Scoop: siamo esseri eterni. Sì, eterni! Ci avevi mai riflettuto? Se davvero credi, se davvero hai fede, non puoi non pensare che sia così. Ti spiego
Il mio (in)solito commento a:
Siano perfetti nell’unità (Giovanni 17,20-26)
Veniamo al mondo, viviamo, invecchiamo, moriamo. Che ho dimenticato? Ah sì: risorgiamo. E alla risurrezione che accade? Che se sapremo essere così umili da accogliere il perdono di Dio, Egli ci accoglierà con Lui in Paradiso: risorgeremo per una eterna beatitudine. In questo senso siamo esseri eterni.
Ma oggi Gesù, in questa pagina del Vangelo di Giovanni, alza ancora l’asticella: non solo risorgeremo, non solo Dio ci chiamerà con sé in Paradiso, ma addirittura entreremo a fare parte di Lui. Eppure conserveremo una nostra individualità. Com’è possibile?
Qualche settimana fa partecipai ad un convegno organizzato dalla mia associazione di giornalisti e comunicatori cattolici. Dopo la mia relazione un bel gruppo di noi si fermò a pranzare insieme, seduti ai tavoli del refettorio del santuario. Accanto a me si sedette il rettore, con il quale iniziai una piacevole conversazione. Il clima era molto rilassato, così approfittai per confrontarmi con lui su una mia teoria. Feci una premessa con tono scherzoso: «Non vorrei che mi cacciassi fuori come eretico, ma…», e iniziai ad esporre la mia idea sulla creazione:
«Prova a chiudere gli occhi ed immaginare il nulla. Sì, il nulla. Perché è lì che, oggi, incontreremo Dio.
Nulla. Perché, prima del Big Bang, l’universo non esisteva. Non c’era la materia. Non esisteva lo spazio. E perfino il tempo non aveva ancora iniziato a scorrere. Dio. Il Creatore. Lui esisteva. E che faceva là, tutto solo? La risposta ce la offre San Giovanni evangelista: amava. Infatti “Dio è amore” (cfr. 1Gv 4,8).
Possiamo immaginare Dio come una sfera infinita che pulsa nel nulla. Un enorme globo d’amore. Pensate amici: l’amore di Dio era così grande, che non poteva fare altro che continuare a dilatarsi. L’amore cresceva e cresceva, a tal punto che, in un dato istante, questo amore così compresso ed infinito “ruppe gli argini” e fuoriuscì da sé stesso. L’amore, che è Dio, usciva da Dio e si espandeva: ecco l’universo nascere da un’esplosione d’amore!
Immaginiamo le scintille che fuoriescono dal fuoco di Dio. Scintille che si condensano in materia, creando il mondo così come lo conosciamo. L’universo intero: il cielo, la terra, l’uomo e tutte le creature. Adamo, Eva, animali, vegetali, minerali, esseri spirituali, tutto ha origine da qui: dallo sconfinato amore di Dio.
Ma Dio non poteva smettere di amare. Ora, che erano comparse le sue creature, potremmo dire che amava ancora di più. E così l’amore, continuando ad espandersi, uscì un’altra volta da Lui: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3,16). Ecco Gesù: generato dall’amore uscito da Dio e, contemporaneamente, parte di Dio.
Siamo polvere di stelle, polvere di Dio, amore vivo fatto dell’amore di Dio che vive in noi. Avevi mai pensato alla Creazione in questi termini». Trattenni il fiato ed attesi una sua risposta, quando il rettore mi disse semplicemente: «vai avanti». Così proseguii: «Siamo scintille di Dio. Fiammelle fuoriuscite dal fuoco del suo amore che si è condensato in materia creando l’universo. Mi piace pensare che, dopo la morte, queste scintille possano ritornare al fuoco di Dio dal quale sono scaturite: “perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi” (v. 21). E ancora “perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa” (cfr. v. 21). E poi: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità” (cfr. v. 23)».
Il rettore annuì. Poi ripetè: «vai avanti». Così io conclusi: «È come un movimento circolare: le scintille che brillano nell’angolo più remoto della nostra anima, residui di quell’esplosione d’amore che fu, come il big bang dell’universo, l’origine di ogni cosa. Ma quando la materia si “corrompe” e il nostro fisico muore, la nostra anima sopravvive alla morte, per entrare in quella comunione dei santi, citata anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che unisce tutti: “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri” (CCC 947). Una volta che ci saremo ricongiunti a Dio, manterremo la nostra individualità. Un po’ come la Santissima Trinità è composta da tre Persone diverse che sussistono contemporaneamente come Uno e come Trino, anche noi saremo contemporaneamente in Dio e, allo stesso tempo, saremo “altro da Dio”».
«Non è eretico – sentenziò il rettore (mimando scherzosamente il gesto di chi spegne un fiammifero) – anzi, è piuttosto cattolico». Poi mi incoraggiò: «Scrivi altri libri e, quando li avrai scritti, fammeli leggere». Nei suoi occhi vidi brillare una scintilla. #Santanotte
Alessandro Ginotta
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