
Il sogno che Giuseppe non raccontò mai
Facciamo un passo indietro. Anzi no: facciamone molti. Torniamo indietro nel tempo, attraversiamo secoli di silenzio, pergamene ingiallite, parole che sono arrivate fino a noi più sussurrate che scritte. Perché oggi voglio parlarti di un Giuseppe diverso. Di un Giuseppe che forse non conosci. O che hai sempre visto… senza davvero guardare.
Il mio decisamente in(solito) commento a:
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide (Mt 1,18-24)
Dimmi la verità. Quando pensi a san Giuseppe, non lo immagini anche tu un po’ in disparte? Silenzioso. Defilato. Sempre un passo indietro rispetto a Maria e Gesù. Una presenza buona, sì, ma quasi invisibile.
Eppure, se ti fermi un attimo ad ascoltare davvero, Giuseppe non è affatto un uomo spento. È un terremoto trattenuto. È un cuore attraversato dal dubbio, dalla paura, dalla tenerezza. È un uomo che lotta dentro. Proprio come te.
Oggi entro con te in racconti antichi, quelli che la tradizione chiama “apocrifi”, cioè nascosti. Non per sostituire il Vangelo – che resta la bussola – ma per lasciarci interrogare. Un po’ come quando leggi un romanzo e, all’improvviso, una frase sembra parlare esattamente della tua vita.
Hai mai notato che nei dipinti San Giuseppe viene spesso rappresentato con uno stelo di fiori in mano? Un’antica leggenda racconta che San Giuseppe, insieme a tutti gli altri uomini della città, venne convocato dai grandi sacerdoti, perché si doveva scegliere chi sarebbe stato il marito della giovane Maria.
Eccola: Il sacerdote allora disse: “Chiunque non ha moglie, venga domani e porti in mano un bastone”. Avvenne così che Giuseppe, insieme ai giovani, portò un bastone. Dettero i loro bastoni al sommo pontefice, questi offrì un sacrificio al Signore Dio e lo interrogò. Il Signore gli rispose: “Introduci i bastoni di tutti nel santo dei santi; i bastoni restino lì. Ordina poi loro che vengano da te domani a riprendere i loro bastoni; dalla cima di un bastone uscirà una colomba e volerà in cielo. Maria sarà data in custodia a colui nella cui mano il bastone restituito darà questo segno”.
Il giorno dopo tutti giunsero assai presto. Il pontefice, compiuta l’offerta dell’incenso, entrò nel santo dei santi e trasse fuori i bastoni. Distribuitili tutti, da nessun bastone uscì la colomba. Il pontefice si rivestì allora con i dodici campanelli e con la veste sacerdotale, entrò nel santo dei santi, accese il sacrificio ed elevò preghiere. Apparve l’angelo del Signore e gli disse: “C’è qui un bastone piccolissimo, del quale tu non hai fatto caso alcuno, l’hai messo con gli altri, ma non l’hai tirato fuori con essi. Quando l’avrai tirato fuori e dato a colui al quale appartiene, in esso si avvererà il segno del quale ti ho parlato”. Quello era il bastone di Giuseppe il quale, essendo vecchio, era avvilito di non poterla prendere; perciò neppure lui voleva ricercare il suo bastone. Mentre se ne stava umile e ultimo, il pontefice con voce chiara gli gridò: “Giuseppe, vieni e prendi il tuo bastone, tu infatti sei atteso”. Giuseppe, spaventato che il sommo sacerdote lo chiamasse con tanto clamore, si accostò. Non appena tese la mano e ricevette il bastone, dalla cima uscì fuori una colomba più bianca della neve e straordinariamente bella: dopo avere volato a lungo per le sommità del tempio, si lanciò verso il cielo. (Pseudo Matteo 8,2-3).
Giuseppe, ci raccontano questi testi, non è il primo. Non è il più giovane. Non è il più brillante. È quello che resta indietro. Quello che non osa sperare troppo. Quello che probabilmente pensa: non toccherà a me. E invece succede qualcosa di inatteso. Tra tante mani tese, è proprio la sua a stringere un bastone che fiorisce. Una colomba si alza in volo. Il segno lo sceglie. Non perché sia perfetto, ma perché è disponibile.
E qui mi fermo un istante. Perché questa scena parla anche di te. Quante volte ti sei sentito “di troppo”? Quante volte hai pensato: non sono io la persona giusta?
Poi la vita, come spesso accade, colpisce senza preavviso. Giuseppe torna a casa. Maria è incinta. E in un istante il mondo gli crolla addosso. Il cuore si spezza. Il silenzio diventa pesante come piombo. Giuseppe non urla, non accusa. Pensa di fuggire. Sparire. Lasciare spazio a Dio… togliendo se stesso di mezzo.
Hai mai avuto anche tu voglia di scappare davanti a qualcosa che non capivi?
Hai mai pensato che chiuderti, spegnerti, fosse più facile che fidarti?
Eppure Giuseppe resta. Trema, ma resta. E nel cuore della notte – quando tutto tace e le maschere cadono – Dio gli parla. Non con il fragore del tuono, ma con la delicatezza di un sogno. «Non temere».
Sono parole che Dio continua a ripetere anche a te. Oggi. Non temere di amare. Non temere di fidarti. Non temere di restare.
Giuseppe si sveglia diverso. Non perché abbia finalmente capito tutto, ma perché ha scelto di fidarsi. E compie un gesto enorme, rivoluzionario: riconosce il proprio errore, chiede perdono, accetta di essere fragile. È lì che diventa davvero grande. Perché chi non chiede mai perdono non è forte: è solo pieno di sé. E chi è pieno di sé non lascia spazio a Dio.
Ed eccoci allora al Vangelo di oggi. Giuseppe fa come l’angelo gli ha detto. Senza proclami. Senza spiegazioni. Senza rumore. Obbedisce. E così, nel silenzio, cambia la storia.
E tu? Ti fermi mai davvero ad ascoltare Dio? O il rumore, la fretta, le paure soffocano tutto?
Dio ti parla. Sempre. Nella Parola che ti abita. Negli eventi che ti scuotono. Nella bellezza che ti sorprende. Ma non si impone. Attende. Giuseppe ha ascoltato. Si è fidato. Ha detto sì. E il Verbo ha trovato casa. Forse oggi il Signore non ti chiede di capire tutto. Ti chiede solo di non girarti dall’altra parte. Di restare. Di fidarti. Di custodire.
Perché Dio continua a nascere… anche attraverso di te #Santanotte
Alessandro Ginotta

Sostieni labuonaparola.it
La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità:
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Vuoi i commenti di La buona Parola nella tua e-mail?
Iscriviti alla newsletter: è gratis e potrai cancellarti in qualsiasi momento!


