Un Dio che vede il mondo al contrario. E si fa luce proprio quando attorno a noi cala il buio.
Il mio in(solito) commento a:
«Il Cristo viene forse dalla Galilea?» (Giovanni 7,40-53)
Hai mai avuto la sensazione che Dio veda le cose… al contrario? Che guardi dove nessuno guarda, che ami ciò che il mondo scarta, che accenda la luce proprio quando tutto sembra immerso nel buio?
Già, le prospettive del Signore non sono affatto come le nostre. Lui, che è Altissimo, infinito, onnipotente… si lascia fasciare in panni poveri e deporre in una mangiatoia. Non in un trono d’oro, ma in una greppia piena di fieno. (Luca 2,7)
Ma che Dio è mai questo!? – verrebbe da chiedersi. Eppure, proprio questo Dio così “strano”, così sorprendente, così lontano dai nostri schemi… è il Dio dell’amore. Quello vero. Quello che non si risparmia. Che scende, che si abbassa, che si sporca le mani con noi. Che rischia la vita. E poi la dona.
Lo fa per chi? Per te. Per me. Per tutti noi. Gesù si è fatto carne per camminarti accanto. Si è fatto uomo per abitare la tua umanità. Per curare le tue ferite. Per liberarti da ciò che ti tiene prigioniero. Per salvarti. Punto.
Ma… Gesù… almeno una culla! Perché proprio una mangiatoia? Non sapevi che lì mangia il bestiame? Ah no… tu lo sapevi benissimo. Tu sai ogni cosa, anche quelle che io fatico a capire. Allora… forse… volevi farmi aprire gli occhi? Volevi farmi capire che c’è un altro modo di guardare il mondo?
Sì, è questo: cambiare prospettiva. Perché, se ci pensi, è tutto lì: i poveri sono beati (Luca 6,20), chi ha fame e sete sarà saziato (Luca 6,21), chi è odiato e disprezzato è vicino a Dio (Luca 6,22). Non è Dio a essere “fuori posto”. Siamo noi che guardiamo la vita dalla parte sbagliata.
Gesù non è sceso tra noi per stringere mani ai potenti, ma per tendere le braccia a chi è caduto. Per cercare chi si è smarrito. Per fare festa con chi non si sente degno nemmeno di alzare lo sguardo. Per stare dove c’è dolore. Dove c’è solitudine. Dove c’è fame d’amore. E sai una cosa? È proprio lì che ti troverà.
Lo troverai a cena con Zaccheo, al pozzo con la Samaritana, tra le lacrime di una peccatrice, sulle strade polverose dove nessuno vuole camminare. Perché Dio è così: non sa stare lontano da te.
Anche quando tu ti allontani da Lui. Anche quando ti perdi in felicità finte, in sorrisi vuoti, in abbracci che non scaldano. Anche lì… Gesù si avvicina. Ti cerca. Ti tende la mano. Ti solleva. Ti consola. È nei momenti più bui – proprio lì – che si fa luce.
E sai dove ha scelto di iniziare questa rivoluzione d’amore? A Betlemme. Che non è solo un paesino sulla mappa, ma in ebraico significa “Casa del Pane”. Il Pane. Capisci? Lui viene per sfamarti. Per diventare nutrimento. E si fa piccolo, come un pezzo di pane. Il Dio eterno… che si fa cibo. Per te.
In quella greppia c’è tutto il Vangelo: c’è il ribaltamento delle logiche del mondo. C’è la povertà che diventa beatitudine. C’è il servizio che si fa grandezza. C’è un Dio che lava i piedi ai suoi amici (Giovanni 13,4-5) e che chiama “amici” coloro che prima erano servi (Giovanni 15,15).
Non è venuto per giudicare, ma per amare. Per rialzarti, non per schiacciarti. Per camminare con te, non per lasciarti solo. Eppure… Lo abbiamo rifiutato. Non c’era posto per Lui. Né a Betlemme, né in molte case di oggi. Neppure un letto dove dormire. Né un sepolcro suo. Perfino quello fu prestato. E così eccoci davanti alla Croce. Il punto più basso della storia umana… che diventa il punto più alto dell’Amore divino.
La creatura che inchioda il Creatore. E Dio che, senza dire una parola di condanna, ci risponde con un abbraccio. Sì, la Croce è il punto d’incontro. Il luogo dove il Re si fa servo… e il servo scopre di essere figlio.
E allora, ti chiedo: sei pronto a cambiare prospettiva? Perché no, Dio non ha bisogno di occhiali nuovi. Siamo noi a dover aprire gli occhi. E scoprire che, quando tutto si fa buio, Lui è già lì. Con le braccia aperte. Pronto ad abbracciarti. Perché è proprio nei momenti più bui… che Dio si fa luce. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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