Come Maria, anche noi non dovremmo lasciarci travolgere dalle ansie e dalle paure del mondo che ci circonda, perché le preoccupazioni altro non fanno che distoglierci da Dio, rallentare il passo di quel cammino che invece dovrebbe procedere affrettato nella direzione del bene.
Il mio in(solito) commento a:
A cosa devo che la madre del mio Signore venga a me? (Luca 1,39-45)
Vediamo Maria salire a passo veloce verso una regione montuosa, in una città della Giudea, per incontrare la cugina Elisabetta. Per aiutarla, perché ha saputo che era in gravidanza.
Anche Maria è in dolce attesa, ma la sua non è una normale gestazione. E lei, poco più che sedicenne, lo sa bene! Pensiamo all’incredibile incontro con l’Angelo. Questa ragazza ha appena fatto un’esperienza soprannaturale che avrebbe sconvolto ciascuno di noi. Eppure, che fa? Si mette in viaggio (a piedi) verso uno sperduto villaggio in montagna, per aiutare la cugina. Che cosa avremmo fatto noi al posto suo? Forse avremmo corso sì, ma, molto probabilmente, dalla parte opposta. Per fuggire il più lontano possibile. Per tentare di allontanarci da un destino già scritto che non comprendiamo. Maria no. Cammina a passo veloce verso il suo futuro, forte di una fede granitica alla quale si è docilmente abbandonata.
E così, lei, così piccola, così fragile, come adolescente, si dimostra così salda, così coraggiosa ed invincibile. Perché è sostenuta dallo Spirito Santo. Perché, unica tra le donne, porta dentro di sé Dio. E, anziché pensare a se stessa, decide di andare in aiuto della cugina, che, avanti con gli anni, era anche lei in attesa. Elisabetta lo sa: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (v. 43). Sa che, nel grembo della cuginetta, sta crescendo il Signore.
Alcuni Padri della Chiesa hanno definito Maria, “Sposa dello Spirito Santo”. Tuttavia, San Massimiliano Kolbe, grande esperto mariano, osserva che: «Lo Spirito Santo la compenetra in modo così ineffabile che la definizione di “Sposa” dello Spirito Santo, è una somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in Lei e attraverso Lei». Sì, perché lo Spirito Santo agisce in Maria fin dal primo istante del suo concepimento, liberandola dal peccato, anche da quello originale. Unica tra gli uomini e le donne della terra, Maria è candida, senza ombra di male. Immacolata. É per questo che, l’Arcangelo Gabriele, la saluterà così: «Ave, o Maria, piena di grazia» (Luca 1,28). Piena di grazia, la più pura di tutte le creature è destinata a diventare “Dimora dello Spirito Santo” ed anche nuova “Arca dell’Alleanza”.
Tutti sappiamo che cos’era l’Arca dell’Alleanza: la cassa di legno rivestita d’oro massiccio che custodiva le Tavole della Legge che Dio affidò a Mosè sul monte Sinai. Doveva essere bellissima: sul coperchio erano alloggiate le statue di due cherubini intenti a guardarsi l’un l’altro con le ali spiegate, protese a sfiorarsi senza toccarsi. Il contenitore vero e proprio era un parallelepipedo lungo 125 centimetri, largo 75 ed alto 75. Le pareti, realizzate in legno di setim (un’essenza molto profumata e pregiata), erano rivestite dentro e fuori, da lamine d’oro. Sui fianchi, quattro robusti anelli, anch’essi d’oro massiccio. Servivano per infilare due lunghe aste in legno, utilizzate per il trasporto dell’Arca. Sì, perché nessuno, tranne Mosè, poteva avvicinarsi al manufatto. All’interno dell’Arca, oltre alle Tavole della Legge (cfr. Deuteronomio 10,1-5) si trovavano: un vaso contenente una piccola quantità di manna raccolta da Aronne (cfr. Esodo 16:33-34) ed il bastone fiorito di Aronne (cfr. Numeri 17,25). Ma l’Arca non era soltanto un contenitore, perché veniva utilizzata da Mosè per “parlare” con Dio. Pare che la sua voce fuoriuscisse dalla cassa. Si dice che il volto di Mosè, dopo essere stato al cospetto del Signore presso l’Arca, diventasse luminoso e raggiante, tant’è che, per non spaventare gli interlocutori, egli era costretto a coprirsi con un telo. Mosè consultava Dio attraverso l’Arca prima di prendere le decisioni più importanti.
Dunque parliamo di qualcosa di prodigioso, che rappresentava la presenza di Dio in mezzo agli uomini. Così è Maria: Arca dell’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù; ha accolto in sé la Parola vivente, tutto il contenuto della volontà di Dio, della verità di Dio; ha accolto in sé Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminata con l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria.
Ma ora, che abbiamo accarezzato con la fantasia la funzione dell’Arca, proviamo a fare un passo indietro. Sì, perché se è vero che Maria è la Donna nata senza peccato, anche noi, siamo piccole dimore dello Spirito Santo. Anche noi custodiamo dentro di noi la Parola: ogni volta che leggiamo un brano di Vangelo, ogni volta che ascoltiamo le letture durante la Santa Messa, ogni volta che consultiamo un buon libro, lasciamo entrare, dentro di noi, frammenti di quella Parola che si è incarnata nel grembo della Vergine Maria. Dunque anche noi, per quanto indegnamente, diventiamo dimore dello Spirito Santo e, come tali, dovremmo imparare a vivere. Non abbiamo anelli d’oro ai nostri piedi, non siamo intoccabili, ma conteniamo tutti noi delle piccole briciole della Parola. Briciole che si accendono nel nostro cuore, lo riscaldano ed illuminano la nostra anima. Frammenti che, talvolta, riescono a fare così tanta luce, da rischiarare anche il cammino di chi ci sta accanto.
Come Maria, anche noi non dovremmo lasciarci travolgere dalle ansie e dalle paure del mondo che ci circonda, perché le preoccupazioni altro non fanno che distoglierci da Dio, rallentare il passo di quel cammino che invece dovrebbe procedere affrettato nella direzione del bene.
Ecco che anche noi, diventiamo piccoli custodi di Dio. Ecco che anche noi, se lo vorremo, potremo correre veloci sulle ali della speranza, forti della nostra fede e, predisporci a diventare pagine viventi di Vangelo. Gesù si rivolge a noi e ci chiede di muoverci in fretta, come Maria, per testimoniare a chi è distante che cosa significa amare, perdonare, accogliere, servire… Ci chiede di lasciar trasparire dal nostro modo di fare, dal nostro relazionarci con gli altri, quelli che sono i principi cristiani che noi stessi abbiamo deciso di seguire. Che facciamo, andiamo? #Santanotte
Alessandro Ginotta
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