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Miracolo della nascita di san Giovanni Battista, secondo atto!

Miracolo della nascita di san Giovanni Battista, secondo atto!

Hai vissuto con trepidazione l’incontro di Zaccaria con l’Arcangelo Gabriele. L’apparizione ti ci ha lasciato senza fiato, anzi, senza voce. Nove mesi più tardi è il momento del parto. Nascerà San Giovanni Battista e Zaccaria riacquisterà la parola per declamare uno dei cantici più belli di tutta la Bibbia.

Il mio in(solito) commento a:
Ci visiterà un sole che sorge dall’alto (Luca 1,67-79)

Il termine greco antico ánghelos si può tradurre come messaggero. Ed è questo che sono gli angeli, inviati di Dio. Alcuni appaiono soltanto nelle circostanze più solenni, come gli arcangeli. Tra di loro, San Gabriele ci appare come il Messaggero per eccellenza: il suo compito è di annunciare un Vangelo.

Povero Zaccaria… l’Arcangelo Gabriele con lui non è stato tenero: L’anziano sacerdote ha dubitato della parola che gli annunciava la nascita di un figlio: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni” (Lc 1,18) e l’angelo rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo” (Lc 1,19-20).

Quando viene meno la fede, diventiamo tutti un po’ muti. Senza la fede non siamo in grado di affrontare le sfide della vita, vacilliamo, cadiamo… Zaccaria non poteva neppure svolgere il proprio compito: come sacerdote doveva benedire la gente, ma: “faceva al popolo dei cenni e restava muto” (cfr. Lc 1,22).

Ma il silenzio non è un semplice “vuoto”. È vuoto, sì, di parole, ma il silenzio può essere prezioso per la meditazione, per ripensare ai propri errori, per chiedere perdono, per crescere dentro, per migliorarsi. E Zaccaria compì tutte queste azioni insieme.

Leggiamo nell’Ecclesiaste: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, […] un tempo per tacere e un tempo per parlare” (cfr. Ecclesiaste 3,1-7). Per Zaccaria è stato tempo per tacere. Per Giovanni Battista è tempo per nascere. Ed ora, nella gioia, per Zaccaria torna il tempo di parlare, anzi (!) di declamare uno dei cantici più apprezzati e declamati dell’intera Bibbia: il Benedictus.

Quando udì i vagiti del proprio figlio, Zaccaria chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». “Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio” (vv. 63,64).

Vieni qui, mettiti accanto a questo anziano miracolato, che si credeva ormai prossimo alla morte e senza eredi ed ora assiste alla nascita del proprio figlio. Accompagnalo mentre alza le braccia al cielo. Vivi con lui tutta l’intensità delle sue parole:

“Benedetto il Signore, Dio di Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo
e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,
salvezza dai nostri nemici
e dalle mani di quanti ci odiano;
così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo nostro padre
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore in santità e giustizia
al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte,
e dirigere i nostri passi sulla via della pace”

(Lc 1,68-79).

La fede ritrovata, o meglio, “rinnovata”, è qui esplosa in tutta la sua potenza. Cosa dire davanti a questi versi? Cosa dire davanti al dono della vita? Già: dono. Perché la vita non è nostra, ma un dono del Signore e Zaccaria lo sa bene: lo ha scritto perfino sulla tavoletta. Infatti il nome Giovanni, significa: “dono di Dio”. E sono proprio queste le parole che incide sulla tavoletta: dono di Dio!

Nel silenzio Zaccaria non ha perso la sua fede, no! Forse la sua fiducia sarà vacillata per un istante, ma non l’ha smarrita. E chi di noi non viene assalito da qualche dubbio, di tanto in tanto? Poi, lontano dal rumore, l’anziano sacerdote ha custodito la sua fede come una perla in uno scrigno, per tirarla fuori nel momento più opportuno: “Stava la parola murata dentro, fino a quando la donna fu madre e la casa, casa di profeti” (P. Ermes Ronchi).

Il dubbio dell’anziano sacerdote non ha fermato la mano di Dio. Il Battista è nato. È venuto al mondo colui che la scrittura chiamerà: “Voce di colui che grida nel deserto”:

“Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri”

(Mc 1,2-3)

Chiediamo a Dio di concedere anche a noi la capacità di riflettere sulle nostre mancanze e migliorarci. Nella nostra anima ci sono debolezze infinite: spesso restiamo indifferenti di fronte alla sofferenza altrui, talvolta ci mostriamo egoisti ed invidiosi del bene altrui. Senza pensare che Dio elargisce il suo amore su ogni sua creatura e siamo proprio noi a non accoglierlo, a girarci dall’altra parte. Inutile lamentarci se rifiutiamo il suo amore.

Eppure, anche in mezzo alla malvagità ed all’iniquità, arriva Dio. Arriverà per noi, come è giunto per il popolo di Israele duemila anni fa. Ci salverà di nuovo. Ci salverà dai nostri vizi, dalle nostre piccolezze, dalle nostre mancanze e dai nostri cattivi pensieri. Ci salverà dal male che ci circonda. Perché questo è il suo volere: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39).

Dio non lasci mai muta la tua anima. Le conceda sempre la grazia di cantare e declamare l’amore che riceve dal cielo. L’amore che accarezza, salva e rincuora ciascuno di noi #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “Sacra Famiglia con san Zaccaria, santa Elisabetta e san Giovannino”, di Luca Signorelli, 1512, tempera su pioppo, diametro 70 cm, Gemäldegalerie, Berlino

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