+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,23-28)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
Parola del Signore
E’ notte. Gesù sta per uscire dal Cenacolo e recarsi a pregare nell’Orto degli Ulivi. La preghiera più intensa, quella più dolorosa. Ma prima di farlo ci spiega ancora una volta come dobbiamo pregare.
Gli Evangelisti Luca (Lc. 11,1-4) e Matteo (Mt. 6,9-13) ci raccontano il momento in cui Gesù insegnò ai discepoli il Padre Nostro. Il modo corretto di rivolgersi a Dio. Nel brano che esaminiamo oggi ci dice: “se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (v. 23).
Chiedere nel suo nome. Cosa significa? Noi uomini siamo tutti peccatori e portiamo, chi più, chi meno, un grosso fardello di colpe, ma Gesù no. Chiedere qualcosa nel nome di Gesù significa non far valere i nostri meriti, ma quelli del Figlio di Dio. E’ un po’ come se noi dicessimo: “Padre, ho bisogogno di questa grazia, so di non meritarmela, ma Te la chiedo ugualmente per tutto il bene che ha fatto Gesù, per i suoi meriti, per la forza del suo comando, per la sua autorità, per i dolori della sua passione e la morte in croce”.
Fammi conoscere le tue vie, Signore;
insegnami il cammino da seguire.
Guidami con la tua verità, istruiscimi:
sei tu il Dio che mi salva,
ogni giorno sei la mia speranza.
Dimentica i peccati della mia gioventù,
non guardare tutte le mie colpe.
(cfr. salmo 25,4-7)
Pregare nel nome di Gesù significa anche pregare come farebbe Lui: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc. 22,42). Vedete? “Se vuoi“. E poi ancora: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà“. Se quello che chiediamo nella preghiera è conforme con la volontà di Dio, allora la otterremo sicuramente.
Eh no, come ho scritto nel titolo: Dio non è un jukebox, e neppure un distributore di snack! Non basta inserire una monetina… Quante volte preghiamo solo per soddisfare un nostro capriccio. Chiediamo, chiediamo, magari beni materiali, che non fanno altro che corrompere il nostro spirito. In quel caso… il Padre non esaudisce le nostre preghiere. Una madre darà forse al proprio figlio un cibo pur sapendo che gli farà male? Certo che no!
La nostra preghiera, per essere esaudita, deve essere conforme alla volontà di Dio.
Ma qual’è la volontà di Dio? Egli desidera solo la nostra salvezza: “Vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1 Tim 2,4). Come diceva Santa Teresa d’Avila: “Mi promise che avrebbe esaudita ogni mia preghiera, perché sapeva che non gli avrei chiesto se non cose conformi alla sua gloria“. Non possiamo chiedere ciò che è male per noi in preghiera. Dio ci lascia liberi di operare il male e scegliere la via cattiva, questo è vero, ma non ci concederà mai di sua volontà qualcosa che non ci faccia bene: “Perchè il Padre ci ama” (cfr v. 27).
Allora amici, la domanda di oggi è: Quando prego, faccio attenzione a chiedere cose buone per me, per la mia anima, oppure prego soltanto per soddisfare il mio egoismo, la mia avidità e la mia cupidigia?
Questa notte, Gesù, ti affido tutti i miei amici e le persone che conosco! Fa’ che per i tuoi meriti il Padre esaudisca le loro preghiere più pure!
#Santanotte amici miei! 🙂 🙂 🙂
Il dipinto di oggi è “L’Orazione nell’Orto degli Ulivi” del pittore italiano Pietro Perugino, 1492 circa, olio su tavola, 166 x 171 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Alessandro Ginotta
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