
Piccoli, amati, felici: la rivoluzione di Maria
Lascia che ti porti dentro questa scena. Non come spettatore, ma come parte viva del racconto. Perché il Magnificat non è una poesia da incorniciare: è una scossa. Un canto che non chiede permesso, che entra nelle pieghe della tua vita e ti costringe a guardarti dentro
Il mio in(solito) commento a:
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente (Lc 1,46-55)
Dio, qui, non indossa i panni del giustiziere né quelli del ladro gentiluomo che ruba ai ricchi per sistemare i conti del mondo. No. Dio è molto più scomodo. È un innamorato ostinato, di quelli che non si stancano di cercarti, anche quando ti senti piccolo, fuori posto, invisibile. Il Magnificat è il suo poema rivoluzionario perché parla di un Dio che cambia la storia partendo dal cuore.
Prova ad ascoltare Maria. Non sta facendo un discorso teologico. Sta raccontando ciò che le è accaduto dentro. Sta dicendo: Dio mi ha guardata. E quando Dio ti guarda davvero, nulla resta uguale. Non perché ti rende potente, ma perché ti rende vero.
Qui avviene il capovolgimento più grande. Non quello dei troni che cadono o delle ricchezze che passano di mano. Il vero ribaltamento sei tu. Il tuo modo di pensare Dio. Il tuo modo di misurare la felicità. Il tuo modo di dare valore alle cose. Perché Dio non riempie le mani: accende il cuore. Non distribuisce privilegi: semina gioia dove c’era vuoto.
E forse è proprio questo che fa più paura. Perché la gioia non si può controllare. La gioia ti prende, ti supera, ti mette in cammino. Come Maria, che non resta ferma a contemplarsi, ma corre. Corre perché chi incontra Dio non riesce più a stare fermo.
Tu lo sai: puoi avere poco, puoi sentirti fragile, puoi non contare nulla agli occhi del mondo. Ma se ami, se lasci entrare l’amore, allora sei nel punto esatto in cui il cielo tocca la terra. Le Beatitudini nascono qui. Non da un conto in banca, ma da un cuore spalancato. Non da ciò che stringi, ma da ciò che doni.
Maria questo l’ha capito. Non ha trattenuto Dio per sé. Lo ha lasciato diventare carne, storia, presenza. La sua grandezza non è nell’eccezionalità, ma nella disponibilità. È una donna che danza dentro, perché quando capisci Dio non puoi fare altro che esultare.
E dimmi: tu, come lo immagini Dio? Come un esaminatore severo, con l’indice puntato? O come un battito improvviso che ti prende il petto, come una musica che ti invita a muovere i passi, come un vento che finalmente gonfia la vela deIl Magnificat ti sussurra questo: Dio non ti toglie nulla. Ti restituisce a te stesso.
E quando lo capisci, l’anima comincia a danzare. #Santanotte
Alessandro Ginotta

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