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Siamo tutti premier e allenatori…

Siamo tutti premier e allenatori...

Criticare tutto e tutti senza riserve. Al giorno d’oggi ci sentiamo un po’ tutti premier e ministri, allenatori e giocatori. Non riusciamo a renderci conto dei nostri limiti e un ego smisuratamente rigonfio ci trasforma in ridicole marionette, sempre pronte a lamentarsi, ma incapaci di costruire un futuro migliore.

Il mio in(solito) commento a:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto (Luca 7,31-35)

Viviamo nell’epoca del “borbottismo”. Basta guardarsi attorno: sui social, dal barbiere, in panetteria come al bar, sentiamo attorno a noi voci insoddisfatte, lamentele su qualunque cosa, dal meteo, alla politica, allo sport. Siamo scontenti delle nostre vite e non troviamo una luce che le rischiari. Perché?

Perché abbiamo smarrito la direzione. “Erano come pecore senza pastore” (Marco 6,34). Ci siamo allontanati da Dio ed abbiamo perso la sua luce. Ma al buio non si può che andare a sbattere.  L’oscurità apparentemente altro non è che assenza di luce. È il vuoto che il nostro istinto riempie di paura. Ma ben presto ci rendiamo conto che nel buio manca qualcosa: la sicurezza, la visibilità, la possibilità di apprezzare le forme ed i colori. Nel buio non possiamo vedere, ogni passo diventa più rischioso, perché potremmo inciampare, magari scivolare in un dirupo, o forse finire tra le braccia di qualche malintenzionato che approfitta del favore delle tenebre per compiere i suoi piani criminosi. E così, scopriamo che dove non c’è luce, si nasconde il pericolo. Lo stesso pericolo che abita ogni luogo lontano da Dio. Quando noi ci allontaniamo da Lui, in realtà, ci mettiamo in serio pericolo, perché diventiamo vulnerabili e possibili prede del Maligno. È lui, il divisore, il tentatore, l’accusatore (tutti termini che indicano il demonio) che ci ispira i peggiori sentimenti che si impossessano di un’anima vuota. Di un’anima in cui non abita Dio. Ma attenzione: Dio non vi abita non perché Egli non voglia, ma solo perché noi lo respingiamo, lo allontaniamo, ci separiamo da Lui.

Senza Dio, senza luce, c’è ben poco da fare. Diventiamo brutali ed istintivi, cadiamo in preda al nostro lato peggiore. Ma c’è qualcosa di ancora più terribile: lo facciamo pian piano, senza accorgercene. Sì, perché il demonio è così, subdolo e silenzioso, si insinua lentamente fino ad arrivare nella posizione a lui più favorevole per sferrare l’attacco finale. E solo allora ci addenta alla gola annientandoci. Nel frattempo, altro non siamo che sue pedine, di cui egli dispone per influenzare e far cadere le persone a noi vicine.

Sparliamo, spargiamo veleno. Parliamo male del nostro prossimo e lo mettiamo in cattiva luce (di nuovo il buio). Ci trasformiamo in sicari d’amore, perché invece di amare chi ci sta accanto, spargiamo odio verso di lui. Pensiamo di apparire migliori, ma altro non siamo che bulli. Bruti. E brutti. Sì, perché il male ruba la luce alla nostra anima e ci trasforma in esseri deformi.

«Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!» (v. 32).

Che cosa ci sta dicendo Gesù? Che le ha provate tutte… ma siamo dei testoni!

D’altra parte, nella Bibbia è frequente il riferimento ad un popolo caparbio: “Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice»” (Esodo 32,9). Fin dai primissimi atti della Creazione, la creatura si è ribellata al suo Creatore.

In questo brano san Luca ci presenta un Gesù arrabbiato. Ci rimprovera di comportarci come bambini viziati, mai contenti di ciò che ci accade, sempre pronti a lamentarci di tutto e di tutti. Siamo caparbi. Siamo convinti di poterci autodeterminare anche nel rapporto con Dio. Desideriamo la salvezza, ma la vogliamo a modo nostro. Alcuni di noi, spudoratamente, si spingono perfino ad arrogarsi il diritto di correggere Dio, imponendo precetti e comandamenti che nulla hanno a che vedere con quelli divini. Siamo tentati dal correggere le dichiarazioni del Papa, o addirittura di un Concilio. Sì, siamo viziati e abbiamo perso di vista la semplicità e la bellezza della vita vista dai bambini. Abbiamo dimenticato che Dio ci vuole sorprendere ogni giorno. Non ricordiamo più che Gesù ci apre le porte a quel mistero dell’onnipotenza di Dio, che è la misericordia e il perdono? A quanto pare no. L’uomo vive dentro di sé il dramma di non accettare la salvezza di Dio, perché vorrebbe essere salvato “a modo suo”.

Oh! Se ricordassimo come vivono veramente i bambini! Se ci calassimo di nuovo nella loro innocenza! Se usassimo la loro capacità di accogliere l’abbraccio di Dio e con esso tutto il perdono e tutto l’amore che vi scaturiscono! Dobbiamo farci piccoli per poter accogliere l’amore di Dio, e smettere di essere perennemente insoddisfatti! La vita ci sorriderà, se avremo Gesù nel cuore: smetti di lamentarti, fallo oggi stesso! Smetti di guardare solo al lato negativo delle cose ed inizia a guardare attraverso ad una goccia di pioggia per vedere oltre l’acqua che ci bagna, la luce del sole che vi risplende attraverso. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Gesù nel deserto”, di Ivan Kramskoi, 1872, olio su tela,180×210 cm, Tretyakov Gallery, Mosca

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