Se ti stai chiedendo di cosa sia fatto Dio, ecco la risposta: amore puro. Non un amore qualunque, ma quello che non si ferma davanti al peccato, che perdona. Un amore che non si ridimensiona davanti alle nostre debolezze, anzi, cresce. Un amore che non smette di esistere nemmeno se siamo noi a respingerlo.
Ecco il mio in(solito) commento su: Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso (Matteo 22,34-40).
San Giovanni, nella sua prima lettera, ci ricorda: “Dio è amore, e chi vive nell’amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui” (1 Giovanni 4,16). Il messaggio è semplice e travolgente: Dio ti ama. Punto. Così come sei, senza pretendere di cambiarti. Ti ama per il solo fatto che esisti. Non importa se sei un santo o un peccatore: l’amore di Dio non fa distinzioni.
Questo è lo stesso amore che spinge Gesù a lasciare novantanove pecore nel recinto per cercare quella smarrita. Quando ci allontaniamo da Lui, soffriamo, ma Lui soffre ancora di più. E quando ci ritrova, non ci rimprovera né ci obbliga a tornare a forza. Ci prende sulle spalle con delicatezza e amore. Perché, come ci insegna il Vangelo di Luca: “Vi sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Luca 15,1-32).
Ma attenzione: l’amore di Dio non significa giustificare tutto quello che facciamo. No. Vuol dire che, anche nel nostro errore, quell’amore ci può trasformare e farci migliorare. Non siamo chiamati a cambiare Dio, ma a lasciarci cambiare da Lui. Gesù, il Figlio di Dio, è venuto sulla Terra proprio per questo: per ampliare i nostri orizzonti, per mostrarci che l’amore verso Dio e il prossimo è la base di tutta la Legge e i Profeti. “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il primo e grande comandamento. E il secondo è simile al primo: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22,34-40).
Questo è il “vino nuovo” di Gesù, un amore che rompe gli schemi e ci invita a guardare oltre, a comprendere che davanti alla grandezza di Dio, molte delle nostre convinzioni perdono significato. Dio non cancella la Legge, ma la porta alla sua pienezza. Eppure, amare il prossimo non è sempre facile. Quando siamo feriti, amare chi ci ha fatto del male sembra impossibile. È qui che interviene la grazia, un dono divino che ci spinge dove non riusciamo da soli. Gesù stesso ha incarnato fino in fondo questo amore, perdonando i suoi carnefici sulla croce (Luca 23,34).
Dio, compassionevole e misericordioso (Esodo 34,6), ci offre un amore viscerale e gratuito. Questo amore diventa il modello da seguire nel nostro rapporto quotidiano con gli altri: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Giovanni 13,34). Se ci sembra un compito troppo difficile, Sant’Agostino ci offre un suggerimento pratico: “Se amerai Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, non rimarrà in te nulla con cui amare te stesso. Ama, dunque, il Signore!”.
Il segreto è svuotare il cuore dall’egoismo per riempirlo d’amore per Dio. Solo allora, liberi dai pesi che ci appesantiscono, potremo davvero amare. #Santanotte
Alessandro Ginotta
Sostieni labuonaparola.it
Se ti piace questo blog sostienilo. La tua donazione mi aiuterà a continuare a creare contenuti di qualità.
Ogni contributo, grande o piccolo, fa la differenza. Grazie per il tuo sostegno!
Scopri di più da La buona Parola
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.