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Il Vangelo ha fame di mani

Il Vangelo ha fame di mani

Il Vangelo non è una primizia rara da esibire. È pane. E va spezzato. Non è un tesoro da custodire sotto chiave, né una bottiglia pregiata riservata a pochi intenditori. Non serve una laurea in teologia, né la memoria di un biblista. Il Vangelo è per tutti. E a tutti appartiene. Anzi, è molto di più: è un dono da condividere, da portare per le strade del mondo, da far respirare tra la gente.

Il mio (in)solito commento a:
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Matteo 10,7-15)

Hai ricevuto un dono immenso. Sì, proprio tu. Forse non te ne sei accorto, forse ti sembra invisibile, o troppo piccolo per essere importante. Ma c’è. Vive dentro di te, pulsa nel tuo cuore, brilla anche nei giorni più bui. Ed è gratuito. E proprio perché è gratuito, non può restare fermo. Va donato. Con la stessa leggerezza, con la stessa libertà con cui ti è stato affidato.

Gesù non ci lascia dubbi: ci affida una missione. Portare la sua Parola a tutti. Ma attenzione, non in qualunque modo. Ci chiede di farlo con il suo stile: uno stile che non impone, ma propone. Che non conquista, ma si fa accogliere. Che entra in punta di piedi nelle vite e, se trova spazio, le illumina.

Quando arrivi in una casa — dice Gesù — non bussare con arroganza. Porta pace. Con rispetto, con dolcezza. E se quella pace verrà accolta, resterà. Se non verrà accolta, tornerà a te. Ma non sarà mai sprecata. Perché ogni gesto d’amore, anche il più piccolo, ha un senso. Ogni seme gettato con fede, anche quello che sembra non germogliare, in realtà prepara la terra.

Il Vangelo è così: si annuncia a tutti, senza distinzione. Non possiamo sapere chi ascolterà, chi accoglierà, chi invece si chiuderà. Qualcuno riderà di noi, qualcuno cambierà strada, qualcuno ci caccerà via. Ma non importa. Perché noi non siamo chiamati al successo, siamo chiamati alla fedeltà. A continuare a seminare, anche quando il terreno sembra arido.

Gesù l’ha fatto. Ha seminato ovunque: tra le spine, sulle pietre, lungo le strade. Anzi, forse ha amato proprio quei luoghi inospitali, perché lì la speranza è più forte. Lui sa che basta un granello di senape per far esplodere la gioia del cielo.

Ricordi? “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). Ecco la logica del Vangelo. Ecco la follia dell’Amore: cercare chi è perduto, credere in chi tutti hanno smesso di credere, amare anche quando non conviene.

Allora, amico mio, amica mia, ricordiamocelo: non siamo solo terra. Siamo anche seminatori. E, se Dio vorrà, potremo diventare perfino seme. Ogni nostro gesto, ogni nostra parola, ogni sguardo di tenerezza è una piccola semina di cielo. E la terra, questa nostra terra ferita e assetata, ha fame di semi buoni. Le spighe ci aspettano. I campi della vita sono aperti davanti a noi. Ma servono mani pronte. Cuori generosi. Persone disposte a sporcarsi di terra e di speranza.

E allora ti chiedo: sei tu quel seminatore? Sei tu quella seminatrice? Siamo pronti a unirci al Seminatore?
A spargere, con la nostra vita, semi di Vangelo? A diventare noi stessi Parola viva — che cammina, che ama, che parla di Dio con i gesti, più che con le parole? Io ci sto. E tu? #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Il Discorso della montagna”, di Carl Heinrich Bloch, 1877, olio su rame, Museo Nazionale del Castello di Frederiksborg, Danimarca

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