Diventare pagine viventi di Vangelo

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Andare e testimoniare, sono i due verbi che sostituiranno venire e vedere
Il mio in(solito) commento a:
Mio Signore e mio Dio! (Giovanni 20,24-29)

Sconcerto, sconforto, paura, delusione. Quanto devono essere intensi i sentimenti che in questo momento scuotono il cuore degli apostoli! Il loro sogno si è infranto. Desideravano incoronare il Maestro Re dei Cieli. Ma la corona, che gli posero sul capo i soldati romani, era fatta di spine. Ora gli apostoli sono chiusi nel cenacolo. Il loro Re è morto. Le porte sono sprangate, perché temono di poter venire, essi stessi, catturati. 

Ma, come sempre, le strade di Dio sono ben diverse da come ce le aspettiamo. E così, la delusione cocente lascia spazio alla rinnovata, anzi, confermata fede, quando Gesù li sorprende entrando nel Cenacolo. “Venite e vedrete” disse Gesù, all’inizio di tutto, lungo le rive del Giordano (cfr. Giovanni 1, 35-42). E per tutto il Vangelo è questo che i discepoli hanno fatto: hanno camminato dietro a Gesù e hanno guardato. Lo hanno visto guarire gli infermi, cacciare i demoni, sfamare gli affamati e perfino risuscitare i morti. Ma soprattutto lo hanno visto amare, come mai nessuno aveva fatto prima. Amare fino al limite più estremo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13).

Ed ora, che Gesù sta partendo: “Dove vado io, voi non potete venire” (Giovanni 13,33), i due verbi che hanno accompagnato gli apostoli: “venire” e “vedere”, devono cambiare: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Marco 19,15). “Andare” e “testimoniare” sono i loro due nuovi compiti.

Ora che hanno incontrato Gesù Risorto, hanno una missione. E la missione degli apostoli, amici cari, è anche la nostra. Ci siamo anche noi, oggi, nel Cenacolo ad incontrare Gesù. Ci siamo anche noi, con Tommaso, a mettere le nostre mani nelle ferite del Figlio di Dio. Sì, lo facciamo ogni volta che soffriamo. Lo facciamo ogni volta che incontriamo un sofferente.

Ora tocca a noi diventare pagine viventi di Vangelo. Gesù ci domanda di testimoniare, a chi è distante, che cosa significa amare, perdonare, accogliere, servire… Ci chiede di lasciar trasparire dal nostro modo di fare, dal nostro relazionarci con gli altri, quelli che sono i principi cristiani che noi stessi abbiamo deciso di seguire. Perché esiste davvero un’alternativa a questo mondo arroccato ed individualista. Perché l’egoismo non è per forza destinato a trionfare.

#Santanotte amici, Dio si mostra a coloro che lo cercano. Il nostro cuore sia sempre pieno di Lui 🙂 🙂 🙂

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo mostra le sue ferite” di Giovanni Antonio Galli (detto “lo Spadarino”), 1620, olio su tela, Perth Museum and Art Gallery

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