
Il dono più grande: la libertà di scegliere
La libertà. È una parola che pronunciamo ogni giorno, quasi fosse scontata. Ma è molto di più: è il battito stesso del cuore di Dio. Dio ci ama così tanto da rispettare la nostra libertà… anche quando ci porta lontano da Lui. Anche quando scegliamo di sbagliare.
Il mio (in)solito commento a:
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli (Matteo 7,21.24-27)
Quante volte ci siamo trovati davanti a un bivio? Forse una. Forse cento. Forse ogni giorno. E ogni volta scegliamo. È lì che entra in gioco quel dono meraviglioso che si chiama libero arbitrio. Il più grande, dopo la vita. Perché Dio, quando ci ha creati, non ci ha voluto come marionette legate ai fili di un destino già scritto: ci ha voluti liberi. Liberi persino di dire “no”.
Già nel giardino dell’Eden, davanti all’albero del bene e del male, Dio ci ha messi di fronte a una scelta. Poteva impedirla? Certo che sì. Ma non l’ha fatto. Perché l’amore vero non controlla, non impone, non forza. L’amore vero lascia liberi. E Dio ci ama troppo per toglierci la libertà di decidere.
E così, da allora, la storia dell’umanità è una lunga catena di scelte: giuste, sbagliate, luminose o dolorose. Dio, con infinita pazienza, ci accompagna in tutte. E anche quando ci ostiniamo a fare di testa nostra, anche quando sbattiamo la porta del suo amore, Lui resta lì. In silenzio. Con la mano tesa.
Perché la libertà è un rischio, ma anche una promessa. Senza Dio, l’uomo vaga nel deserto della paura, senza una direzione, senza una casa. Con Dio, invece, ogni scelta, anche la più difficile, trova senso.
E qui arriva la parabola di oggi: la casa sulla roccia e la casa sulla sabbia. Costruire sulla sabbia è più semplice: basta poggiare mattoni su mattoni, senza scavare. È il modo più veloce, più comodo. Ma al primo temporale, tutto crolla. “Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti… ed essa cadde e la sua rovina fu grande” (Mt 7,27).
Così è la nostra vita quando dimentichiamo Dio: può sembrare solida, può brillare all’apparenza, ma manca di fondamenta. Basta un colpo di vento, una delusione, una prova — e tutto si sgretola.
Poi ci sono quelli che decidono di scavare. Di mettere le mani nella terra, di costruire in profondità. Sono quelli che fondano la loro vita sulla roccia: sull’amore, sull’ascolto, sulla Parola. Sono quelli che scelgono di fidarsi, anche quando non capiscono tutto. E quando arriva la tempesta, restano in piedi. Perché hanno scelto Dio come base.
“Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia” (Mt 7,25).
Ecco la differenza. Non tra chi cade e chi no — perché nella vita tutti inciampiamo — ma tra chi ha una mano a cui aggrapparsi e chi no. Tra chi ha un punto fermo e chi si perde nel vuoto.
Quando nella mia vita c’è spazio per Dio, non ho paura del vento. So che, anche se vacillo, non cadrò. Perché Lui è la mia roccia, la mia forza, la mia casa.
“Non temere, perché io sono con te;
non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.
Ti rendo forte e ti vengo in aiuto,
e ti sostengo con la destra vittoriosa.”
(Isaia 41,10)
E allora, anche nelle notti più scure, posso dire con il salmista:
“Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.”
(Salmo 22)
La libertà è il dono più grande. Ma solo quando scegliamo di fondarla sull’amore, diventa salvezza. E tu, oggi, su cosa stai costruendo la tua casa? #Santanotte
Alessandro Ginotta

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