Lo fai per Dio (o forse per te)?
Quante volte ci sentiamo più abili di un esperto? Più colti di uno studioso? Più scattanti di un atleta? E purtroppo… quante volte addirittura crediamo di essere più “giusti” di Dio?
Il mio in(solito) commento a:
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà (Matteo 6,1-6.16-18)
Ci sono momenti in cui la nostra vita sembra un palcoscenico e noi, ci comportiamo proprio come se fossimo degli attori: agiamo non come desidereremmo, ma come riteniamo che il nostro “pubblico” si aspetti da noi. Facciamo le cose che più ci mettono in mostra, alla ricerca dell’approvazione delle persone che ci stanno attorno, senza preoccuparci di cosa sia davvero bene. E così la nostra vita sarà recitata, non vissuta; finta, non autentica!
Purtroppo, questo accade spesso anche nella religione: quando la preghiera è fatta di gesti esteriori, per quanto eclatanti, diventa vuota e vana. E, certamente, questa preghiera inutile, non arriverà al cuore di Dio! Sì, perché il Signore non si impressiona davanti ad un’opera teatrale, ma solo quando trova un cuore davvero commosso e coinvolto. A nulla servirà ostentare una ritualità priva di sostanza: non ci avvicinerà di più a Dio genufletterci, se lo faremo con lo scopo di farci ammirare da chi ci guarda, mentre ci dimentichiamo proprio di Dio.
Intendiamoci, amici cari: non è certo un male inginocchiarci, quando lo facciamo come forma di rispetto verso Dio, e quando lo Spirito Santo riempie il nostro cuore! Anzi, è doveroso farlo! Ma quale gesto vuoto ed insignificante è la genuflessione di chi, in quel momento, ha la mente affollata da altri pensieri e non fa altro che scimmiottare un gesto mandato a memoria e non ispirato dall’amore?!
Così ci trasformiamo tutti quanti in quel fariseo che si batte il petto, dileggiando il pubblicano che, al contrario, ha il cuore veramente pentito.
Farisei di ieri e di oggi, pregano a voce alta, ma invece di preoccuparsi di fare arrivare la loro voce a Dio, desiderano soltanto venire ascoltati dagli uomini. Per farsi grandi moltiplicano le parole nelle loro preghiere e simulano una fede che, in realtà, non hanno. Arrivano perfino al punto di digiunare pur di mettersi in mostra (cfr. Mt 6). Amano la vanità, sono pieni di sé, cercano sempre i primi posti nelle sinagoghe e sono gonfi d’orgoglio e presunzione. Si credono perfetti. E pensano di essere gli unici detentori della verità.
Amano farsi vedere, ma sono in grado solo di vedere la loro immagine rispecchiata negli occhi degli altri. Sono selettivamente ciechi, perché non si accorgono di nulla e di nessuno tranne che di loro (cfr. Mt 23,16).
Giustificano il loro abbigliamento sfarzoso, l’oro e le gemme che ricoprono i loro abiti, con l’intenzione di dare gloria a Dio. Ma in realtà sono le persone più lontane dal Signore e, al centro dei loro desideri, c’è solo il loro straripante egoismo.
L’illusione di possedere la verità talvolta attribuisce all’uomo un’arroganza illimitata, gli sottrae la lucidità di valutare le situazioni e la capacità di comprendere. Davanti alla verità esaltata l’umanità si paralizza, diventa sorda e cieca. E i prodotti di questo simulacro di verità sono la violenza ed il sopruso. Ecco che i farisei, che dovrebbero essere uomini di fede, si trasformano nei peggiori mostri della terra, capaci addirittura di condannare a morte il Figlio di Dio. Detentori di un sapere che in realtà è fatto per la maggior parte di ignoranza, i farisei si arrogano il diritto di dare ordini a Gesù. Non solo. Addirittura pretendono di decidere che cosa sia lecito che il Figlio di Dio faccia e quando.
Quale uomo, nella storia, ha mai osato comandare il proprio Dio? E’ così, amici cari, in cuor nostro, anche noi ci comportiamo troppo spesso come se fossimo farisei. Quante volte ci sentiamo così sicuri di noi stessi, tutti pieni del nostro “io”, a tal punto da non renderci conto di essere “vuoti di Dio”?
Il “fariseo che c’è in noi” viene fuori ogni volta che apriamo la bocca per criticare qualcuno, senza neppure domandarci quali e quante difficoltà possa aver superato. Quante volte siamo più abili di un esperto? Più colti di uno studioso? Più scattanti di un atleta? E purtroppo… quante volte addirittura ci sentiamo più “giusti” di Dio?
In tutte queste situazioni la nostra lingua si muove più velocemente della nostra testa e troppo più veloce rispetto al nostro cuore.
Badate, amici cari: i peccati facili da riconoscere sono quelli più evidenti. E’ facile capire che un ladro è un ladro. Rubare è un grave peccato, ma chi ruba è consapevole di delinquere e la sua “etichetta” è molto chiara. Come quella di un assassino, di un truffatore, di un bugiardo… e di tutte le persone che commettono deliberatamente azioni sbagliate, sapendo di sbagliare. Sono individui che nascondono il proprio peccato agli altri, ma lo hanno ben presente a se stessi.
Il seme di Dio, che cresce dentro al cuore di ciascuno di noi, vibra e trema nel petto di questi peccatori e grida forte invitandoli alla conversione. Molti di loro, se saranno capaci di ascoltare questa voce, potranno davvero pentirsi e cambiare. Ecco quali sono i peccatori che “ci passeranno avanti nel Regno di Dio”. Persone che sapranno pulirsi il cuore e l’anima, dopo essersi riconosciuti peccatori.
Poi c’è un’altra categoria di persone: quella di coloro che nascondono il proprio peccato prima di tutto a loro stessi. Eh già… non c’è peggior peccatore di chi si vede perfettamente giusto e retto perfino ai propri occhi. Vi siete mai stupiti, amici cari, di sentire il Papa che si dichiara peccatore? Ma come, se è un peccatore lui!? Non lo avete mai pensato?
Tanti buoni sacerdoti, insieme al Papa, si auto-includono nel numero di chi sbaglia, quando quando fanno esempi sul peccato. Perché tutti siamo umani, tutti siamo uomini e donne e tutti discendiamo da Adamo ed Eva e portiamo dentro di noi una traccia di quel peccato originale che ha macchiato l’umanità. Tutti noi, anche i più buoni, anche i più santi, abbiamo, in qualche momento della nostra vita, fatto conoscenza con il peccato. Chi non ha mai provato invidia? Gelosia? Rabbia? Desiderio per qualcosa che non si può e non si deve desiderare?
Accanto ai tanti peccatori, consapevoli dei propri errori e delle proprie fragilità, ci sono individui che non ammetteranno mai di sbagliare. Sono i farisei di ieri e di oggi: persone che si ritengono perfette e specchiate e che si sentono autorizzate a giudicare e condannare chiunque passi loro davanti. Gente abilissima ad individuare la pagliuzza nell’occhio altrui, ma completamente cieche di fronte alla trave che sta nel loro occhio (cfr. Luca 6,41). Costoro, amici cari, sono così convinti di essere ne giusto e di bastare a se stessi, che soffocano perfino quel seme che Dio ha posto dentro al loro cuore. Non gli permettono di parlare. Non gli consentono di crescere. Aridi dentro, si comportano come impostori perfino con se stessi: senza essere capaci di rendersi conto del loro peccato. Così facendo, rischiano di non sentire Gesù che ci passa accanto.
#Santanotte amici. Dio ci conceda sempre l’umiltà che serve per renderci conto del nostro peccato. La fiamma del desiderio di conversione non si spenga mai nel nostro cuore. E gli occhi della vostra anima non siano mai ciechi, ma sempre pronti a riconoscere Gesù! Dio vi e ci benedica tutti, amici cari!
Alessandro Ginotta
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