, per il sole che ritorna dopo la tempesta, per una rondine che danza nel cielo. Perché Dio è in tutto questo. Dio è nella bellezza che ci circonda, nei piccoli doni quotidiani che troppo spesso diamo per scontati.

La vera felicità? Sta nel saper riconoscere Dio nella nostra vita.

E voglio lasciarti con un’esortazione di San Paolo che ti invito a fare tua, oggi stesso:

“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi! Non angustiatevi per nulla, ma affidate tutto a Dio con preghiere e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori” (Filippesi 4,4-7).

Lascia che la luce e l’amore di Dio dissolvano le ombre dentro di te. Non lasciare che il mondo ti rubi Gesù. Riprenditelo! #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “L’Ultima Cena”, di Juan de Juanes, 1562, olio su pannello, 116×191 cm, Museo Nazionale del Prado, Madrid

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