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Chi erano i santi Anna e Gioacchino?

Chi erano i santi Anna e Gioacchino?

Mentre il Vangelo di oggi ci parla di instancabili seminatori – qui potrai leggere il mio in(solito) commento al brano di (Matteo 13,1-9 https://www.labuonaparola.it/gesu-inguaribile-sognatore-semina-speranza/), il 26 luglio ricorre la memoria liturgica dei Santi Anna e Gioacchino, i “nonni” di Gesù!

I loro nomi non vengono riportati nei quattro Vangeli, ma li troviamo in molti testi della letteratura cosiddetta apocrifa. Manoscritti che, pur non essendo ritenuti canonici, contengono un inestimabile tesoro di conoscenza ed hanno ispirato, nel tempo, tradizioni, dogmi e preghiere che troviamo nel Simbolo degli Apostoli, nell’iconografia del presepe (pensiamo alle figure del bue e dell’asinello, che non compaiono nei Vangeli canonici, ma sono irrinunciabili nelle nostre capanne) e nell’immaginario collettivo (pensiamo a San Disma, il buon ladrone), ecc…

Nella “Legenda Aurea” del Beato Giacomo da Varazze leggiamo che Sant’Anna era sorella di Esmeria, madre di santa Elisabetta e nonna di San Giovanni Battista.

Il “Vangelo della Natività di Maria”, ci racconta il loro essere estremamente generosi ed irreprensibili: “La loro vita era semplice e retta davanti a Dio, irreprensibile e pia davanti agli uomini. Divisero in tre parti ogni loro proprietà: una parte la devolvevano al tempio, la seconda parte la davano ai pellegrini ed ai poveri, la terza parte la riservavano al proprio uso ed a quello della loro famiglia”.

Tuttavia sentivano un gran vuoto: sebbene fossero sposati da oltre vent’anni ed ormai entrambi avanti nell’età, continuavano a coltivare il sogno di avere dei figli. E soffrivano davvero tanto quando, la gente del tempo, insinuava che fossero particolarmente sfortunati, o addirittura “maledetti” per non poter avere una discendenza.

Con un gesto che rasenta il bullismo, San Gioacchino venne cacciato via dal tempio, dove aveva sempre servito come sacerdote. Ahimè, non avendo prole, era ritenuto indegno di portare la propria offerta a Dio. Gioacchino si sentì profondamente umiliato e fuggì addirittura dalla città, ritirandosi nel deserto, dove visse per quaranta giorni e quaranta notti, senza voler vedere nessuno. Però, per tutto quel tempo, mai smise di pregare Dio e chiedere il dono di una discendenza. La sua tenacia e la sua fede vennero premiate e ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele, che gli annunciò la nascita di Maria. Incoraggiato dalla visione e spinto dalla fede, rientrò in città, dove incontrò la moglie Anna ad attenderlo.

Anche Anna aveva pregato per quaranta giorni e quaranta notti chiedendo il dono di un figlio. Ed anche Anna ricevette la visita dell’Arcangelo Gabriele che le disse: “Io sono quell’Angelo che offrì al cospetto di Dio le vostre preghiere ed elemosine, ed ora sono stato inviato a voi per annunziarvi la prossima nascita di una figlia che, chiamata Maria, sarà benedetta al di sopra delle donne. Piena della grazia del Signore, fin dalla sua nascita, si asterrà da ogni cosa immonda, non conoscerà mai uomo, unica e senza precedente esempio, senza macchia, senza corruzione, senza unione con un uomo, lei, Vergine, genererà un figlio, lei, ancella, genererà il Signore che, con la sua grazia, il suo nome e la sua opera, sarà il Salvatore del mondo”.

Poi l’Angelo aggiunse: “Va’ alla cosiddetta Porta aurea, fatti incontro a tuo marito: oggi infatti verrà da te. Supplicando il Signore, restò in lunga attesa presso la porta. Quando per la prolungata attesa stava venendo meno, alzando gli occhi vide Gioacchino che, lontano, veniva con le bestie. Gli corse incontro, si appese al suo collo rendendo grazie a Dio e dicendo: ero vedova ed ecco non lo sono più; ero sterile ed ecco ho già con­cepito. Quindi dopo avere adorato il Signore, entrarono. A questa notizia, grande fu la gioia in tutti i suoi vicini e amici, al punto che tutta la terra d’Israele si rallegrò di questa notizia”.

Ecco, l’amore, la purezza, la fedeltà, la fiducia, la fede, la tenacia, la perseveranza che si intrecciano in questo bacio immortalato da Giotto alla Porta aurea della città. Un momento denso di poesia che ci insegna che non dobbiamo mai rinunciare ai nostri sogni.

Non dobbiamo mai smettere di pregare, ma dobbiamo guardare il mondo con quello stesso sguardo di fiducia verso il domani che spinse Sant’Anna e San Gioacchino a ritrovarsi ed amarsi ancora, tanto da diventare, finalmente, genitori.

#Santanotte amici. Non rinunciamo ai miracoli. Non rinunciamo alla vita. Ma continuiamo ad avere fede e fiducia in Dio e il nostro domani diventerà migliore!

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Il bacio alla porta aurea”, di Giotto. L’Affresco che si trova a Padova, nella Cappella degli Scrovegni, ritrae i santi Anna e Gioacchino, genitori della Madonna e nonni di Gesù

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