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Il veleno del disprezzo

Il veleno del disprezzo

Fin dal peccato originale, il maligno vessa ed infastidisce l’uomo. Proprio non lo può sopportare. Perché l’uomo viene amato da Dio, mentre lui, il Male, è stato scacciato dai cieli.

Il mio in(solito) commento a:
“Chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato” (Luca 10,13-16)

Non stupirti: è successo anche a Gesù! È più facile essere accolti e ammirati da chi ci incontra per la prima volta che da chi ci conosce da sempre. I compaesani di Gesù, i suoi vicini, gli amici di infanzia… quante volte hanno pensato: “Non è costui il figlio del falegname?” (Mt 13,55). A volte l’abitudine spegne lo stupore. E così, ciò che dovrebbe accendere il cuore diventa routine.

Immagina la scena: sei a Cafarnao, la città dove Gesù vive. Lo vedi camminare per le strade che anche tu percorri ogni giorno. Lo incontri al mercato, lo osservi mentre entra nella casa di Pietro, forse hai assistito a uno dei suoi miracoli. Eppure… il tuo cuore resta freddo. Non ti lasci toccare. Proprio lì, dove Dio ha scelto di farsi vicino, nasce l’indifferenza.

Per questo Gesù pronuncia parole dure: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida!” (vv. 13-15). Perché chi ha visto la luce e sceglie di rimanere al buio, compie il rifiuto più grande. Non è come chi non conosce: è come l’allievo brillante che, potendo dare molto, si rifiuta di impegnarsi. La sua responsabilità è più pesante.

E qui ti fermo. Perché riguarda anche me, riguarda anche te. Ogni volta che sappiamo bene cosa è giusto, eppure scegliamo altro, stiamo facendo come Cafarnao: respingiamo l’Amore che ci visita.

Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Scegliere deliberatamente, cioè sapendolo e volendolo, una cosa gravemente contraria alla Legge divina e al fine ultimo dell’uomo è commettere un peccato mortale. Esso distrugge in noi la carità, senza la quale la beatitudine eterna è impossibile. Se non ci si pente, conduce alla morte eterna“. E’ questo il principio di questo brano: chi sbaglia senza sapere può venire perdonato, ma chi sa e non mette in pratica…

Un po’ come un maestro rimprovera severamente l’allievo capace che, non studiando a fondo, si dimostra impreparato, mentre, lo stesso maestro, è sempre pronto a giustificare l’allievo meno dotato che proprio quel capitolo non riesce a comprenderlo…

Ma c’è qualcosa di ancora peggio. Pensiamo agli angeli caduti: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri per il giudizio» (2 Pietro 2,4). Ed anche: «Il Signore tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del grande giorno, gli angeli che non conservarono il loro grado ma abbandonarono la propria dimora» (San Giuda Taddeo 6).

Fin dal peccato originale, il maligno vessa ed infastidisce l’uomo. Proprio non lo può sopportare. Perché l’uomo viene amato da Dio, mentre lui, il Male, è stato scacciato dai cieli. Un tempo, infatti, Lucifero ed i demoni erano angeli. Creature celesti che stavano al cospetto di Dio. Ma l’orgoglio si fece strada in loro. Non accettarono l’autorità di Dio e si ribellarono. La loro fu una libera scelta, perché Dio, nella sua infinità bontà, concesse alle creature celesti, così come a noi uomini, sue creature terrestri, il libero arbitrio. La facoltà di decidere in autonomia, la possibilità di scegliere tra il bene ed il male. E, quella di trasformarsi in demoni rinunciando a Dio, fu la scelta di questi angeli corrotti. Una scelta che non si può proprio perdonare.

Ma perché Dio, che con noi è tanto generoso e paziente, tant’è che è pronto a perdonare ogni nostro errore, ed anche il più grave dei nostri peccati, non perdonò gli angeli ribelli? Proprio per via della loro conoscenza. Essi avevano ben chiara la differenza tra il bene ed il male. Ed hanno scelto il male. La consapevolezza della loro scelta, piena e nitida, li ha marchiati definitivamente. Gli angeli ribelli non potranno venire perdonati, perché sapevano bene quello che stavano facendo. Essi hanno una conoscenza molto più completa della nostra, non “sbagliano” ma agiscono nella pienezza della loro coscienza. Ed in questa consapevolezza scelgono volutamente il male.

Ecco che siamo chiamati tutti a fare un bell’esame di coscienza: dobbiamo capire, quando sbagliamo, se compiamo il male consapevolmente (ed in tal caso facciamo una gran brutta azione), oppure se il nostro errore è causato più dall’ignoranza (allora la nostra colpa è molto meno grave). Ma che cosa manca, allora, ai demoni, che pur hanno chiara l’identità di Gesù Cristo più di tutti gli altri? A loro mancano la carità e l’amore. I sentimenti che più ci avvicinano a Dio, che è amore.

E il più alto di tutti i comandamenti ci dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, e il prossimo tuo come te stesso”. Questo, i demoni non lo vogliono fare. Ecco perché noi, agli occhi di Dio, valiamo di più!

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu il nostro sostegno contro la perfidia! e le insidie del diavolo! Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni, i quali errano per il mondo per far perdere le anime. Amen! 
#Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Crocifissione”, di Taddeo Gaddi, c. 1340, Firenze, Santa Croce.

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