Terzo anno per il Laboratorio di comunicazione “Non sei un nemico!”
All’Università Europea di Roma è iniziato il terzo anno di attività del Laboratorio di comunicazione “Non sei un nemico!”, fondato e diretto dal giornalista Carlo Climati.
L’obiettivo del Laboratorio è quello di sensibilizzare i giovani ad una nuova forma di comunicazione, che non veda nell’altro un nemico e che sia basata sul dialogo e su una serena accoglienza dell’altro.
Il Laboratorio, teorico e pratico, fa parte delle attività di responsabilità sociale dell’Università Europea di Roma. Esplora le diverse forme di comunicazione del mondo di oggi: dal giornalismo ai social network, dalla musica alla radio, dalla televisione al dialogo nella vita quotidiana.
“Non sei un nemico!” è il motto, l’idea di base del Laboratorio. I giovani sono incoraggiati a vedere gli altri con uno sguardo nuovo, a creare linguaggi che possano rappresentare un ponte verso tutti, contribuendo all’abbattimento di muri, ostacoli, sospetti e diffidenze.
Alla fine dell’anno accademico gli articoli scritti dai giovani sono pubblicati nella raccolta “Uer Magazine”, curata dagli stessi studenti.
Nella sua lezione inaugurale Carlo Climati ha parlato della bellezza della cultura dell’accoglienza e dell’ascolto degli altri.
“Spesso si pensa che la comunicazione si basi su fiumi di parole e di opinioni. In realtà la prima regola di una buona comunicazione non è saper parlare, ma saper ascoltare”, ha spiegato Carlo Climati.
“Ogni essere umano ha un valore. Incontrarlo ed ascoltarlo significa aprire il proprio cuore ad una comunicazione autentica, alimentata da un sereno dialogo.
Ma per fare questo bisogna, prima di tutto, vincere la non-cultura del pregiudizio. E’ quella sensazione che ci spinge a non comunicare con gli altri perché, dentro di noi, li abbiamo già giudicati, catalogati, scartati, messi da parte.
Capita spesso di avere questo tipo di atteggiamento di chiusura nei confronti del prossimo. Non lo avviciniamo perché ha idee diverse dalle nostre o chissà quale altra cosa che ci spinge ad avere un pregiudizio nei suoi confronti.
Il pregiudizio è una cosa terribile perché, come dice la parola stessa, è un giudizio dato prima. Prima di conoscersi realmente, di abbracciarsi e guardarsi negli occhi.
A volte questo giudizio può diventare una sentenza di morte, perché uccide la comunicazione, il dialogo, la possibilità di trovare un nuovo amico. Ed è così che nascono i muri, le guerre, i silenzi, i conflitti irrisolti della vita quotidiana.
Vincere i pregiudizi significa ritrovare la nostra più autentica natura di comunicatori e di esseri umani, serenamente pronti all’accoglienza e al dialogo con tutti”.
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