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Maria, la Luce che non conosce ombre

Maria, la Luce che non conosce ombre

Quando guardo Maria, sento che qualcosa dentro di me si accende. È come se una luce improvvisa squarciasse le ombre, come se il cielo stesso si aprisse per farmi respirare aria nuova. Perché se Maria ha potuto dire “sì” a Dio, anche noi possiamo. E ogni “sì” pronunciato con amore, nel silenzio o nel dolore, diventa un frammento di cielo che si apre sulla terra

Il mio decisamente (in)solito commento a:
“Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce” (Luca 1,26-38)

Dopo la Luce di Gesù, quella vera e perfetta, Maria è la creatura più luminosa che sia mai esistita. Una luce che non abbaglia, ma che consola. Che non ferisce, ma guarisce. E sai perché è così? Perché Maria è l’unica creatura al mondo che non ha conosciuto il peccato. Nessuna macchia, nessuna ombra, nemmeno l’eco lontana di quella disobbedienza che, con Adamo ed Eva, si è propagata come una frattura nell’anima di tutta l’umanità. In lei, tutto è limpido, tutto è puro, tutto è “sì”.

Certo, il dogma dell’Immacolata Concezione è relativamente recente — Papa Pio IX lo ha proclamato solo nel 1854 con la bolla Ineffabilis Deus — ma la purezza di Maria è una verità che brilla da sempre nel cuore della Chiesa e nel cuore del popolo. Scriveva Pio IX: “Preservata per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento”.

Ma, se ci pensi, la purezza di Maria non ha bisogno di essere spiegata. Si percepisce. È scritta nei suoi gesti, nel suo silenzio, nel suo “eccomi” che ha cambiato la storia del mondo.

Ma la purezza di Maria non ha bisogno di dogmi perché è davanti agli occhi di tutti. Pensa che un antichissimo manoscritto, un testo la cui origine si perde nella notte dei tempi ed è stato rinvenuto nella biblioteca di Chartres sotto il titolo di: “Vangelo della Natività di Maria”, ci racconta: “La Beata e gloriosa sempre Vergine Maria nacque a Nazaret e fu allevata a Gerusalemme, nel tempio del Signore. La famiglia paterna era della Galilea e della città di Nazaret, la materna invece era di Betlemme. La loro vita era semplice e retta davanti a Dio, irreprensibile e pia davanti agli uomini. Divisero in tre parti ogni loro proprietà: una parte la devolvevano al tempio, la seconda parte la davano ai pellegrini ed ai poveri, la terza parte la riservavano al proprio uso ed a quello della loro famiglia”.

Il manoscritto prosegue con la narrazione di due apparizioni dell’Arcangelo Gabriele. No, non quella narrata nel Vangelo di Luca, ma l’annunciazione fatta a Gioacchino, padre di Maria e quella fatta a sant’Anna. Leggiamone un frammento: “Io sono quell’Angelo che offrì al cospetto di Dio le vostre preghiere ed elemosine, ed ora sono stato inviato a voi per annunziarvi la prossima nascita di una figlia che, chiamata Maria, sarà benedetta al di sopra delle donne. Piena della grazia del Signore, fin dalla sua nascita, si asterrà da ogni cosa immonda, non conoscerà mai uomo, unica e senza precedente esempio, senza macchia, senza corruzione, senza unione con un uomo, lei, Vergine, genererà un figlio, lei, ancella, genererà il Signore che, con la sua grazia, il suo nome e la sua opera, sarà il Salvatore del mondo”.

Potrei andare avanti a scrivere per ore, ripetere gli aneddoti che già ti raccontai in occasione della Presentazione al tempio di Maria, quando ti riportai la leggenda della Vergine Bambina che, dai tre ai dodici anni, era solita rifiutare il cibo che i sacerdoti preparavano per lei.  Quel cibo, Maria Bambina lo dava ai poveri. E lei di che cosa si nutriva? “Il nutrimento corporale, ogni giorno, lo riceveva soltanto dalla mano dell’Angelo, e il suo volto era così splendente di luce divina che non si poteva guardare il suo volto”. Queste parole le leggiamo in un altro manoscritto, noto come codice Arundel e conservato presso il British Museum.

Codici, papiri, manoscritti e frammenti dimostrano che fin dai tempi antichissimi era ben noto il concetto che poi venne espresso nel dogma dell’Immacolata Concezione. Maria è Santa. Maria è Madre. Maria è l’Arca, lo scrigno, che concepì, conservò, crebbe e nutrì il Figlio di Dio. Maria è il ponte tra il cielo e la terra, l’intermediaria tra Dio e l’uomo. A lei ci rivolgiamo per far salire le nostre preghiere fino al cuore di Dio. Lei ci elargisce, ogni giorno, fiumi di grazie.

Da Nazareth a Gerusalemme, da Parigi a Lourdes, Maria continua a camminare accanto a noi. Nel 1830 appare nella cappella di Rue du Bac a Santa Caterina Labouré, una Figlia della Carità di San Vincenzo De Paoli, per donare al mondo la Medaglia Miracolosa. Poi, pochi anni dopo la proclamazione del dogma, nel 1858, riappare a Lourdes, a Santa Bernadette. Maria non ci lascia mai soli. Viene a ricordarci che il cielo è vicino. Che la grazia è reale. Che Dio continua a camminare tra noi, ogni giorno.

E allora, oggi, in questa solennità dell’Immacolata Concezione, fermati un attimo. Guarda Maria. Non come una figura lontana e irraggiungibile, ma come una Madre che ti sorride. Una Madre che ti ascolta. Una Madre che, ogni volta che la chiami, corre verso di te.

Chiedile un po’ della sua luce per rischiarare i tuoi giorni bui.
Un po’ del suo coraggio per affrontare le tue tempeste.
Un po’ della sua fede per credere quando tutto vacilla.
E un po’ del suo amore per imparare a dire, anche tu, come lei: “Eccomi”.

Perché se Maria ha potuto dire “sì” a Dio, anche noi possiamo. E ogni “sì” pronunciato con amore, nel silenzio o nel dolore, diventa un frammento di cielo che si apre sulla terra #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “L’Immacolata Concezione”, di Bartolomé Esteban Murillo, 1662, olio su tela, 190×274 cm, Museo del Prado, Madrid

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