Che dentro di noi ci siano sassi o spine, tutti, ma proprio tutti, abbiamo una zolla di terreno fertile nella quale il seme di Dio è pronto ad attecchire…
Il mio in(solito) commento a:
Il seminatore uscì a seminare (Mc 4,1-20)
Ti trovi forse sull’asfalto: “Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono” (v. 4)? Sui sassi: “Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò” (vv. 5-6)? Oppure tra i rovi: “Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto” (v. 7)?
Non ti stupire se ti trovi in tutte e tre queste situazioni! Stiamo vivendo in un’epoca in cui una competizione sfrenata e senza regole lascia ben poco spazio ai sentimenti ed alla condivisione. In un mondo che ha perso di vista i riferimenti positivi ed esalta soltanto più icone (eccessivamente) trasgressive, la società non riconosce più i valori, ma si fonda soltanto sull’apparire, sull’attimo da cogliere senza pensare ad un domani come se le nostre esistenze fossero congelate in un “istante senza tempo” che non ha neppure il sapore romantico dell’alba o del tramonto, ma conosce soltanto la tenebra della notte profonda.
Così è facile (per tutti) cadere vittime del Maligno e scivolare nel peccato. Ma è ancora più facile lasciarsi distrarre e dimenticare la Parola ascoltata o letta, ed è tremendamente difficile non abbandonarsi alle preoccupazioni, ai malumori e lasciare che questi affanni soffochino la Parola nel nostro cuore.
Eppure, proprio dentro di noi, tutti abbiamo uno scrigno dentro il quale custodiamo quanto di più prezioso: i bei ricordi, i momenti felici trascorsi in famiglia, gli eventi che hanno reso più bella la nostra vita. Se tu sarai capace di cercare con attenzione, proprio lì, in quel tesoro, potrai trovare i semi che Gesù ha preparato appositamente per te! Sì, proprio per te che leggi ora queste righe!
Perché l’incredibile generosità di Dio fa sì che Egli semini, senza risparmiarsi, su qualsiasi terreno. Sia quello accidentato, sia quello infestato dai rovi, sia quello asfaltato dalla strada. Anzi, proprio dove è più difficile che la Parola attecchisca, Dio semina con ancora maggior vigore. Perché se anche solo un germoglio crescerà in una fessura di una rupe, lì si riverserà il suo instancabile amore.
Così come Dio non esita a lasciare il gregge di novantanove pecore per inoltrarsi nel deserto a cercare l’unica che si è smarrita, anche in questo caso Egli non rinuncia a spargere i semi anche laddove ragionevolmente è improbabile che spunti un virgulto. Così è Dio, non si risparmia, non si accontenta di fare calcoli utilitaristici, ma, per Lui, anche la zolla più piccola e povera di terra, merita di essere coltivata.
Che la pianticella cresca laddove il peccato giace in agguato, pronto a beccare via il seme prima ancora che si schiuda; o che spunti sul terreno sassoso e poco profondo di chi si abbandona ad una vita scostante in cui le radici non riescono ad affondare; o dove le preoccupazioni soffocano il germoglio come rovi che impediscono alla pianticella di crescere; oppure ancora tra le zolle più o meno fertili, dove la coltivazione renderà il trenta, il sessanta od il cento per uno… a Dio non importa. Quello che gli importa è seminare. Egli è ben determinato a non lasciare neppure un angolo del campo dove non sia arrivata la generosità della sua mano. Dio non vuole lasciare neppure una strada intentata, pur di diffondere ovunque ed a chiunque la sua Parola.
Non trovi anche tu che la parabola del seminatore renda molto bene l’idea della generosità sconfinata di un Dio che non si risparmia, ma che si dona completamente, incondizionatamente, illimitatamente, alla propria creatura, arrivando a dare la propria vita? Arrivando finanche a spezzarsi e distribuirsi come Pane? #Santanotte
Alessandro Ginotta
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