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Siamo padroni del nostro destino?

Siamo padroni del nostro destino?

Il nostro destino è già scritto? Dove sta il nostro libero arbitrio? Non siamo liberi di decidere del nostro domani?

Il mio in(solito) commento a:
Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli (Luca 10,17-24)

In questi tempi bui, ascoltare queste parole di Gesù, accende una luce di speranza: i nostri nomi sono scritti nei cieli. Lo dice ai settantadue discepoli, di ritorno dal loro viaggio nelle città della Galilea, a due a due, con nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura. Sono stati accolti in molte case; davanti ad alcune porte si sono scossi la polvere dai sandali; hanno predicato e convertito molta gente; hanno unto e guarito gli ammalati; ed hanno perfino scacciato dei demoni. Ora tornano trionfanti: “I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»” (vv. 17-20).

Dunque solo i nomi dei discepoli sono scritti nei Cieli, oppure anche i nostri? Io sono fermamente convinto che tutti noi, perfino i più lontani da Dio, abbiamo il nostro nome scritto in cielo. Dio offre a ciascuno di noi l’opportunità di entrare nel suo Regno, perché non c’è peccato, che si possa consumare o che si possa anche soltanto immaginare, che Lui non possa perdonare. Perché la sconfinata vastità dell’amore di Dio è più forte della peggiore delle colpe. Nulla potrà mai impedire al Signore di amarci. E, se solo vorremo accettare il suo perdono, accada questo alla fine dei nostri giorni, oppure nel corso della nostra vita, allora sì, che saremo pronti per entrare con Lui in Paradiso! E, nel momento della nostra conversione, le campane suoneranno a festa anche per noi. Perché “vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione” (cfr. Luca 15,7).

Prima ancora di nascere, Dio ci conosce. E scrive il nostro nome nel suo cuore. Prima ancora di vedere come cresceremo, come ci comporteremo, se saremo pii o rinnegheremo Dio, Egli ci affida un Angelo Custode perché ci stia sempre accanto e vegli su di noi. Non gli importa se ci professeremo atei, agnostici, o se abbracceremo un’altra religione. Dio sta lì e aspetta, ma non inerme, ci guida e ci accompagna, sia che siamo buoni, sia se saremo meno buoni. Un ladro di professione come San Disma, un truffatore come Zaccheo, un persecutore ravveduto come San Paolo, vengono accolti in Paradiso e diventano santi. Perché noi, che siamo persone normali, con peccati normali, non dovremmo sperare di poterli raggiungere un domani?

Il Paradiso è lì, per noi come per loro. Dio ci attende a braccia aperte, proprio come il padre buono della parabola. Perché l’unica regola che vale, in Paradiso, è quella dell’amore. E se solo riusciremo ad aprire il nostro cuore, per quanti peccati potremmo avere sulla coscienza, per quanto gravi questi peccati possano essere, possiamo e dobbiamo sempre sperare nella salvezza. Dio non aspetta altro: perdonarci, salvarci, riammetterci nel Regno dei Cieli, lì, il luogo a cui apparteniamo. D’altra parte lo stesso Vangelo dice: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Matteo 25,34).

Ma allora che vuol dire? Il nostro destino è già scritto? Dove sta il nostro libero arbitrio? Non siamo liberi di decidere del nostro domani? Sì. Lo siamo. Ma dobbiamo tenere presenti due cose: la prima è che Dio ha destinato ciascuno di noi al Paradiso. Non sarà Lui ad impedirci di raggiungerlo. Saremo noi, con le nostre azioni, con il nostro rifiuto a pentirci e convertirci, a precluderci con le nostre stesse mani il Paradiso. Ma anche questo Dio lo sa. No, non ha già deciso Lui per noi: semplicemente sa come ci comporteremo. Perché Dio vive contemporaneamente in ogni dove ed in ogni tempo. Per Dio l’oggi ed il domani si fondono e si intersecano in un unico tempo fuori dal tempo. Dio è nell’oggi, ma contemporaneamente nel domani e, allo stesso tempo vive in ieri. Se in questo momento compiamo un peccato, Dio sa già se fra dieci o vent’anni, ce ne pentiremo. Perché per Lui ieri, oggi e domani sono la stessa cosa. Non è Lui a decidere per noi. Ci lascia la libertà. Ma già sa. E comunque dedica ogni secondo del suo infinito tempo a darci una seconda opportunità, a fare il tifo per noi e sperare che ci convertiamo.

Accendiamo una luce di speranza nel nostro cuore e illumineremo il mondo! #Santanotte!

Alessandro Ginotta

Siamo padroni del nostro destino?
Il dipinto di oggi è: “Christus Consolator” di Carl Heinrich Bloch, 1875, olio su tela, Brigham Young University Museum of Art

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