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Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore

Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la vita, la salvezza, la pace a tutti e per sempre. In Lui è possibile trovare la pace interiore e la forza per affrontare ogni giorno le diverse situazioni della vita, anche quelle più pesanti e difficili. Sì, perchè avere fede non significa non avere momenti difficili ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa è la pace che Dio dona ai suoi figli.

Eppure non tutti hanno accolto questo seme. Non tutti hanno permesso al germoglio di sbocciare: Lo scriba, il dottore della legge, il fariseo… proprio chi si riteneva più vicino a Dio è stato talmente “miope”, talmente acceccato dal proprio orgoglio, talmente paralizzato dalla propria superbia, talmente sordo a causa della propria ipocrisia… da non riuscire ad accogliere il grande dono che ci ha fatto Gesù. Il loro cuore è rimasto indurito. Hanno continuato a difendere una fede rigida, artefatta: un errore dell’uomo che pretende addirittura di ingabbiare il Figlio di Dio nelle proprie leggi cavillose. Una fede che non lascia spazio all’amore, alla misericordia, alla consolazione. Proprio quei doni che ci ha portato Gesù.

Ma Cristo ci stupisce ancora. Anzichè arrabbiarsi e lamentarsi prorompe in un inno di lode: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (vv. 25-26). Sapienti e dotti non lo hanno saputo accogliere? Lo accolgono i semplici, i piccoli!

Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
(Lc 1,51-53)

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri

E allora ascoltiamo l’invito di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (v. 28). La paura, gli affanni, le ingiustizie di questo mondo corrotto, ll disagio sociale, la mancanza di lavoro… sono un giogo pesante. Il giogo che questo mondo ci impone. Il giogo che chi è lontano da Dio porta sul proprio collo.  Gesù ci offre di prendersi sulle sue spalle questo peso opprimente e in cambio ci propone un “giogo dolce” un “peso leggero“. Ma di cosa si tratta?  Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il Comandamento che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12). Perchè: “il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio” (Benedetto XVI, Angelus 3 luglio 2011).

Cari amici, le domande che oggi vi propongo (e mi propongo) sono: Come mi comporto di fronte alle difficoltà: mi lascio sopraffare dall’ansia e dallo sconforto, oppure sono capace di affidarmi serenamente a Dio? Confido nella preghiera per risolvere i miei problemi? E ancora: il mio cuore è aperto a Gesù, accolgo la sua Parola, oppure sono anch’io un po’ sordo, muto e cieco come i farisei di un tempo?

Questa notte, Gesù, Ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’, Ti prego, che sappiano liberarsi dal giogo del male per prendere sulle proprie spalle il Tuo, lieve e dolce.

Alessandro Ginotta
(tratto da “Altri cento giorni con Gesù”, un libro che sta iniziando a prendere forma)

Il dipinto di oggi è “Gesù Cristo Consolatore”, del pittore danese Carl Heinrich Bloch, olio su tela, 1890, Cappella Frederiksborg Palace, Copenhagen

 

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