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La Visitazione a piccoli passi

Il dipinto di oggi è:

Quando la meraviglia incontra lo stupore… a piccoli passi verso un abbraccio tra due incredibili miracoli

Il mio in(solito) commento a:
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili (Luca 1,39-56)

Immaginiamo quei passi che portarono la piccola Maria verso Elisabetta: come saranno stati? Forse lievi, perché la consapevolezza di portare dentro di sé il Salvatore aveva messo ali di gioia ai suoi piedi? O forse pesanti, per la responsabilità che sentiva sulle sue spalle? Magari incerti, perché confusa dalle rivelazioni che aveva appena avuto.

Che cosa l’avrà spinta così “in fretta” (cfr. v. 39) a salire le strade che portavano a quel villaggio in mezzo alle montagne? Forse il desiderio di condividere la bella notizia con la cugina? Oppure il bisogno di parlare con qualcuno per farsi aiutare a capire che cosa le stava accadendo?

Io credo, amici cari, che Maria avesse decisamente più certezze che dubbi. Si fidava ciecamente dell’Angelo e credeva fermamente in Dio. Maria davvero sapeva che cosa stava accadendo e la Parola che cresceva dentro di lei la induceva a camminare con passo deciso e sicuro.

Elisabetta sente il bambino esultare nel suo grembo e Maria esprime la sua gioia attraverso il Magnificat. La gioia è il segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma questo annuncio ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre. Ci sono numerosi punti di contatto con la Evaneglii Gaudium (“La gioia del Vangelo”), l’esortazione apostolica di Papa Francesco pubblicata nel 2013 e che sottolinea l’importanza della gioia, della missione evangelica, e della cura verso gli altri: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (EG, 1).

Maria, pur essendo incinta e con tutto il diritto di prendersi cura di sé, decide di mettersi in viaggio per aiutare Elisabetta, mostrando un esempio di servizio umile e premuroso. È qualcosa che ricorda da vicino l’importanza di una Chiesa in uscita, che non resta chiusa in sé stessa ma va incontro agli altri, specialmente ai più bisognosi. Maria è un modello perfetto di questa Chiesa missionaria, che non esita a portare l’amore e il sostegno agli altri. Elisabetta riconosce la grandezza di Maria e del bambino che porta in grembo, ma Maria risponde con umiltà, lodando Dio per aver guardato la piccolezza della sua serva. Papa Francesco parla dell’umiltà come una virtù essenziale per i cristiani e per la Chiesa. L’umiltà di Maria nel Magnificat è un esempio di come dovremmo riconoscere l’opera di Dio nelle nostre vite e agire con gratitudine e modestia.

Non dimentichiamo che Maria e Elisabetta sono due donne. Donne che venivano ampiamente discriminate dalla cultura del tempo, il Vangelo invece le pone al centro di un grande evento salvifico. Questo ribalta i valori del mondo, esaltando gli umili.

Gioia e cammino, gioia in cammino: L’agire di Maria è una conseguenza della sua obbedienza alle parole dell’Angelo, ma unita alla carità: va da Elisabetta per rendersi utile; e in questo uscire dalla sua casa, da se stessa, per amore, porta quanto ha di più prezioso: Gesù; porta il suo Figlio.

Dovremmo proprio prendere ad esempio questo slancio di Maria. Non soffermiamoci a meditare e rimeditare infinite volte per poi… magari non agire. Mettiamoci in gioco anche noi, muovendoci “in fretta” verso gli altri per portare loro il nostro aiuto, la nostra comprensione, la nostra carità; per portare anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto, Gesù e il suo Vangelo, con la parola e soprattutto con la testimonianza concreta e della nostra vita e delle nostre azioni, per diventare noi stessi pagine viventi di Vangelo. #Santanotte

Alessandro Ginotta

Il dipinto di oggi è: “La Visitazione” di Juan Correa de Vivar, 1533, olio su pannello, 218×77 cm., Museo del Prado, Madrid

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