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Troppe regole ci rubano il Paradiso!

Perché Gesù ci promette il centuplo?

Un elenco infinito di regole e precetti che si perde nella più complessa delle casistiche paralizzando di fatto la fede. È quanto avevano architettato i farisei. E oggi?

Il mio in(solito) commento a:
Guai a voi, guide cieche (Matteo 23,13-22)

Tu pensi che davvero Dio ci consegnerebbe un elenco di precetti, comandamenti e istruzioni da seguire così voluminoso da assomigliare ad un vocabolario, sedendosi su un trono ad aspettare che ce ne dimentichiamo uno, per poi giudicarci severamente?

Io sono certo di no. Le regole devono essere poche, ma soprattutto semplici ed intuitive. Perché troppe regole rubano il Paradiso e paralizzano la fede. Ed in questo Gesù è stato molto chiaro:

«Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Matteo 22,37-40). Il comandamento universale: la legge dell’amore, che condensa in se stesso tutti gli altri: riassume tutte le regole in una semplice da ricordare ed impossibile da ignorare.

Non certo come i 613 precetti codificati da scribi e farisei: 248 “obblighi” e 365 “divieti”, che erano stati escogitati da loro, nel tentativo di codificare tutti i comportamenti ed ogni situazione. Ma il tutto si traduceva in una mole di cavilli che rendeva inutilmente gravosa e troppo complicata la vita di ogni persona: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Luca 11,46). Troppe regole da ricordare. Troppe occasioni per sbagliare: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare» (Matteo 23,13).

I vecchi precetti, la rigidità di riti e preghiere, i sacrifici, con Gesù non hanno più senso. Tutte queste cose rappresentano il vino vecchio che ormai si conserva in otri sgualciti. Gli otri nuovi, invece, sono pieni della Parola di Gesù, quella che trasforma le mille regole dei farisei in parole semplici, che profumano d’amore: “ama Dio e ama il prossimo tuo”.

D’un tratto la complessità delle antiche leggi diventa una semplicità spumeggiante. Così, a scribi e farisei, non resta che fare leva sull’abitudine, sull’inerzia al cambiamento innata in quella parte di popolazione che continua a preferire il vino vecchio. Persone che sono rimaste schiave della Legge, senza lasciarsi toccare dalla gioia di un Vangelo che rende liberi.

Dio non cerca farisei che continuamente si battano il petto e non vuole neppure automi che obbediscano ciecamente a leggi che non comprendono. Se fosse così non ci avrebbe creati liber (ed anche un po’ testardi). Un po’ come Lui, che si intestardisce ad amarci, anche quando lo respingiamo, anche quando lo rinneghiamo, anche quando facciamo di tutto per allontanarci da Lui. D’altra parte, noi siamo stati creati a sua immagine (cfr. Genesi 1,26).

Questo Dio che ci ama oltre ogni ragione, desidera una cosa sola: salvarci. “La volontà del Padre che mi ha mandato è questa: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato, ma li risusciti nell’ultimo giorno” (Giovanni 6,39). Sono chiare le parole di Gesù: il Padre cerca la nostra salvezza e desidera donarci la Vita Eterna. E quale moneta ci comprerà il Paradiso? L’Amore!

L’Amore inarrestabile, incontenibile, incondizionato che Dio prova nei nostri confronti fa sì che chiunque abbia la possibilità di salvarsi. Dio, infatti, ci ama per primo. Egli non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che susciti il suo Amore, ma lo fa perché Egli stesso è Amore, e l’Amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi, indipendentemente da noi come siamo e come ci comportiamo. 

Come un padre ama le sue creature, Dio ama ciascuno di noi, tutti: buoni e cattivi. Chiunque di noi, come san Disma, il buon ladrone, potrà rubare il proprio posto in Paradiso pentendosi dei propri peccati. Di qualunque entità essi siano. Anche i più gravi. Anche i più terribili. 

Perché Dio è più grande. Il concetto di Dio è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione: è così smisuratamente vasto che non lo possiamo neppure immaginare. Così come non possiamo neppure figurarci la sua infinita bontà.

#Santanotte Ricordiamo sempre le parole di San Giovanni della Croce: Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore.

Alessandro Ginotta

Perché Gesù ci promette il centuplo?
Il dipinto di oggi è: “Christus Consolator” di Carl Heinrich Bloch, 1875, olio su tela, Brigham Young University Museum of Art

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