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Quando sperare oltre ogni speranza

Quando sperare oltre ogni speranza

I miracoli migliori? Sono quelli che nascono dalla speranza che ci resta quando non ci rimane più nulla.

Il mio in(solito) commento a:
Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei (Lc 4,24-30)

Elìa ed Elisèo, un maestro ed il suo discepolo, due amici. Il racconto delle loro gesta spazia in molti libri della Bibbia. Nei Vangeli abbiamo già incontrato Elìa sul monte Tabor, quando apparve, insieme a Mosè, durante la Trasfigurazione di Cristo (Matteo 17,1-8). Elia, vissuto nove secoli prima di Gesù, compì miracoli eclatanti, come la risurrezione del figlio della vedova di Sarepta (cfr. 1Re 17,22). Affrontò, da solo, 450 profeti del dio Baal (cfr. 1Re 18). E fu protagonista di un poetico incontro con Dio, in cima al monte Oreb (cfr. 1Re 19)… se non avete mai letto questi episodi correte ad aprire la Bibbia, perché ne vale davvero la pena!

E poi ci fu la moltiplicazione: “C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone” (vv. 25-26). Circa tremila anni fa, una siccità, eccezionalmente lunga, provocò una durissima carestia. Il profeta Elìa si rifugiò lungo un corso d’acqua e venne nutrito miracolosamente: “I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente” (1Re 17,7). Ma la siccità era impietosa e così anche il torrente, dopo alcuni giorni, si seccò. “Fu rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarepta” (1Re 17,8-9). La chiamata del Signore è sempre imprevedibile e Dio sa compiere i miracoli migliori proprio quando noi ci affidiamo pienamente a Lui, mettendo la nostra vita nelle sue mani:

Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo»” (1Re 17, 10-12). La vedova, poverissima, aveva terminato ogni scorta ed ogni speranza.

Ma Dio conosce i nostri bisogni ed ascolta sempre le nostre preghiere. Non si volta dall’altra parte davanti alle nostre necessità e, se a volte sembra insensibile alle richieste di aiuto, Egli non è lontano, ma soffre insieme a noi. Così, anche quando in noi si fa spazio l’idea che tutto vada male e pensiamo che al peggio non ci sia fine, Dio ci chiede di appellarci alla speranza. Quella speranza che cammina di pari passo con la fede. Anche quando tutto si fa buio, quando abbiamo smarrito la bussola del nostro cammino, quando la strada non appare più pianeggiante ma aspra e ardua, Dio può aiutarci a ritrovare la via. E la fede è la nostra ancora per non perderci nel vuoto della disperazione.

Così Dio mandò il suo uomo da questa vedova disperata: “Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra»». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia” (1Re 17,13-16).

Dio è così, produce miracoli che si nutrono della nostra speranza. Miracoli eclatanti, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Anche in questo evento, avvenuto quasi mille anni più tardi, Gesù si è appellato alla fiducia cieca di un povero che donò tutto quanto aveva: cinque pani e pochi pesciolini. E’ il grande mistero di Dio che trasforma la nostra fede nel centuplo.

E’ per questo che non dobbiamo mai perdere la speranza, neppure quando ci restano soltanto più pochi grammi di farina nella giara, perché é lì, e con l’ingrediente della nostra fede, che Dio opera i prodigi più grandi.

#Santanotte amici. Gesù ci aiuti a capire che tutto è possibile in questo mondo, se ci lasceremo condurre dalla divina provvidenza in ogni cosa. Dio vi e ci benedica, amici cari! 🙂 🙂 🙂

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Cristo piange su Gerusalemme”, di Ary Scheffer, 1851, 107×73.5 cm, Walters Art Museum, Baltimora, USA

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