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Gesù e il sabato

Gesù e il sabato

Perché, vedi, Dio non riesce a restarci lontano. Se ci allontaniamo, ci rincorre. Se ci perdiamo, ci cerca. E se anche solo uno di noi ha fame – fame di pane, di affetto, di senso – Lui lascia tutto e viene a cercarlo, in mezzo al campo, tra le spighe… anche di sabato. Perché l’Amore non si può fermare

Il mio (in)solito commento al Vangelo: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato» (Mt 12,1-8)

Gesù cammina tra le spighe, in mezzo al grano dorato che ondeggia piano sotto il vento. Accanto a Lui ci sono i suoi amici. Sono affamati, stanchi. Allungano la mano, staccano qualche spiga e ne mangiano i chicchi. Ma ecco che arrivano loro… i farisei. A braccia conserte, lo sguardo severo, pronti a puntare il dito. “È sabato!”, dicono. E per loro questo basta. Come se il bisogno dell’uomo potesse aspettare. Come se Dio potesse essere offeso da un pugno di grano sfiorato dalla fame. Già, è strano: l’uomo che “crede” di essere Dio vuole fermare Dio… proprio nel momento in cui Dio sceglie di diventare Uomo.

Ti ricordi quando Dio chiama Mosè e gli affida le tavole della Legge? Dieci semplici parole scolpite sulla pietra… ma l’uomo, si sa, ha la tendenza a complicare le cose. A volte è il serpente che ci sussurra all’orecchio, altre volte siamo noi a cercare scappatoie, scorciatoie, interpretazioni. Così, incapaci di vivere quei dieci comandamenti con cuore puro, ne abbiamo generati oltre 600. Una legge su misura, certo… ma non su misura d’uomo, bensì su misura di paura.

Tra quei comandamenti ce n’è uno che parla del riposo: «Il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore» (Es 31,15). Un invito a fermarci. A respirare. A fare spazio a Dio. A lasciarci amare, insomma. Non un obbligo, ma un dono. Un tempo in cui non siamo schiavi di nessuno. Un tempo in cui possiamo tornare noi stessi.

Ed è proprio qui che Gesù ci spiazza. Perché quando dice: «Il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27); sta mettendo tutto sottosopra. O meglio… sta rimettendo tutto al suo posto.

Il sabato non è una gabbia, è un abbraccio. È un giorno in cui l’uomo può finalmente sentirsi libero di amare Dio… e di lasciarsi amare. Libero di cercare il volto del Signore nella preghiera, ma anche nel volto del fratello. Di una madre. Di un amico. Di un povero che bussa alla porta.

E allora, dimmi: può davvero Dio chiederci di ignorare la fame di un amico solo perché è sabato? Può il Signore, che ci ama infinitamente, voltarsi dall’altra parte davanti a un malato, solo perché quel giorno “non si fa”? Possiamo davvero pensare che, in nome della religione, qualcuno debba restare escluso, non guarito, dimenticato? No, Dio non ragiona così.

Gesù, di sabato, guarisce, libera, consola. Raccoglie spighe. Non per trasgredire, ma per amare. Per rimettere al centro l’essenziale. Per insegnarci che ogni regola che non profuma d’amore… non profuma affatto di Dio.

Con Lui finisce il tempo dei precetti pesanti, dei sacrifici svuotati di senso. Quel vino vecchio, che ormai sa solo di muffa, viene sostituito da un vino nuovo. Un vino che sa di libertà. Di novità. Di gioia. È il Vangelo.

Quel Vangelo che riassume tutta la Legge in due parole leggere come piume, eppure capaci di cambiare il mondo: «Ama Dio… e ama il prossimo tuo come te stesso» (cfr. Mt 22,37-40). Tutto il resto? Viene dopo. Tutto il resto… passa.

Ecco perché dobbiamo sempre diffidare da una fede che limita, da una fede che impone ma non ispira, che castiga ma non consola. Se una regola ferisce l’uomo, allora non può dare gloria a Dio. Se un rito esclude, allora non viene dal cuore del Padre.

Il sabato non è un ostacolo. È una festa. È l’inno dell’Amore che si ferma accanto a chi soffre. È Dio che si inginocchia per bendare la ferita di un cuore solo.

Perché, vedi, Dio non riesce a restarci lontano. Se ci allontaniamo, ci rincorre. Se ci perdiamo, ci cerca. E se anche solo uno di noi ha fame – fame di pane, di affetto, di senso – Lui lascia tutto e viene a cercarlo, in mezzo al campo, tra le spighe… anche di sabato. Perché l’Amore non si può fermare #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Gesù cammina in un campo di grano” di Johannes Raphael Wehle, 1900, olio su tela

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